        Una macchina di dimensioni medie che si ponga a met&agrave; nel percorso che va dalla piccola Appia alla grande Flaminia: &egrave; la caratteristica che ai vertici della Lancia chiedono alla fine degli anni Cinquanta per una nuova vettura da presentare al Salone di casa, a Torino, del 1960. Nel nostro listino auto usate, tante occasioni da non perdere a portata di click! L'Italia &egrave; uscita dal secondo dopoguerra rilanciando la propria economia, siamo agli albori del boom economico che esploder&agrave; negli anni '60, le auto sono diventate parte integrante della vita degli italiani, fenomeno di costume a cui Lancia non pu&ograve; non partecipare. Il Marchio &egrave; appena passato sotto la direzione di Carlo Pesenti, amministratore del gruppo Italcementi, che vuole sviluppare la nuova berlina richiesta dal mercato sfruttando innovazioni tecnologiche sino a quel momento mai viste nel campo dell'automotive italiano. Per farlo, affida il compito all'ingegnere Antonio Fessia, che in Fiat non era riuscito a sviluppare le idee rivoluzionarie che aveva gi&agrave; sperimentato alla fine degli anni '40 con il prototipo Cemsa Caproni F.11, idee riassumibili in due elementi: motore 4 cilindri e trazione anteriore. Lancia Fulvia Coup&eacute;: la sua storia IL PRIMO BOXER LANCIA E LE ALTRE NOVIT&agrave; TECNICHE E alla fine, &egrave; un quattro cilindri il motore che viene montato sulla nuova macchina, che mantenendo la tradizione di adottare nomi di strade consolari dell'Antica Roma, prende il nome di Flavia.  Ma non &egrave; solo il propulsore in alluminio da 1.5 litri il protagonista tecnico della berlina, che conferma la trazione anteriore. Le caratteristiche, inusuali per l'epoca, sono diverse: il telaio a scocca portante e non pi&ugrave; scatolato, l'impianto frenante a doppio circuito idraulico e dischi a tutte e quattro le ruote, lo schema specifico delle sospensioni indipendenti. Unica "pecca" sono i soli 78 cavalli erogati dal motore - il primo boxer della storia Lancia -, giustificati tuttavia dal fatto che la macchina &egrave; alla fin dei conti una vettura per la famiglia. COMODA E PRATICA E lo fa intendere il design e le caratteristiche interne. Lancia Flavia &egrave; sobria fuori e comoda dentro, ma soprattutto con uno spazio ampio a sufficienza per contenere fino a sei passeggeri. Costruita con materiali di qualit&agrave; e un livello di finiture eccelso, si dimostra anche molto affidabile e pratica alla guida. Nonostante il prezzo leggermente pi&ugrave; elevato rispetto alle concorrenti di mercato, il successo commerciale &egrave; ottimo. Lancia Ypsilon, tra serie speciali e ibrido TRE CARROZZERIE PER TRE VARIANTI Le successive serie non tardano ad arrivare. Una delle prime, e pi&ugrave; note, &egrave; la cosiddetta "1.8 Iniezione", che alza la cilindrata (e i cavalli) e aggiunge l'iniezione meccanica. Ma le versioni alternative sono tre, ognuna realizzata in collaborazione con le pi&ugrave; prestigiose Carrozzerie italiane: Pininfarina firma la Coup&eacute; (che potr&agrave; vantare anche una breve ma significativa carriera sportiva), Zagato &egrave; artefice della Sport e Vignale la trasforma in cabriolet per la Convertibile. Lancia Flavia copre tutti gli anni Sessanta, terminando ufficialmente la produzione nel 1971. Seguir&agrave; la 2000, quest'ultima considerata da alcuni un'ulteriore generazione di Flavia, ma in realt&agrave; modello a parte. Anche Flavia entra quindi a far parte della schiera di Lancia storiche, protagonista dei tempi in cui scegliere un modello del Marchio torinese era una priorit&agrave;. La gamma Lancia: consulta il listino completo!       

La berlina Lancia degli anni Sessanta convinse gli italiani grazie al comfort e al piacere di guida, per un successo dovuto anche alle innovazioni tecniche che la caratterizzarono

