Cinquanta esemplari appena, tanti saranno quelli di Aston Martin DBS Superleggera realizzati in collaborazione con TAG-Heuer. Indizi, pochi, perlomeno sulle peculiarit&agrave; della SuperGT inglese lanciata nel 2018, con un motore V12 turbocompresso, forte di 725 cavalli e 900 Nm di coppia.  Su Twitter, la casa di Gaydon ha diffuso le prime immagini dell&rsquo;esclusiva produzione con il marchio orologiaio, che vedr&agrave; il proprio logo campeggiare al di sotto delle aperture dietro le ruote anteriori, feritoie in fibra di carbonio e sviluppate per gestire al meglio i flussi aerodinamici che investono l&rsquo;avantreno.  &nbsp;  Tanti i particolari con finitura in carbonio a vista, tralasciando la tecnica di un impianto frenante carboceramico e gomme Pirelli P Zero realizzate su misura, peculiarit&agrave; gi&agrave; propria di Superleggera e DB11. Elementi che spiccano soprattutto all&rsquo;interno, dove il logo Tag Heuer rimpiazza quello Aston Martin sugli schienali.  DBS Superleggera, omaggio alla tradizione  Abbinato alla granturismo &egrave; previsto un cronograto in edizione limitata, Tag Heuer, che servir&agrave; a verificare i tempi dichiarati da DBS Superleggera: 3,4 secondi per accelerare da zero a 100 orari, 6,4 secondi per raggiungere i 160 orari, appena &ldquo;met&agrave; del cammino&rdquo; verso la punta massima dei 340 km/h. 

50 esemplari esclusivi nella colorazione e nei dettagli, accompagnati da un cronografo dell&#39;azienda elvetica. Cos&igrave; la partnership tra Aston e Tag Heuer rende la Superleggera ancor pi&ugrave; unica

Aston Martin DBS Superleggera, ecco la Tag Heuer Edition

        Aston Martin cammina da sola? Qualcosa sta cambiando nella Casa inglese, che progressivamente potrebbe rallentare la sua stretta collaborazione con AMG (e quindi Mercedes-Benz) per quanto riguarda la fornitura dei propulsori. Il V8 di 4 litri tedesco da cinque anni equipaggia DB11 ed &egrave; stato adottato anche da Vantage. Si tratta di un biturbo indubbiamente emozionale e prestazionale, ma i tempi cambiano. Aston Martin adotter&agrave; ancora a lungo i propulsori termici, ma l&rsquo;elettrificazione e una sempre maggiore efficienza interesseranno anche le esclusive supercar d&rsquo;oltremanica. A Gaydon infatti sarebbero in procinto di avviare lo sviluppo di un motore a sei cilindri in linea, pur derivato dal powertrain del V12 che spinge DBS Superleggera. Un nuovo propulsore che sar&agrave; abbinato a un motore elettrico, per affrontare le sempre pi&ugrave; stringenti norme relativa alle emissioni. Il propulsore, derivato anche dall&rsquo;esperienza col progetto Rapid E, potrebbe fare il suo esordio sul SUV DBX. Per poi subentrare su tutta la gamma nelle versioni ibride. Il V8 biturbo AMG non sar&agrave; mandato in archivio tanto presto, avendo ancora parecchio da dire. Proprio su DBX (assieme al mitico V12) nel corso del 2019 continuer&agrave; a rombare, successivamente affiancato dalla variante green col sei cilindri.       

Un nuovo motore, sviluppato in casa, far&agrave; parte di un powertrain ibrido

Aston Martin, sei cilindri al posto del V8

        Per carica e crescendo convincerebbe anche Wagner. Aston Martin Valkyrie offre il concerto del V12 Cosworth che, nel 2019, andr&agrave; sotto al cofano della hypercar nella veste finale, pronta per essere consegnata agli appassionati. Una Cavalcata delle Valchirie fatta di cilindri e pistoni, scarichi e aspirazione, regimi di rotazione da corsa che suonano note esaltanti. &Egrave; un&rsquo;unita aspirata, gi&agrave; noto. &Egrave; un V12 da 6.5 litri, anche questa una conferma. &Egrave; un motore che abbatte il muro dei 1.000 cavalli. Adesso c&rsquo;&egrave; la conferma del dato esatto: 1.013 cavalli a 10.500 giri/min, su un regime massimo di rotazione fissato a 11.100 giri/min. Dividere il dato della potenza per la cubatura restituisce una potenza cavalli/litro di 155,84. L&rsquo;aspirato dei record, finch&eacute; Valkyrie non arriver&agrave; su strada, resta il V12 6.5 litri della Ferrari 812 Superfast, da 123,07 cavalli/litro, lo stato dell&rsquo;arte della tecnica motoristica. C&rsquo;&egrave; attesa per scoprire le finezze che porta in campo Cosworth, quali soluzioni tecniche da Formula 1 (del passato) integra. Ferrari 812, Superfast di nome e di fatto Progetti diversissimi per obiettivi, Valkyrie e 812 Superfast, la proposta Aston Martin &ndash; con aerodinamica sviluppata da Red Bull e Adrian Newey &ndash; abbiner&agrave; un sistema di recupero dell&rsquo;energia da restituire sulla trasmissione, con tutta probabilit&agrave; un KERS che potrebbe valere livelli di potenza differenziati tra Valkyrie stradale e Valkyrie AMR Pro, i 25 esemplari destinati all&rsquo;impiego in pista. Centosessanta cavalli sono una soglia &ldquo;standard&rdquo; per un sistema di recupero dell&rsquo;energia cinetica, 200 cavalli appare un altrettanto realistico limite per la AMR Pro. Spinta supplementare da abbinare ai 1.013 cavalli del motore termico, in grado di esprimere 740 Nm di coppia a 7.000 giri/min.&nbsp;       

Confermata la potenza espressa dall'unit&agrave; termica, alla quale sommare i cavalli del sistema ERS. Un motore "vecchia scuola", aspirato e con frazionamento V12, destinato a essere quello dal rapporto cavalli-litro pi&ugrave; elevato

Aston Martin Valkyrie rivela i numeri del V12 Cosworth

Rapide E per cominciare, poi la famiglia di modelli del rinnovato brand Lagonda. Esperienze elettriche che Aston Martin ha messo in cantiere per proporre qualcosa di inedito, perlomeno sotto il profilo delle trasformazioni ufficiali.  Dare nuova vita ai modelli storici del marchio, iniziando da Aston Martin DB6 Mark 2 del 1970, in versione Volante, attraverso la sostizione del motore e trasmissione con un kit elettrico in cassetta: motore, elettronica, pacco batterie. Il vantaggio? Sfruttare i punti di attacco della meccanica originale e conservare la possibilit&agrave; di un ritorno alle specifiche della prima ora, conversione elettrica immaginata per superare eventuali limitazioni che potrebbero impedire la circolazione in futuro.  Non emergono ancora i dati legati all&rsquo;autonomia, le prestazioni e il peso dei componenti il sistema elettrico, se non che la &ldquo;cassetta&rdquo; pronta per essere installata sotto il cofano &egrave; stata progettata seguendo il percorso di sviluppo della berlina Rapide E, attesa al debutto nel 2019.  &ldquo;Siamo ben consapevoli delle pressioni sociali e ambientali che minacciano di limitare l&rsquo;utilizzo delle auto storiche nei prossimi anni. Il nostro Second Century Plan non abbraccia solo i nuovi modelli e quelli futuri, ma protegge il nostro patrimonio storico. Credo che questo non solo renda Aston Martin unica ma un vero marchio lungimirante, riferimento in questo campo&rdquo;, il commento dell&rsquo;a.d. del gruppo, Andy Palmer.  La DB6 Volante, tra le modifiche visibili, che tradiscono la presenza del powertrain elettrico, adotta la presa di ricarica sotto lo sportellino del carburante e un indicatore della gestione energetica integrato all&rsquo;interno.&nbsp; 

Il progetto di conversione in veicoli a batteria &egrave; curato direttamente dalla casa, con un powertrain in cassetta da installare sugli stessi punti di attacco del motore e trasmissione e la possibilit&agrave; di tornare alla configurazione originale

Aston Martin elettrifica le sue classiche

La wagon pi&ugrave; esclusiva del mondo? Indubbiamente Aston Martin Vanquish Zagato Shooting Brake si candida a esserlo per il futuro prossimo. L&rsquo;eccellenza e il prestigio del Marchio regalano indubbi quarti di nobilt&agrave; a questa edizione limitata di 99 esemplari che dalle prime immagini si mostra certamente speciali.  Non pu&ograve; essere definita giardinetta, perch&eacute; si tratta appunto di una shooting brake, a due porte e anche a due posti. Le foto ufficiali lasciano trapelare uno stile indubbiamente originale. E un lusso particolare. Cinque immagini, un preambolo a una non lontana presentazione ufficiale.  La carrozzeria non passa inosservata, anche se non si tratta di una prima assoluta, ma il colore bianco col tetto nero a contrasto, dotato di una parte centrale in vetro a &ldquo;V&rdquo; la rendono senza dubbio particolare. Le forme sono indubbiamente riuscite.  E anche l&rsquo;abitacolo non &egrave; da meno, con colori classici (pelle beige) e materiali pregiati che rendono onore al blasone. Non manca la fibra di carbonio, mentre per la meccanica la garanzia viene dalla tradizione recente. La base &egrave; quella della esaltante Vanquish S, spinta dal classico ed entusiasmante V12 aspirato di 5.9 litri che eroga 595 cavalli. Noblesse oblige, senza alcun dubbio. 

Una station da sogno, a due porte e a due posti, con il canto del V12 inglese

Aston Martin Vanquish Zagato Shooting Brake, wagon regale

Muove i primi passi su terreni finora sconosciuti al brand, Aston Martin DBX. Sterrati pi&ugrave; idonei a una prova speciale da rally che non a un modello del marchio di Gaydon. La prima volta tra i suv vale un abito sporco, che tante altre volte prima del debutto verr&agrave; immortalato con le camuffature a nascondere la carrozzeria. Gli indizi che emergono dal primo prototipo marciante che ha iniziato la fase di test su strada sono, tuttavia, sufficientemente chiari per dare un volto ben delineato al suv DBX, nome confermato a dispetto delle indiscrezioni dei mesi scorsi che volevano un&#39;altra scelta, Varekai, nello specifico.  Conferma la sigla che fu del concept, prima visione nel 2015, rispetto alla quale il modello destinato alla produzione in serie cambia sostanzialmente stile e proporzioni. C&rsquo;&egrave; un po&rsquo; di Vantage sul muso, nei fari, e tanto della storica calandra che replica il logo Aston Martin capovolto.  Prova a conservare una linea slanciata nonostante la carrozzeria da sport utility, riesce nell&rsquo;intento di contenere gli sbalzi e nasconde pi&ugrave; di ogni altro particolare il disegno della coda. Andy Palmer, nel confermare la produzione di DBX, fu chiaro: dovr&agrave; incarnare il dna Aston Martin.  Spuntano tanti piccoli particolari, radiografando il muletto impegnato nelle campagne del Galles, messo alla prova dal capo ingenere Matt Becker. Anzitutto la presenza di maniglie a filo con la carrozzeria, di un ampio tetto panoramico, sedili sportivi con poggiatesta integrati, proseguendo con il trattamento riservato alla coda, lo spoiler a cucchiaio, un dettaglio che potrebbe far parte del modello di serie e, in questa fase, nasconde le vere forme del portellone.  Come diverso, una volta libero dalle camuffature, sar&agrave; il profilo dei finestrini, su una fiancata piuttosto movimentata tra volumi pieni e scavati. Il percorso di sviluppo proseguir&agrave; adesso tra i consueti test in condizioni estreme, dall&rsquo;Artico ai passi alpini, dalle prove nel deserto al banco di prova ad alta velocit&agrave; delle Autobahn tedesche e al Nurburgring.  Aston, DBX a St. Athan poi le Lagonda elettriche  Passaggi che Aston Martin DBX affronter&agrave; con un set-up, frutto delle simulazioni computerizzate, gi&agrave; a punto nei riscontri avuti su strada, come spiegato da Becker: &ldquo;Abbiamo gi&agrave; avviato lo sviluppo e le regolazioni della DBX al simulatore e questo ci ha permesso di compiere eccellenti progressi prima che fossero disponibili i primi prototipi reali.  Resta sempre un gran giorno quando percorri i primi, veri, chilometri sul prototipo iniziale e sono felice della quasi perfetta correlazione tra simulatore e questo prototipo&rdquo;.&nbsp; 