Lancia Flavia: la sua storia

        Ha firmato pagine della storia automobilistica sportiva senza mai rinunciare a quel nobile portamento che le ha attribuito il ruolo di regina d&rsquo;eleganza. La storia dell&rsquo;auto ha pi&ugrave; volte incoronato la Lancia, il brand torinese nato il 27 novembre del 1906 dall&rsquo;idea di Vincenzo Lancia, gi&agrave; noto pilota sportivo. Oggi il brand Lancia si identifica in un un solo modello, peraltro di grandissimo successo, come testimoniano i numeri di mercato: nei primi mesi del 2020 la Ypsilon &egrave; la seconda auto pi&ugrave; venduta in Italia. Forse perch&eacute; il suo segreto &egrave; riuscire ad anticipare mode e dettagli. Piccola, elegante e&hellip;? &laquo;... originale - aggiunge Antonella Bruno, responsabile EMEA del brand Lancia - Ypsilon con le sue oltre 30 serie speciali si &egrave; sempre ispirate al mondo della moda, del design, alle tendenze in atto nelle citt&agrave;. Nel corso degli anni si &egrave; saputa rinnovare senza mai tradire il proprio DNA, originale appunto&raquo;. Cerchi un'auto usata? Sfoglia il listino di Auto Proprio le serie speciali hanno rinfrescato l&rsquo;immagine e aggiunto innovazione e particolari: quali hanno avuto pi&ugrave; successo? &laquo;Delle 30 realizzate, sicuramente Elefantino, nelle varie declinazioni, &egrave; stata la serie speciale di maggior successo. Ultime in ordine di tempo la Black&amp;Noir e la Monogram, che sottolineano l&rsquo;eleganza e la raffinatezza di Ypsilon. Oltre il 20% delle Ypsilon vendute dal 2011 a oggi &egrave; rappresentato da edizioni speciali&raquo;.  L&rsquo;immagine di Ypsilon si &egrave; legata nel tempo a un pubblico prevalentemente femminile. &Egrave; vero? &laquo;Sicuramente: le donne rappresentano il 70% dei clienti con cui Ypsilon ha stabilito un dialogo costante nei suoi 34 anni di vita. Anche nel 2019 &egrave; stata l&rsquo;auto preferita, nel suo segmento, dall&rsquo;altro sesso. Non ci dimentichiamo per&ograve; del 30% di clienti uomini. Inoltre ci sono state e ci saranno delle serie speciali sicuramente pi&ugrave; sportive, unisex, penso ad esempio alla diverse edizioni Momodesign&raquo;. Ypsilon significa soprattutto rispetto ambientale e tecnologie d&rsquo;avanguardia. E presto arriver&agrave; la versione ibrida. &laquo;Abbiamo sempre rivolto particolare attenzione all&rsquo;ambiente, introducendo nel 2009 il distintivo badge EcoChic con il lancio del motore GPL. Successivamente abbiamo ampliato la gamma con il motore metano 0.9 70 cv Twinair, cio&egrave; piacere di guida in perfetto stile Ypsilon con un impatto ridotto su consumi ed emissioni rispetto alla versione 1.2 benzina. E non si &egrave; trattato di esperimenti o prodotti di nicchia visto che le motorizzazioni metano e GPL sono arrivate a rappresentare oltre il 35% del mix di vendita. Ma Ypsilon non si ferma: &egrave; in arrivo a brevissimo la versione Hybrid che guarda alla sostenibilit&agrave; in termini di emissioni molto ridotte e che consente allo stesso tempo di accedere ai numerosi vantaggi di questa tecnologia senza incidere pi&ugrave; di tanto sul prezzo finale. Tutto questo con la massima semplicit&agrave;, senza dover modificare le abitudini o lo stile di guida&raquo;. FCA, noleggio Be Free: ripartenza a condizioni pi&ugrave; vantaggiose       

Antonella Bruno, responsabile EMEA del brand Lancia, parla della Ypsilon tra serie speciali ed ecologia, aspettando l'ibrido

Lancia Ypsilon, tra serie speciali e ibrido

        Un'occasione sprecata. Potrebbe essere questa la sintesi della storia di Lancia Delta Zagato Hyena. Di una vettura nata dalla leggenda, che doveva essere qualcosa che non &egrave; mai stato, ma che oggi viene ancora ricordata e apprezzata, per un valore che avrebbe potuto rappresentare sia per gli addetti ai lavori che per gli appassionati.  Nel nostro listino auto usate, tante occasioni da non perdere a portata di click! UN PROGETTO PIENO DI OSTACOLI La Hyena nasce, come tante auto che per un verso o per un altro hanno fatto la storia, da un'idea. Una sorta di desiderio da parte di Paul Koot, un belga che &egrave; per&ograve; l'importatore delle Lancia in Olanda. Koot, cos&igrave; come tantissimi altri, non &egrave; immune al fascino della Lancia Delta HF Integrale, la leggenda dei rally di fine anni '80-inizio '90. Annusa l'aria, approfondisce i sogni della clientela. E azzarda: perch&eacute; non provare a costruire, sulla base della HF Integrale, una derivata coup&eacute; stradale? Koot si tuffa nel progetto: &egrave; il 1992.  Lancia dice di no da subito: troppi svantaggi economici. Koot, che &egrave; in buoni rapporti con la carrozzeria Zagato - e la "Z" &egrave; stretta collaboratrice dell'universo Fiat - chiede se pu&ograve;, diciamo cos&igrave;, intercedere. Zagato ci prova, ma niente da fare. Da Torino arriva una sola concessione: si pu&ograve; utilizzare il Marchio Lancia. Ma di progetto, sviluppo e produzione se ne incarica Zagato. Lancia Fulvia Coup&eacute;: la sua storia Come procedere allora? Semplice. Koot acquista in Olanda alcuni esemplari di Delta HF integrale. Nei Paesi Bassi le vetture vengono smantellate e successivamente ricostruite a Rho, sede di Zagato. Che lavora a un progetto che all'inizio dovrebbe portare a un'edizione limitata di 500 esemplari. Insomma, le ambizioni ci sono tutte. 4 RUOTE MOTRICI, MATERIALI COMPOSITI, DESIGN ICONICO Marco Pedracini &egrave; a capo dello stile. L'obiettivo, dunque, &egrave; creare una coup&eacute;. Ma se la base progettuale &egrave; la Delta HF, vuol dire che la nuova auto dovr&agrave; essere a trazione posteriore, cosa rarissima in quegli anni. Solo Bugatti, con la EB110, aveva azzardato fino ad allora le 4 ruote motrici. Marchi come Ferrari e Lamborghini a quel tempo ancora vi rinunciavano. Trazione integrale, quindi, ma passo molto accorciato rispetto alla HF: meno di 2,5 metri. Altra novit&agrave; fondamentale: la riduzione del peso. Rispetto al mito dei rally, la Hyena pesa infatti 150 kg in meno (1150 in totale). Obiettivo che viene raggiunto con l'utilizzo di materiali compositi: alluminio per la carrozzeria, fibra di carbonio per interni e plancia. Non solo: da quattro posti, la nuova macchina ne ha due secchi: via quindi i sedili posteriori e conseguente guadagno in termini di leggerezza. Capitolo design: iconico. Perch&eacute; nella Hyena rimangono le caratteristiche "muscolose" della Delta, ma vengono integrate con delle forme tondeggianti particolari, che negli anni diventeranno riconoscibilissime. Anzi, qualcuno sospetter&agrave; un'eccessiva ispirazione da parte di Audi, qualche anno dopo, per la realizzazione estetica della TT. La sinuosit&agrave; non manca - &egrave; pur sempre una coup&eacute; -, Zagato inserisce il proprio marchio di fabbrica, ovvero le due gobbe sul tetto, la tipica calandra Lancia con il logo HF (quello Hyena &egrave; accanto alle ruote posteriori) e dei fanali che sembrano omaggiare le Alfa Romeo dell'epoca. Lancia Beta e Beta Montecarlo: la storia La presa d'aria sul cofano migliora la gestione dell'aria da parte del motore, che &egrave; lo stesso della Delta HF: il quattro cilindri 2 litri Fiat con turbocompressore e overboost. Potenza totale, 250 cavalli, 45 in pi&ugrave; della HF. OGGI &egrave; UN PEZZO RARISSIMO La Hyena viene presentata al Salone di Bruxelles del 1992. Da 500 esemplari per&ograve; si passa a 75, perch&eacute; nel frattempo da Lancia &egrave; arrivato l'ennesimo rifiuto a una collaborazione. Un calcolo complessivo dei costi di produzione fa derapare il progetto: delle 75 unit&agrave; previste, alla fine ne vengono realizzate solamente 25. Lancia Delta: la sua storia Oggi, trovare un modello di Lancia Delta Zagato Hyena &egrave; difficilissimo, e quei pochi pezzi vengono battuti all'asta per migliaia e migliaia di euro. Un sinonimo di come gli amanti dell'auto, nonostante tutto, abbiano saputo recepire quello che la coup&eacute; avrebbe potuto essere. La gamma Lancia: sfoglia il nostro listino completo!       

Basata sulla stessa meccanica della Delta HF Integrale regina dei rally, fu una delle primissime coup&eacute; a montare la trazione integrale. I soli 25 esemplari realizzati dalla carrozzeria di Rho l'hanno consegnata al mito&nbsp;