Il suv inizia il percorso di sviluppo che culminer&agrave; nella prestazione a fine 2019. I tratti della sportivit&agrave; Aston Martin restano evidenti e riconoscibili, per la prima volta abbinati a un modello che dovr&agrave; eccellere anche dove termina l&#39;asfalto

Aston Martin DBX, primi assaggi di sterrato

        E' la rincorsa a un primato che, Aston Martin, non intende lasciarsi sfuggire. Lanciare, con il marchio Lagonda, la prima auto elettrica extralusso ad alte prestazioni. Andy Palmer, gi&agrave; durante lo scorso Salone di Ginevra, tratteggiava la strategia che avrebbe seguito l&rsquo;azienda: piuttosto che trasformare una Aston in modello elettrico, rendere l&rsquo;identit&agrave; di Lagonda ben precisa e sviluppare un&rsquo;offerta interamente a zero emissioni, con powertrain elettrici a batteria. Sappiamo che arriver&agrave; la Aston Martin Rapide E, grazie alla collaborazione con Williams Advanced Engineering. E sappiamo come la casa dell&rsquo;elettrificazione &ndash; ibrido in diverse forme sulle Aston motorizzate V12 e V8, per esigenze di riduzione delle emissioni &ndash; sar&agrave; l&rsquo;impianto di St.Athan in via di realizzazione. Sar&agrave; pronto a inizio 2019, un anno pi&ugrave; tardi conter&agrave; 700 lavoratori impegnati nella produzione di Aston Martin DBX, il primo Suv della casa di Gaydon. Poi, orizzonte 2021, toccher&agrave; a Lagonda, un altro lussuoso Suv per cominciare, che sar&agrave; seguito da una&nbsp;grande berlina, entrambi i modelli sviluppati su una piattaforma apposita. Quanto alla sportivit&agrave; rialzata di DBX, andr&agrave; a confrontarsi con proposte del calibro di Bentley Bentayga e Lamborghini Urus. La partita Lagonda e la scommessa lanciata sul 2021 pu&ograve; essere interessante, per&ograve;, anche sotto un altro profilo. Andy Palmer ha usato parole chiave precise nel disegnare l&rsquo;immagine del brand: un marchio del super-lusso. Cos&igrave;, il Suv metter&agrave; insieme l'anima esclusiva con&nbsp;tecnologia e stile. &Egrave; facile intravedere all&rsquo;orizzonte una sfida Lagonda-Rolls Royce, non fosse altro per il recente scambio di visioni tra i due marchi, sulla rappresentazione futura del paradigma del lusso. Lagonda verbo elettrico di Aston: un Suv per ricominciare Rolls che da alcune fonti viene indicata prossima allo sviluppo del Suv Cullinan in configurazione ibrida plug-in, nonostante la determinazione iniziale del suo a.d. Torsen M&uuml;ller-Otv&ouml;s a proiettare il marchio dritto nell&rsquo;era elettrica quando la tecnologia sar&agrave; matura per l&rsquo;abbinamento agli standard di lusso sconfinato rappresentati dalla casa di Goodwood. Le mosse di Lagonda saranno un motivo in pi&ugrave; per accelerare su questa linea? Rolls Royce Cullinan, dilemma ibrido?       

Il primo Suv del marchio inglese verr&agrave; prodotto nel nuovo impianto di St. Athan, dal quale usciranno anche i modelli Lagonda elettrici, in una sfida iper-lusso che punta al trono di Rolls-Royce

Aston Martin, DBX arriva a fine 2019 poi le Lagonda elettriche

        Valkyrie in tre nuovi scatti, che rivelano design particolari della hypercar&nbsp;di Aston Martin realizzata in collaborazione con Red Bull Racing. La Casa di Gaydon ha mostrato tre nuove immagini dalla pagina ufficiale Instagram&nbsp;del suo &ldquo;mostro&rdquo; da 1.130 cavalli. Vettura specialissima, con un prezzo che partir&agrave; da circa 2,8 milioni di euro e realizzata in 150 esemplari. Aston Martin Valkyrie svela qualcosa in pi&ugrave; delle linee, ma soprattutto degli interni e del colore della carrozzeria (non lontanissimo, come accostamenti, da alcune Bugatti Veyron e Chiron). Come prevedibile, comanda la fibra di carbonio, praticamente presente ovunque, compresa la vasca dell&rsquo;abitacolo. Simile alla monoposto, con volante multifunzione dotato di display integrato. Niente strumentazione &ldquo;classica&rdquo; quindi: le due poltrone sono anch&rsquo;esse in fibra di carbonio, con qualche tocco di Alcantara a favore del comfort. Ispirata alle corse, senza retrovisori, con due videocamere esterne che riporteranno le immagini su due piccoli monitor ai lati dell&rsquo;abitacolo. Unica concessione, al centro della plancia lo schermo touch screen per l&rsquo;infotainment.       