Lancia Delta Zagato Hyena: la sua storia

        Pu&ograve; considerarsi una rarit&agrave; la Lancia Aurelia B20 GT 2000 Coup&eacute; del 1951 restaurata dagli inglesi di Thorney Kelham. Rarissima perch&eacute; un&rsquo;Aurelia da corsa sopravvissuta. Unica, perch&eacute; caratterizzata da un&rsquo;inedita linea del tetto ribassata in coda, sperimentata da Lancia per migliorarne l&rsquo;aerodinamica, carrozzata Pininfarina. Cerchi un'auto usata? Sfoglia il listino di Auto Tre anni di lavoro, oltre 4.000 ore dedicate a un progetto scoperto negli Stati Uniti, pronto per attraversare l&rsquo;Atlantico con destinazione Italia. Poi il passaggio nel Regno Unito e un lungo periodo di fermo in un deposito in Gran Bretagna. La scoperta di Thornley-Kelham ha attivato le necessarie verifiche per capire se l&rsquo;esemplare in questione fosse davvero originale.  La storia sportiva L&rsquo;esito: si trattava dell&rsquo;auto acquistata da Giovanni Bracco nel 1951 e portata in gara alla Mille Miglia di quell&rsquo;anno, in equipaggio con Umberto Maglioli, conclusa al secondo posto dietro la Ferrari 340 America di Villoresi-Cassani. Poi arrivarono la vittoria di Classe a Le Mans tra le 2.0 &ndash; Bracco e il conte Lurani per la Scuderia Ambrosiana, dodicesimi assoluti -, un successo sul circuito di Caracalla e alla 6 Ore di Pescara. A chiudere quella stagione sportiva, l&rsquo;impegno nella Carrera Panamericana, dove Bracco ebbe un incidente e fu costretto al ritiro. Torn&ograve;, con un altro pilota al volante, quell&rsquo;Aurelia alla Carrera del 1952. E&rsquo;, per&ograve;, alla specifica del 1951 che gli specialisti in restauro hanno voluto riportare la B20-1010 con motore V6 2 litri, evoluzione che affianc&ograve; nel &lsquo;51 la specifica 1.8 litri con uguale frazionamento.  Il restauro Di originale, dopo il passaggio negli USA, era rimasto ben poco. L&rsquo;intera coda era stata modificata, numerosi componenti non erano nelle specifiche del tempo. Cos&igrave;, un intenso lavoro per riscrivere la linea del tetto, i passaruota, il lunotto, il portellone del bagagliaio, l&rsquo;intero fondo dell&rsquo;auto, il serbatoio. Sfoglia il listino Lancia: tutti i modelli sul mercato Come operi in questi casi? Dalla ricostruzione storica, per immagini, alla scansione 3D per creare stampi in fibra di vetro, dai quali dar vita a nuovi componenti. Per riportare l&rsquo;Aurelia B20 GT alle specifiche del 1951 si sono installati anche i sedili della Lancia Ardea, fino a procedere con la verniciatura &ndash; dopo un attento esame di specialisti di Lancia storiche, sulla scocca restaurata &ndash; nel nero sfoggiato alla Carrera Panamericana del 1951, dopo un iniziale nero dell&rsquo;auto sostituito dal rosso utilizzato a Le Mans da Bracco-Lurani. Ed &egrave; stato esattamente il passaggio seguito nel restauro: verniciatura nera, poi rossa, poi nera. Aurelia Outlaw in 9 esemplari Dall&rsquo;esperienza di restauro della rarit&agrave; B20 GT 1951, in Thornley-Kelham hanno imboccato la strada per proporre una replica modernizzata, con motore Lancia Flaminia iniezione, sospensioni migliorate negli ammortizzatori e stessa linea del tetto ribassata: saranno 9 gli esemplari realizzati di Aurelia &ldquo;Outlaw&rdquo; (in foto d'apertura).       

E' opera di specialisti inglesi il restauro dell'auto utilizzata da Giovanni Bracco nel 1951 in gara, tra Mille Miglia, Le Mans e Carrera Panamericana. Torna alle specifiche originarie ed &egrave; affiancata dal progetto Outlaw in serie limitata

Lancia Aurelia B20, torna in vita una rarità

C&#39;&egrave; stato un periodo storico in cui un&#39;auto Lancia era la prima scelta degli italiani, anni in cui le macchine francesi o tedesche non potevano competere con i modelli torinesi. Le automobili di serie solcavano le strade (da Aurelia a Fulvia), quelle da corsa vincevano trofei in tutta Europa (Stratos e, anni dopo, Delta). Era un tempo in cui il Marchio non si limitava alla lettera &quot;Ypsilon&quot; ma diversificava i prodotti caratterizzandoli con uno stile riconoscibile e apprezzatissimo.  Scopri il nostro listino di auto usate: occasioni imperdibili con un click!  L&#39;ultima testimonianza di quell&#39;epoca &egrave; Lancia Beta, prima auto realizzata dal Marchio fondato da Vincenzo Lancia dopo l&#39;acquisizione di &quot;mamma&quot; Fiat. Ma anche l&#39;ultima macchina di Lancia prima di essere accorpati all&#39;azienda degli Agnelli.    BERLINA: OK LA MECCANICA, CRITICHE ALLO STILE  Storia controversa, quella della Beta. Chi la annovera nella semplicistica macrocategoria delle &quot;belle macchine&quot;, chi la considera un tonfo nell&#39;acqua. Viene presentata a Torino nel 1972, non ha chiss&agrave; quali pretese sul mercato, &egrave; una classica berlina per la famiglia, erede della Fulvia.  Lancia Fulvia Coup&eacute;: la sua storia  Gi&agrave; da tre anni Lancia &egrave; stata acquisita dalla Fiat, che difatti fornisce i motori per la nuova auto, 1.4, 1.6 e 1.8 rispettivamente da 90, 100 e 110 CV, opportunamente modificati da Lancia, che mette la sua firma sulla meccanica. A differenza di Fiat, Lancia realizza per la Beta una trazione anteriore e adotta una soluzione che in seguito verr&agrave; utilizzata dalla stessa Fiat ma anche da auto pi&ugrave; performanti della Lancia, come Thema e Delta, o addirittura dalla Alfa 147, ovvero le quattro sospensioni indipendenti con schema McPherson con due bracci oscillanti a triangolo.  Perch&eacute; allora gli addetti ai lavori storsero il naso? Era il design a non convincere, frutto del lavoro del Centro Stile Fiat e di Gianpaolo Boano, figlio del celebre Felice Mario, padre di modelli tra cui Giulietta Sprint e Ferrari 250 GT Boano. Un look che risentiva nettamente della scelta aziendale di non esagerare con i costi di produzione. La berlina si ritrov&ograve; quindi sommersa dalle critiche per via di uno stile anonimo, che andava a scontrarsi con la tradizione Lancia.  IL RILANCIO CON LA COUP&eacute;  La soluzione arriva gi&agrave; nel 1973, con il lancio della versione Coup&eacute;. Stavolta all&#39;estetica ci pensa in tutto e per tutto Lancia, che accorcia il passo della vettura e la rifinisce con stile, rendendola pi&ugrave; dinamica e appetibile dalla clientela. Vengono aggiornati anche gli interni e le potenze dei bialbero 1.6 e 1.8, che salgono a 109 e 119 CV. Ancora pi&ugrave; bella &egrave; la variante HPE, High Perfomance Estate, con un design derivato da uno studio Pininfarina.    PININFARINA E ZAGATO PER LA SPIDER  Non tarda ad arrivare la versione Spider, uscita nel &#39;74. Anch&#39;essa frutto di uno studio di Pininfarina, alla sua costruzione contribuisce Zagato, a cui Lancia sped&igrave; le carrozzerie della Coup&eacute; per un lavoro di &quot;taglio e cucito&quot; da implementare assieme all&#39;azienda lombarda.  Alfa Romeo TZ3 Stradale, il bolide Zagato all&#39;asta  La decapottabile &egrave; in realt&agrave; una Targa, ossia una semiaperta con tettuccio rigido asportabile, capote ripiegabile posteriore e roll-bar centrale ampiamente resistente.  LANCIA BETA MONTECARLO: ADESSO S&igrave; CHE CI SIAMO  Poi arriva il turno della variante pi&ugrave; celebre e, soprattutto, amata dai guidatori. E dai piloti, aggiungiamo. Nel 1975 arriva infatti Beta Montecarlo, chiamata cos&igrave; in onore delle vittorie della Stratos al rally monegasco. Gi&agrave; il nome fa presupporre connotati sportivi: verissimo, perch&eacute; la vettura era pensata per quello, con due configurazioni, una da serie e una da corsa vera e propria.  Si porta dietro una storia particolare, frutto di una leggenda mai verificata. Pare che in un normale sabato sera Gianni Agnelli, assieme a Sergio Pininfarina e al direttore del Centro Stile Pininfarina Renzo Carli, abbia scoperto che i disegni della futura sportiva Fiat X1/20 si adattavano perfettamente alla calandra Lancia. Da l&igrave; l&#39;idea di riempire il buco nella voce &quot;sportive di serie&quot; Lancia accantonando il progetto X1/20 declinandolo nella Montecarlo.  La versione di serie non eccede in potenza: il suo 4 cilindri 2.0 eroga infine 119 CV, ma la macchina &egrave; leggera, pu&ograve; tranquillamente arrivare a pesare meno di 1000 kg, e quindi i clienti che cercano un po&#39; di adrenalina in pi&ugrave; rimangono soddisfatti. La versione da corsa, Montecarlo Turbo, invece di cavalli ne ha addirittura troppi: 370, capace di vincere nei Campionati Prototipi (quelli che all&#39;epoca si chiamavano Marche) e di &quot;svezzare&quot; gente dall&#39;accelerata facile come Walter R&ouml;hrl, Michele Alboreto e Riccardo Patrese.    BETA TREVI E LO STOP ALLA PRODUZIONE  L&#39;ultimo sussulto della Beta &egrave; la versione Trevi. In pratica, un richiamo alla tradizione dalla forma di una berlina tre volumi. Nulla di eclatante, successo nelle vendite esiguo. La gamma aveva gi&agrave; dato il meglio di s&egrave; con Montecarlo e gli anni Ottanta erano gi&agrave; cominciati portando nuove idee e modelli.  Lancia Beta chiude la produzione nel 1984. C&#39;&egrave; chi l&#39;ha apprezzata, chi l&#39;ha odiata, chi la considera una bella macchina e chi no. Una cosa &egrave; certa: ha fatto e continua a fare parlare di s&egrave;. Un posto al tavolo della storia dell&#39;automobile italiana non glielo toglie nessuno.  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Prima vettura Lancia realizzata dopo l&#39;acquisizione da parte di Fiat, le sue caratteristiche accesero il dibattito tra gli appassionati, mentre la variante Montecarlo rimane una delle sportive italiane pi&ugrave; celebri e amate