La Casa di Gaydon mostra nuove immagini della hyper car da 1.150 cavalli

Aston Martin Valkyrie, l’abitacolo è da F1 in stile Red Bull

        L&rsquo;obiettivo in pista &egrave; di riuscire dove quest&rsquo;anno ha avuto successo Porsche: vincere la 24 Ore di Le Mans 2019 in Classe GTE Pro. Aston Martin ha un anniversario da celebrare, i 60 anni dalla doppietta nella classifica generale, ottenuta dalla DBR 1, con la coppia Shelby-Salvadori davanti a Trintignant-Frere. L&rsquo;epoca dell&rsquo;automobilismo eroico ripreso, oggi, con un omaggio a quella vettura, l&rsquo;auto inglese che ha registrato il pi&ugrave; alto valore all&rsquo;asta di sempre, con 22,5 milioni di dollari. Aston Martin DBS Superleggera si offre al reparto Q, base d&rsquo;elaborazione per soddisfare la commessa fatta da Aston Martin Cambridge. Ventiquattro esemplari, uno per ogni ora della vittoriosa Le Mans del &lsquo;59. Nasce cos&igrave; Aston Martin DBS 59, con lo stesso verde factory Aston Martin Racing, la replica del tessuto utilizzato sui sedili, lavorato a mano dagli artigiani. I dettagli in fibra di carbonio a vista, lucida, caratterizzano il tetto e lo splitter, lo spoiler e dettagli in coda. L&rsquo;oro, ricorda la DBR 1 con la silhouette stilizzata sullo spoiler, grafica da abbinare ai loghi e scritte disseminati sul frontale e le fiancate. DBS Superleggera, potenza brutale contro 812 Superfast: la prova Una personalizzazione che trasforma gli interni, mette insieme pelle in nero Ossidiana e marrone castagna, con imputure dorate e logo &ldquo;59&rdquo; sugli schienali. Il mix di colori porta a spiccare il verde Aston Racing sulla console e parte dei pannelli porta. Della DBR1 se ne costruirono 5 esemplari appena, i 24 di DBS 59 saranno tutti numerati, con un discreto bollino bianco posto sotto gli sfoghi d&rsquo;aria sulle fiancate. I clienti che ordineranno una Aston DBS 59 avranno a bordo lo spazio per alloggiare due caschi, realizzato in cuoio. Caschi, cos&igrave; come le tute e i guanti (replica di Carroll Shelby) che faranno parte della lista di accessori a tema offerti a richiesta, fedeli riproduzioni degli oggetti usati nel 1959 dal team David Brown Racing che port&ograve; in pista le DBR 1 ed ebbe la meglio su Ferrari, Porsche, Jaguar.       

La Superleggera personalizzata Q by Aston Martin rievoca la DBR 1 del 1959, vincitrice della 24 Ore di Le Mans. Ventiquattro esemplari di DBS 59, personalizzati nel look e con gli accessori del tempo offerti a richiesta

Aston Martin DBS 59, giorni di gloria a Le Mans

Vecchia scuola, impareggiabile. Andy Palmer, numero uno di Aston Martin, ha deliziato gli appassionati con una chicca speciale. Il ruggito del V12 Cosworth della ventura Valkyrie. Palmer ha gettato il sasso con un tweet&nbsp;che davvero ha mosso le acque e fatto battere i cuori.  Che rimangono in attesa di vedere il bolide aggredire l&rsquo;asfalto, ma intanto il piacere nel sentire l&rsquo;urlo di un motore puro, da corsa, old style e quindi aspirato, resta. Palmer nel suo tweet ha ringraziato Cosworth e Redbull che hanno contribuito allo sviluppo della hypercar, che si mette sullo stesso piano di altre vetture spettacolari come McLaren Senna&nbsp;e Mercedes-AMG One.  Una vera e propria Formula Uno da strada. Pi&ugrave; potente delle due potenziali rivali. Il V12 aspirato da 6.5 litri di Cosworth (anche questo nome scuote gli animi...) abbinato al recupero dell&rsquo;energia (ERS, derivato dalla Formula Uno) dovrebbe erogare una potenza di sistema di 1.145 cavalli. L&rsquo;assistenza del motore alimentato dal pacco batterie &egrave; fornito dalla croata Rimac. In ogni caso e al netto del plus elettrico, dovrebbe essere il propulsore aspirato pi&ugrave; potente in assoluto.  L&rsquo;aerodinamica &egrave; annunciata spaventosa, con una downforce ipotizzata di 1.816 kg alla massima velocit&agrave;. Palmer recentemente ha rincarato la dose, sostenendo che Aston Martin Valkyrie &egrave; in grado di tenere il passo di una F1 a Silverstone. Dovrebbe vedere la luce nel 2019: una serie di 150 esemplari, a oltre 2,5 milioni di euro a vettura. 

L&#39;Aston Martin pi&ugrave; speciale di sempre, anticipata dal boss Palmer con un tweet particolare

L&#39;urlo del V12 pi&ugrave; potente, la Valkyrie chiede strada

        Il mondo delle hypercar non dorme davvero mai. Ogni sussulto provoca reazioni a catena. Aston Martin con un semplice bozzetto, poche ma attraenti linee, ha annunciato l&rsquo;inizio dello sviluppo di Project 003. Si tratta di una hypercar ibrida a motore centrale, che sar&agrave; realizzata su misura per 500 clienti. Una sorta di &ldquo;summa&rdquo; della Valkyrie&nbsp;e della sua evoluzione della AMR PRO. Realizzata per&ograve; in un numero maggiore di esemplari, dato che i due modelli gi&agrave; mostrati saranno realizzati, in totale, in 125 pezzi. Project 003 &egrave; attesa per il 2021, spinta da un motore turbo (al posto del V12 aspirato) e propulsori elettrici. L&rsquo;aerodinamica &egrave; annunciata sviluppatissima, con l&rsquo;ormai consueta ricerca del massimo downforce: il tutto a controllo elettronico, al pari delle sospensioni. Projetc 003, data anche la tiratura superiore, sar&agrave; omologata per uso stradale. Di conseguenza dotata di un vano bagagli. Sempre pronta per la pista, ma con qualche attenzione in pi&ugrave; per il passeggero.       