Lancia Beta e Beta Montecarlo: la storia

        Ci sono auto che rimangono indenni al passare del tempo, che nonostante gli anni trascorrano rimangono integre, senza ruggine, nel cuore degli appassionati. Auto che portano con s&egrave; una storia fatta non solo di telai o motorizzazioni, ma di aneddoti, curiosit&agrave;, indizi di una societ&agrave;, di un modo di vivere che non c'&egrave; pi&ugrave;. Lancia Fulvia Coup&eacute; &egrave; una di queste. Italianissima, bellissima, vincente sia sul piano commerciale che in quello sportivo. I successi nelle corse che trascinano i numeri di vendita: per certi versi, la macchina perfetta. Fulvia Coup&eacute; &egrave; una protagonista del suo tempo, gli anni Sessanta, il periodo del boom economico e sociale, l'Italia che si risveglia, che balla il twist, il Belpaese dei giovani che vogliono sgommare sulle auto e attrarre gli occhi delle ragazze col caschetto.  &nbsp; TUTTA AVANTI DA AMARE  Fulvia Coup&eacute; &egrave; in realt&agrave; la seconda evoluzione del modello, che nasce berlina nel 1963 - poche fortune sul mercato - e che nel 1965, a Ginevra, si presenta nella sua forma pi&ugrave; elegante e sportiva. E, presto, pi&ugrave; famosa. Nasce sul pianale accorciato della carrozzeria precedente, 2 posti +2 a trazione anteriore e al debutto viene spinta da un 4 cilindri 1.2 da 80 CV progettato dall'ingegner Zaccone Mina, cambio a 4 marce con la cloche e 160 km/h di massima, aiutati dal peso leggero, che non andava oltre i 950 kg. Cavalli che diventano 88 gi&agrave; nel 1966, quando arriva la versione HF (High Fidelity, sigla della squadra corse Lancia), la pi&ugrave; riconoscibile esteticamente. Innanzitutto per la verniciatura Amaranto di Montebello, un rosso scuro, e per la banda giallobl&ugrave; che copre cofani e tettuccio. Cofano che, insieme al bagagliaio, viene realizzato in Peraluman, speciale lega di alluminio e magnesio, finestrini in plexiglas e paraurti che viene eliminato. Il design &egrave; opera di Pietro Castegnero, che si ispira agli eleganti motoscafi Riva. Infatti, l'abitacolo si presenta a torretta, proprio come nelle imbarcazioni, e il cruscotto permette un'ampia visibilit&agrave;, tanto apprezzata dalle donne, che si lasciano ammaliare anche dagli interni in legno, raffinati e ricercati per l'epoca. A contribuire al suo successo ci pens&ograve; anche il cinema, che scelse Fulvia Coup&eacute; come protagonista o sparring partner di alcune pellicole come "Poliziotto sprint", "I primi della lista", "Oscar" e "Ordine di uccidere". &nbsp; I SUCCESSI NEI RALLY CON MUNARI  La versione sportiva &egrave; fisiologica, e arriva poco dopo con il modello Rallye 1.3 HF. Tutte le innovazioni meccaniche fanno salire la potenza a 101 CV, e con essa Sandro Munari vince il Tour de Corse 1967. Ma Cesare Fiorio e gli altri dioscuri del Marchio torinese puntano all'obiettivo grosso, alla vittoria del Campionato Internazionale Costruttori, una sorta di WRC ante litteram. Che arriva nel 1972, sempre con il Drago di Cavarzere al volante, ma la macchina nel frattempo &egrave; cambiata, diventando la 1.6 HF, soprannominata "Fanalone" per i fari interni maggiorati rispetto a quelli esterni, con assetto da corsa, cambio a 5 marce, peso di 850 kg, sterzo diretto, cerchi in lega e 160 CV (120 la versione stradale). &nbsp; I RESTYLING FIAT E LA FINE DI UN'EPOCA  Nel frattempo Lancia era passata sotto il controllo Fiat, e la nuova casa madre aveva gi&agrave; realizzato i primi restyling con tre modelli: 1.3 S - che presentava un allestimento semplificato -, 1600 HF e 1600 HF Lusso, queste ultime due ancora pi&ugrave; lussuose e sportive. L'ultimo esemplare a essere rimasto in produzione fu la Fulvia 3: una 1.3 da 90 CV con aggiornamenti leggeri, per non fare concorrenza alla nuova gamma Beta, che Lancia present&ograve; nel 1973. Nel 1976 termin&ograve; l'era della Lancia Fulvia Coup&eacute;. I collezionisti, al giorno d'oggi, fanno a gara per accaparrarsene un esemplare, arrivando tranquillamente a sborsare cifre a cinque numeri. Il segno di un amore rimasto integro e indenne al passare del tempo, proprio come certe automobili. Ri-Lancia in 5 mosse, l'ipotetico ritorno al futuro       

Italiana, elegante, sportiva, vincente: protagonista dell'Italia del boom economico negli anni Sessanta, Fulvia Coup&eacute; ha segnato un'epoca, rimanendo a distanza di anni una delle automobili pi&ugrave; amate e apprezzate dagli appassionati, ottenendo grande successo nelle vendite, nelle corse e anche al cinema

Lancia Fulvia Coupé: la sua storia

        Si completa il gruppo di citycar virtuose di FCA. Arriva Lancia Ypsilon EcoChic Hybrid, la versione elettrificata della seconda auto pi&ugrave; venduta d&rsquo;Italia nel 2019. Si affianca&nbsp;Panda Hybrid e 500 Hybrid, con le quali condivide la tecnologia. Come va l'ibrido di FCA La vettura &egrave; gi&agrave; prenotabile &nbsp;chiedere un preventivo sul sito Lancia. E' una promozione di 1.500 euro fino al 31 marzo che abbassa il prezzo a 10.350 euro per Lancia EcoChic Hybrid Silver e a 10.900 euro per Lancia EcoChic Hybrid.&nbsp;E&rsquo; disponibile il finanziamento Be-Hybrid. con FCA Bank Lancia Ypsilon EcoChic Hybrid dispone del sistema&nbsp;&nbsp;mild hybrid con motore elettrico BSG (Belt integrated Starter Generator) a 12 volt e da una batteria supplementare al litio promette un consumo inferiore del 24% (quasi un quarto) nel ciclo NEDC rispetto al 1.2 Fire. Le&nbsp;emissioni di CO2 sono di 90 g/km. La velocit&agrave; massima &egrave; di 163 km/h, l&rsquo;accelerazione da 0 a 100 km/h si completa in 14,2 secondi.  Il 3 cilindri benzina FireFly da 1 litro e 70 cv di potenza e 92 Nm di coppia &egrave; omologato Euro 6D-Final, la vettura invece beneficia della omologazione ibrida, indispensabile per evitare i blocchi della circolazione, accesso alla ZTL ove consentito.       

Promozione fino al 31 marzo per la nuova versione. Consumi ridotti del 24% rispetto al 1.2 Fire.

Lancia Ypsilon EcoChic Hybrid, ibrido leggero da 10.350 euro

Lancia Aurelia, la madre di tutte le moderne granturismo, compie settanta anni. La celebra il MAUTO, il&nbsp;Museo Nazionale dell&rsquo;Automobile di Torino,&nbsp;con una mostra dedicata a un mito dell&rsquo;automobile italiana. L&#39;evento sar&agrave; inagurato il 30 gennaio alle 11.30  Epocale per il suo stile, in produzione &nbsp;dal 1951 al 1958, la Lancia Aurelia B20, riscosse un notevole successo di vendite. E si distinse in competizioni nazionali e internazionali. Fu la prima di una categoria speciale di automobili: la Granturismo a 2+2. Antesignana di una delle categorie pi&ugrave; belle di autombili.    Aurelia&nbsp;&egrave; stata realizzata in sei serie, poi catalogate dopo l&rsquo;uscita di produzione. Amatissima e apprezzata anche all&#39;estero ha rappresentato una delle tante eccellenze della storia impareggiabile di Lancia.  Speciale &#39;80: Lancia Delta HF Turbo 4WD 

Il Museo Nazionale dell&rsquo;Automobile di Torino dal 30 gennaio omagger&agrave; un capolavoro italiano

MAUTO celebra il 70&deg; di Lancia Aurelia la madre di tutte le GT

Lancia Ypsilon Monogram, nuova serie speciale per la fashion city car che non tramonta mai. Il Marchio torinese, anche con un modello che in Italia &egrave; secondo solo a Panda nelle vendite.    Sempre sulla breccia, sempre alla moda. Stavolta si distingue per il monogramma sul montante anteriore. Il Centro Stile Lancia ha interpretato la lettera Y come un nuovo segno grafico.  Quasi certamente far&agrave; ancora centro: lo sapremo presto, i primi porte aperte per il modello sono in calendario per i due fine settimana del 19-20 e 26-27 ottobre. Lancia Ypsilon Monogram ha un prezzo di Lancio da 11.300 euro con finanziamento.  Questo motivo rappresenta un dettaglio di stile che rende ogni Monogram unica, perch&eacute; il motivo non si ripete mai secondo lo stesso schema. Ben accoppiato con i colori nero ed oro. Esclusivit&agrave; concentrate nei 3,84 metri di lunghezza del modello.    Anche gli interni sono speciali, con tessuto a motivo chevron sui sedili con imputure dorate e logo Y sui poggiatesta. Di serie Radio DAB, climatizzatore, radio Uconnect con schermo touch da 5&quot;, volante in pelle, specchietti retrovisori esterni elettrici, sensori di parcheggio posteriori, fendinebbia.  I motori sono il 1.2 Fire da 69 cavalli per neo patentati, a benzina e a GPL e il 0.9 TwinAir da 70 cavalli a metano. 