Derivata dalla Valkyrie e della sua evoluzione della AMR PRO

Aston Martin correrà sempre più veloce: Project 003, hypercar a motore centrale

Una Aston Martin elettrica? Tra 12 mesi sar&agrave; su strada. Tiratura limitata per Aston Martin Rapide E, 155 esemplari che della grande coup&eacute; quattro porte promette di conservare il look. E&rsquo; frutto della collaborazione con Williams Advanced Engineering, a curare lo sviluppo del cuore elettrico, incentrato sul pacco batterie agli ioni di litio con celle cilindriche, complessivamente in grado di assicurare 65 kWh di capacit&agrave;. Basteranno per coprire 320 km, secondo le stime della casa inglese: &egrave; l&rsquo;obiettivo di autonomia da raggiungere nel ciclo WLTP.    Batterie ad alto voltaggio, 800 volt per una ricarica Rapide-issima da colonnine a 100 kW e pi&ugrave;. Dalle postazioni a 400 volt e 50 kW, invece, servir&agrave; meno di un&rsquo;ora per il processo di ricarica, visto il dato dichiarato di 296 km di autonomia per ora di collegamento alla postazione.  Fa a meno del cambio Aston Martin Rapide E. Alloggia i componenti del sistema elettrico occupando gli spazi tradizionalmente assegnati al motore, al trasmissione automatica e serbatoio del carburante. Lo schema elettrico prevede due motori installati al posteriore, collegati direttamente al differenziale a slittamento limitato.    Potenza e coppia non mancheranno, l&rsquo;elettrica sar&agrave; in grado di sviluppare 610 cavalli e 950 Nm, numeri da legare a un altro dato essenziale e ancora oscuro: il peso. Quanto incider&agrave; la conversione elettrica sulla massa gi&agrave; imponente della Rapide?  L&rsquo;installazione dei motori e del pacco batterie ha richiesto un&rsquo;ottimizzazione del raffreddamento, cruciale mantenere nella corretta finestra di funzionamento le batterie agli ioni di litio per ottenere le migliori prestazioni e autonomia di marcia. L&rsquo;unico particolare del design di Rapide E svelato da Aston Martin &egrave; il disegno dei cerchi in lega, ovviamente di tipo aerodinamico. 

La versione elettrica della quatto porte inglese arriver&agrave; su strada a fine 2019. Tiratura limitata, due motori sull&#39;asse posteriore e una batteria da 65 kWh: sistema elettrico sviluppato con il supporto di Williams Advanced Engineering

Aston Martin Rapide E, prestazioni a 800 volt

        Il percorso fatto di annunci e numeri strabilianti che accompagna Aston Martin Valkyrie prosegue. Nel 2019 finalmente vedremo il progetto ultimato della hypercar ibrida, nel 2020 toccher&agrave; alla variante da pista AMR Pro. L&rsquo;ultimo record rivendicato dalla Valkyrie chiama direttamente in causa Cosworth, responsabile del motore V12 aspirato da 6.5 litri che, abbinato a un sistema di recupero dell&rsquo;energia (prevedibile l'utilizzo di una forma di Kers), garantir&agrave; cavalli e prestazioni oltre i numeri di un&rsquo;aerodinamica record. Sar&agrave; il motore aspirato pi&ugrave; potente presente sul mercato. Un tweet dell&rsquo;azienda inglese lancia un dato: 1.145 cavalli. Trattasi della potenza complessiva, del sistema ibrido, con i meriti del termico e dell&rsquo;elettrico tutti da ripartire. Non vi sono dubbi sul miglioramento del riferimento ottenuto da Ferrari 812 Superfast, attualmente l&rsquo;auto con il motore aspirato pi&ugrave; potente (800 cavalli dal V12 6.5 litri). Progetti che non potrebbero essere pi&ugrave; diversi per essere messi a confronto, anche solo per gli aspetti legati all&rsquo;affidabilit&agrave; richiesta e al ciclo vitale. La componente elettrica, l&rsquo;assistenza del motore alimentato dal pacco batterie fornito da Rimac, su Aston Martin Valkyrie potrebbe pesare fino anche a 200 cavalli, sistema Kers normalmente accreditato di potenze comprese tra i 100 e i 150 cavalli. Sottratti dalla cavalleria del sistema ibrido della Valkyrie, restano circa 1.000 cavalli erogati dal motore aspirato. Anche fossero numeri inferiori, il risultato dal punto di vista tecnico &egrave; straordinario e degno di essere affiancato alle potenze espresse fino a poco pi&ugrave; di un decennio fa dalle monoposto di Formula 1, era dei V10 3 litri con potenze in qualifica da 900 cavalli e regimi di rotazione a 20 mila giri/min. Valkyrie, abitacolo da Formula 1  Il dato pi&ugrave; recente diffuso da Cosworth supera quanto dichiarato lo scorso marzo, in occasione della presentazione a Ginevra della Valkyrie AMR Pro, presentata con un motore in grado di oltrepassare i 1.115 cavalli (supporto del Kers incluso), superiore alla potenza della Valkyrie stradale grazie all&rsquo;incremento della potenza ottenuta dal motore elettrico.       

Rivendica la palma di motore aspirato pi&ugrave; potente con un valore di 1.145 cavalli dal sistema ibrido. Esclusa la componente elettrica, il V12 6.5 litri &egrave; atteso vicino alla soglia dei 1.000 cavalli

Cosworth, motore V12 da primato su Aston Valkyrie

Poter dire d&rsquo;avere in garage l&rsquo;auto di James Bond, per alcuni, non ha prezzo. Parcheggiare la Aston Martin DB5 di Goldfinger e di tanti altri film della serie (6 per l&rsquo;esattezza quelli nei quali &egrave; stata co-protagonista la coup&eacute; inglese), in realt&agrave;, un prezzo ce l&rsquo;ha e, dal 2020, in 25 fortunati aficionados di 007 potranno realizzare il sogno di guidare la DB5 come pensata ed elaborata nel 1964.    Tre milioni di euro e poco pi&ugrave; (oltre le tasse) per far sfoggio di esclusivit&agrave;, contemplarla da fermo, mostrando tutti i gadget da agente speciale &ndash; riprodotti fedelmente, a partire dalle targhe trasformabili &ndash; oppure, guidarla in circuito. Su strade aperte al traffico, Aston Martin DB5 Continuation, in realt&agrave;, non potr&agrave; andarci.  L&rsquo;annuncio di Andy Palmer, a.d. Aston Martin, segue a stretto giro la decisione di realizzare un&rsquo;altra Continuation, la DB4 GT, come DB5 di James Bond destinata alla produzione nell&rsquo;impianto di Newport Pagnell. Il grigio Silver Birch della carrozzeria replicher&agrave; fedelmente il modello elaborato da Q e affidato a Sean Connery, Bond in Goldfinger, mentre le note tecniche del progetto segnalano il motore sei cilindri da 4 litri e il cambio ZF 5 marce, variazione che subentr&ograve; al quattro marce d&rsquo;esordio, anch&rsquo;esso ripreso dalla Aston Martin DB4, in una sorta di passaggio di consegne tra i due modelli che si concretizz&ograve; nell&rsquo;impiego dei freni a disco su DB5, cerchi da 15 pollici, motore a carburatori pi&ugrave; potente di 42 cavalli (285 quelli espressi in totale).  La collaborazione tra Aston Martin ed EON Production, ovvero, la casa produttrice delle pellicole di James Bond, porter&agrave; alla costruzione di 25 esemplari pi&ugrave; tre, questi ultimi destinati alle rispettive aziende e, uno, da battere all&rsquo;asta per scopi benefici. 

25 esemplari della coup&eacute; prodotta tra il 1963 e il 1965 verranno realizzati da Aston Martin e consegnati a partire dal 2020, tutti fedeli alle specifiche di progetto (e le modifiche) apportate per l&#39;impiego in 007 - Goldfinger

Aston Martin DB5, da Goldfinger la storia Continua(tion)

I ricordi sono spesso bellissimi. Farli tornare su strada &egrave; semplicemente spettacolare. Questo realizza&nbsp;Aston Martin con la DB4 GT Continuation, una serie limitata di 25 pezzi, che fa rivivere&nbsp;imprese di quasi 60 anni fa. Il rombo Circuit de la Sarthe nel 1959, la vittoria a nella 24 Ore di Le Mans. Altre &#39;conquiste&#39; sotto lo guida di un mito come Stirling Moss.    DB4 GT &egrave; stata un&rsquo;auto speciale, icona non solo per Aston Martin. Continuation rispetta il retaggio, realizzata artigianalmente nella storica fabbrica di Newport Pagnell dagli specialisti della Aston Martin Works Heritage Division. Il motore &egrave; pi&ugrave; &ldquo;fresco&rdquo;. Si tratta di un aggiornamento del 6 cilindri 4.2 litri da 345 cavalli abbinato a un cambio manuale 4 marce. Nei fatti &egrave; semplicemente bellissima, una scultura senza tempo.  Andy Palmer, presidente e amministratore delegato di Aston Martin, ha dichiarato. &quot;Aston Martin ha un patrimonio ricco e emozionante. Proprio come ci si aspetterebbe da un&#39;azienda che ha costruito alcune delle migliori auto sportive del mondo per 103 anni. Tra queste DB4 GT &egrave; una delle pi&ugrave; prestigiose. E&rsquo; una dimostrazione delle nostre capacit&agrave; che nell&rsquo;anno in cui abbiamo lanciato&nbsp;DB11 &nbsp;- la nostra pi&ugrave; avanzata DB di serie di sempre &ndash; siamo anche in grado di affrontare una sfida come DB4 GT Continuation. Sono elettrizzato, siamo in grado di presentare a 25 appassionati l&#39;opportunit&agrave; unica di commissionare il proprio pezzo della storia di Aston Martin&quot;. 

Serie speciale di 25 esemplari che riporta in vita l&#39;iconico modello del 1959

Aston Martin DB4 GT Continuation, bellezza senza tempo

        Doppio salto per Aston Martin, che da tempo ha deciso di realizzare il suo primo SUV/crossover. Al quale aggiunger&agrave; un&rsquo;altra primizia per il Marchio: Varekai&nbsp;sar&agrave; anche la prima ibrida&nbsp;di Aston. Il&nbsp;powertrain&nbsp;virtuoso arriver&agrave; da Mercedes, in virt&ugrave; anche della join venture con AMG. Il motore modulare M256, sei cilindri in linea turbo benzina (primo al mondo ad adottare il filtro antiparticolato) sar&agrave; abbinato al un sistema mild hybrid in grado di erogare 387 cavalli. L&rsquo;ufficiosit&agrave; &egrave; dovuta a Marek Reichmann, chief creative officer di Aston Martin, che al magazine australiano Motoring&nbsp;ha confidato.&nbsp;&ldquo;Il nostro nuovo SUV potrebbe usare il sei cilindri Mercedes. Si tratterebbe di&nbsp;un ottimo propulsore e un&rsquo;ottima combinazione. Sulla carta&rdquo;. Ostracismo invece per il Diesel. &ldquo;Mai e poi mai, il gasolio no&rdquo;, ha sentenziato Reichmann. I giochi sembrano fatti, Varekai &egrave; attesa nel 2019 al Salone di Ginevra. Aston Martin ha gi&agrave; messo in pista il Marchio Lagonda per le sue vetture totalmente elettriche. E sempre nel 2019 arriveranno 155 Rapide-E&nbsp;per tastare il terreno. Il powetrain ibrido a medio-breve termine avr&agrave; applicazioni pi&ugrave; ampie su tutte la gamma, sportive e GT comprese.       

Sotto il cofano un powertrain mild-ibrid col nuovo 6 cilindri Mercedes

Aston Martin, doppio debutto: con Varekai arriva l'ibrido e il Suv

Una nuova Aston Martin ogni anno per i prossimi sette anni. Aveva fatto questa promessa il presidente di Aston Martin tempo fa. E la sta mantenendo. Dopo la Vantage, lanciata a fine 2017, arriva a met&agrave; 2018 la DBS Superleggera. Una superGT potentissima da 725 cavalli, che va a rimpiazzare nella gamma Aston Martin quella che era la Vanquish. Ovvero l&rsquo;ammiraglia pi&ugrave; potente a motore anteriore del marchio inglese. La DBS &egrave; stata presentata in pompa magna in un locale di tendenza londinese, alla presenza anche dello staff Red Bull che dell&rsquo;Aston Martin &egrave; partner tecnico in F1.&nbsp;  Con la DBS, l&rsquo;Aston Martin riscopre una sigla che da tanti anni fa parte della sua storia e che identificava da sempre una versione pi&ugrave; sportiva e superveloce della sua berlinetta. Il termine S abbinato alla sigla DB sta proprio a significare quello. Ma non solo: sulla Aston Martin DBS c&rsquo;&egrave; anche il nome Superleggera, l&rsquo;iconico marchio della carrozzeria italiana&nbsp;Touring.  La prima Aston Martin DB4 degli anni &lsquo;60 era proprio stata realizzata dalla carrozzeria Touring in Italia. Perci&ograve;, in omaggio a quel nome cos&igrave; carico di tradizione, Aston Martin ha deciso di replicarlo per identificare questo modello. La scritta Superleggera &egrave; ben visibile sulla parte superiore del cofano ai due lati degli sfoghi d&rsquo;aria. Non c&rsquo;&egrave; stata per&ograve; una vera collaborazione tecnica su questa DBS fra Aston Martin e Touring, carrozzeria che nel frattempo &egrave; rinata nel 2008 e realizza auto fuoriserie; piuttosto mettere il marchio &ldquo;Superleggera&rdquo; sulla DBS &egrave; stato un omaggio del costruttore inglese a un carrozziere italiano che tanto aveva collaborato in passato con loro. E che forse torner&agrave; a cooperare con gli inglesi su progetti speciali futuri.&nbsp;    Questa DBS si pone in diretta concorrenza con la Ferrari 812, la superGT di Maranello. Ma come fanno maliziosamente notare in Aston Martin, &egrave; curioso che il marchio inglese abbia rispolverato una parola tipicamente italiana - Superleggera - per definire la propria superGT mentre la Ferrari per la sua 812 aveva fatto ricorso a un termine inglese come Superfast.&nbsp;  Il nome Superlegegra per Aston Martin per&ograve; &egrave; stato anche un modo per sottolineare ulteriormente quella che &egrave; una esclusivit&agrave; della DBS: la lavorazione dell&rsquo;auto con materiali iperleggeri. La DBS &egrave; la prima Aston Martin interamente costruita in fibra di carbonio (qui influisce la partnership con Red Bull). Tutta la carrozzeria, dal cofano al tetto, alle fiancate, al portellone, fino alla tipica calandra Aston Martin, &egrave; realizzata in carbonio; soltanto le porte sono rimaste in alluminio. Come &egrave; in alluminio l&rsquo;autotelaio. In questo modo l&rsquo;Aston Martin &egrave; riuscita ad abbassare il peso della DBS sotto i 17 quintali risparmiando una settantina di kg.&nbsp;  L&rsquo;Aston Martin DBS Superleggera monta il medesimo propulsore 12 cilindri a V della DB11 di 5,2 litri di cilindrata sovralimentato con due turbo per&ograve; modificato negli alberi a cammes e nelle mappature per erogare una potenza superiore: ben 725 cavalli a 6500 giri/minuto. Ma quello che &egrave; sconvolgente &egrave; la coppia motrice che raggiunge l&rsquo;incredibile valore di 900 Nm costanti fra 1800 e 5000 giri/minuto. Proprio questa mostruosa coppia sar&agrave; il punto di forza nella guida della Aston Martin DBS.&nbsp;  Per capire bene che significa, il presidente di Aston Martin, Andy Palmer ha fatto un curioso paragone nel presentare la DBS: ha paragonato la botta di potenza che ti trasmette in accelerazione una supersportiva come la DBS a un pugno ben assestato dato da un pugile professionista. Ebbene, la potenza del motore si pu&ograve; paragonare alla velocit&agrave; con cui viene sferrato il pugno. Mentre la coppia motrice del propulsore sottolinea la forza, la violenza con cui viene dato il pugno stesso. Con 900 Nm di coppia la DBS provocher&agrave; un knock out virtuale a suoi possessori quando schiacceranno il gas...&nbsp;  Il peso contenuto, i 725 cv di potenza e i 900 Nm di coppia garantiscono alla DBS Superleggera prestazioni elevate: va da 0 a 100 km/h in 3,4 secondi; raggiunge i 160 km/h da fermo in 6,4 secondi e tocca la velocit&agrave; massima di 340 km orari. Per tenere a terra questa elevata cavalleria, la DBS monta raffinate sospensioni a doppio braccio anteriore in alluminio forgiato e un multilink posteriore, ammortizzatori a controllo adattivo di serie, ruote da 21&rdquo; di dimensione generosa e una raffinata aerodinamica che sfrutta l&rsquo;Aeroblade, il sistema di indirizzamento dell&rsquo;aria attraverso lo splitter anteriore per generare deportanza - sviluppato gi&agrave; per l&rsquo;Aston Vantage da corsa di Le Mans - e anche un sofisticato estrattore posteriore nato dalla collaborazione tecnica con Red Bull. Non mancano i sistemi di torque vectoring per migliorare la stabilit&agrave; e l&rsquo;inserimento in curva e gomme Pirelli appositamente sviluppate per la DBS dal costruttore milanese.&nbsp;  La DBS sar&agrave; lanciata sui principali mercati europei a settembre 2018 ma il prezzo in l&rsquo;Italia non &egrave; ancora stato definito: non dovrebbe per&ograve; essere troppo dissimile dai 274mila euro che si pagheranno in Germania per acquistarla. 

Il richiamo di una collaborazione storica suggellato da caratteristiche estreme. Dal motore V12 della DB11 arrivano 725 cavalli. L&#39;aerodinamica evoluta genera pi&ugrave; carico di ogni altra Aston stradale

Aston Martin DBS Superleggera, omaggio alla tradizione

Un pizzico di Zagato, un tocco di Aston Martin Racing e il fascino della 24 Ore di Le Mans sullo sfondo. Da concept alla realt&agrave; di 210 esemplari, Aston Martin Rapide AMR. La grande berlina del marchio inglese &egrave; attesa a un passaggio ben pi&ugrave; importante nel futuro prossimo, quando diverr&agrave; il primo modello 100% elettrico di Aston Martin. A Le Mans cresce, invece, l&rsquo;attesa per il via della 24 Ore e la casa di Gaydon prover&agrave; a replicare la vittoria in Classe GTE con la nuovissima Vantage (leggi la prova in pista). Della GT12, Rapide AMR, riprende il motore, il 6 litri aspirato 12 cilindri da 603 cavalli e 630 Nm, rivisitato nei condotti di aspirazione, maggiorati e sdoppiati, nonch&eacute; a lunghezza differenziata.  Prende in presto dalle creazioni uniche di Zagato, poi, le luci diurne a led, circolari, installate su una fascia anteriore completamente ridisegnata, dallo splitter in fibra di carbonio alla diversa griglia. Cavalli e alleggerimento la formula per diventare AMR, in fibra di carbonio sono anche il cofano motore, gli elementi sottoporta, il diffusore e il nolder applicato al portellone. Su una berlina da 5,02 metri di lunghezza e 1.990 kg di peso, i tecnici hanno sviluppato l&rsquo;aerodinamica per ridurre la portanza a parit&agrave; di bilanciamento. Doti dinamiche che possono contare sulle sospensioni adattive a triplo stadio e un&rsquo;altezza da terra 10 millimetri inferiore nel confronto con Rapide S.  Infarcita di fibra di carbonio, vestita dai colori Aston Martin Racing &ndash; il tema Signature &egrave; quello che avvicina maggiormente Rapide AMR alle Vantage da corsa schierate in pista, terza proposta di un pacchetto con Standard e Silhouette altre alternative -, il progetto a tiratura limitata stacca un platonico primato: i cerchi da 21 pollici sono una prima per il marchio: mai cos&igrave; grandi. Forgiati, riducono le masse non sospese e consentono una migliore evacuazione del calore dall&rsquo;impianto frenante carboceramico, grazie al disegno delle razze. Freni che adottano i condotti di raffreddamento di Vanquish S.  La scommessa cinese di Aston Martin  All&rsquo;interno, specializzazione di Rapide, l&agrave; dove nasce per fare la vera differenza rispetto alle altre Aston, l&rsquo;ambiente si potr&agrave; personalizzare ricorrendo al programma Q by Aston Martin, qualora non bastassero i contenuti di serie, tra sedili in Alcantara, tunnel e consolle centrale in fibra di carbonio, cuciture e inserti a contrasto che richiamano le colorazioni esterne, soglie d&rsquo;accesso numerate e il vezzo di poter avere, tra gli optional, il volante della One-77.  Si parte da 229.950 euro, tanto serve per agguantare un esemplare di Rapide AMR da 330 km/h e 4&rdquo;4 in accelerazione sullo 0-100 km/h. Prime consegne da fine anno. 

La grande berlina quattro porte, in attesa della novit&agrave; elettrica, mostra il volto sportivo e riceve il trattamento Aston Martin Racing: motore da oltre 600 cv, assetto e aerodinamica evoluti. Solo 210 esemplari disponibili

Aston Martin Rapide AMR, Le Mans in doppiopetto

La DB11&nbsp;pi&ugrave; prestazionale&nbsp;mostra finalmente i muscoli.&nbsp;Aston Martin&nbsp;ha lanciato DB11 AMR&nbsp;(Aston Martin Racing) che sar&agrave; disponibile prima dell&rsquo;autunno, a un prezzo di 218.495 euro in Germania. Dotata del V12TwinTurbo di 5.2litri&nbsp;in grado di erogare 639 cavalli&nbsp;(+31)a 6.500 giri e 700 Nm&nbsp;di coppia a 1.500 giri.  Garanzia di potenza ed elasticit&agrave;, anche perch&eacute; il nobile propulsore &egrave; affiancato dall&rsquo;eccellente cambio automatico ZF a otto marce. Il tutto si traduce con una velocit&agrave; massima di 334 km/h e un&rsquo;accelerazione&nbsp;da 0 a 100 km orari, in 3&rdquo;7. Lo scarico sar&agrave; pi&ugrave; tonante, in sintonia con la vocazione sportiva del marchio.  Non solo muscoli, spiccano i dettagli in fibra di carbonio, calotte e spoiler anteriore. Ma secondo tradizione &egrave; l&rsquo;alone di esclusivit&agrave;&nbsp;che contribuisce a rendere una Aston Martin desiderabile. E DB11 AMR si presenta con una versione nella versione a tiratura limitata, in colorazione Stirling Green, che sar&agrave; realizzata in soli 100 esemplari. Saranno disponibili altre tre livree dedicate.  Affascinante e proporzionata per il design, DB11 AMR mantiene dimensioni proporzionate (4,74 metri di lunghezza, 1.94 di larghezza), mostra nuovi cerchi da 20&rdquo;, con pneumatici di misura 255/40 davanti e 295/35 dietro. Imperiale l&rsquo;abitacolo con Alcantara e pelle, dettagli in carbonio, lochi AMR. E due display, uno digitale da 12&rdquo; e uno da 8 pollici touch. Poi, al solito, i proprietari avranno un vasto range&nbsp;di personalizzazione. 

Il V12 guadagna 31 cavalli (raggiungendo quota 639) e uno scarico tonante: allestimenti personalizzati

Aston Martin

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