La fashion city car che non tramonta mai si veste di oro e nero

Lancia Ypsilon Monogram, nuova serie speciale

Uno stile urban-glam unico che evolve nel segno di un&rsquo;eleganza ancora pi&ugrave; distintiva. La nuova Lancia Y Black and Noir &egrave; dedicata a una clientela sempre pi&ugrave; attenta allo stile. Il modello leader in Italia nel segmento B si rinnova&nbsp; per tutti gli appassionati, rinfrescando l&rsquo;attitudine urbana ed elegante della Fashion City Car, in tutti gli showroom Lancia a partire dal 10 maggio, attraverso una proposta stilistica seducente che veste la vettura alla perfezione.&nbsp;    Come un abito adatto a ogni occasione l&rsquo;eleganza della Lancia Y Black and Noir festeggia una storia lunga 34 anni, costellata da altrettante serie speciali. Cos&igrave; dopo quasi tre milioni di unit&agrave; vendute, Lancia Ypsilon si regala una nuova carrozzeria &ldquo;double color&rdquo; in nero opaco e lucido, su calandra, portellone e fiancata, mentre il tetto e il cofano sono vestiti di un elegante nero opaco.&nbsp;  La Y &quot;Elefantino&quot;, logo che ha caratterizzato otto serie speciali, ha appena fatto registrare, tra gennaio e aprile il miglior quadrimestre della sua storia. In Italia, con oltre 24.200 unit&agrave; vendute, e il 15% di quota, l&#39;auto ha confermato la leadership sul suo segmento ed &egrave; stata la seconda auto pi&ugrave; venduta in assoluto sul mercato.  Fiat lancia la MegaRottamazione: Panda da 7.600 euro  Una guida brillante, intuitiva ed ecologica  Un nero dalle mille sfaccettature personalizzabili. La novit&agrave; della Y Black and Noir &egrave; proprio la tonalit&agrave;: una tavolozza di colori che comprende i metallizzati Nero Vulcano e Grigio Pietra, il micalizzato Blu di Blu e i pastello Grigio Ardesia, Bianco Neve e Avorio Chic. Tutti caratterizzati dalla firme Rose Gold.&nbsp;  Le nuove scelte estetiche, come il tocco dell&rsquo;oro, si ritrovano sul portellone posteriore, i loghi sui cerchi nell&#39;abitacolo, elegante e funzionale. Il motivo Chevron caratterizzare la selleria in tessuto nera e grigia, e le impunture che incorniciano i sedili in Rose Gold come il logo Ypsilon cucito sui poggiatesta anteriori.    L&rsquo;insieme richiama la personalit&agrave; espressa dal look degli esterni anche nell&#39;abitacolo: un piccolo salottino del relax. Di serie l&#39;offerta comprende la radio integrata con comandi al volante, Bluetooth e ingresso USB. Oltre alla presenza dei sensori di parcheggio, e al climatizzatore.  La nuova Ypsilon Black and Noir adotta la trazione anteriore e propulsori brillanti nelle prestazioni, contenuti nei consumi e rispettosi dell&rsquo;ambiente. La vettura pu&ograve; essere equipaggiata con il motore benzina 1.2 Fire Evo II da 69 CV, un propulsore affidabile, adatto ai neopatentati grazie al rapporto potenza/tara inferiore ai 55 kW/tonnellata e alla potenza massima inferiore ai 70 kW. &Egrave; disponibile anche nella versione con la doppia alimentazione a benzina e GPL. Completa la gamma l&rsquo;ecologico 900 cm3 a metano da 70 CV.  La gamma Ypsilon &egrave; disponibile a partire da 9.100 euro con&nbsp;un ampio ventaglio di soluzioni finanziarie per agevolare i clienti nell&rsquo;acquisto della loro nuova auto.  Segui Auto.it anche su Instagram 

La nuova serie speciale della Y fa il suo esordio a Milano con uan&nbsp; nuova carrozzeria &ldquo;double color&rdquo; in nero opaco e lucido e una firma esclusiva satinata in Rose Gold. L&rsquo;abitacolo richiama toni e motivi degli esterni mentre la dotazione offre la praticit&agrave; dei sensori di parcheggio

Lancia Ypsilon Black and Noir: perfetta per ogni occasione

&Egrave; il Manifesto di un Futurismo insolito, perch&eacute; in avanti si proietta pescando dal passato. Lancia Delta Futurista di Automobili Amos &egrave; un&rsquo;ode all&rsquo;auto che &egrave; stata, a un mondo non ancora monopolizzato dai bit e dai byte. Venti esemplari, tante saranno le Delta Futurista realizzate, o meglio: trasformate.  Ciascuna sar&agrave; un simbolo esclusivissimo, dal prezzo importante. Trecento mila euro circa per mettersi al volante dei 330 cavalli ottenuti grazie al kit di elaborazione del motore turbocompresso realizzato da Autotecnica, con intercooler maggiorato, lubrificazione pure e aspirazione rivista. Il cambio manuale resta quello originale, opportunamente rinforzato.    Trecento mila euro per tornare indietro di quasi 30 anni e ruggire in maniera assolutamente politically scorrect su strada. Quanto, lo sintetizza il pulsante sulla razza destra del volante: in un&rsquo;era di fari High Beam che passano da abbaglianti ad anabbaglianti automaticamente, il piacere di una sfanalata con il tasto &ldquo;Levati&rdquo; quasi vale da sola l&rsquo;assegno.  La scocca in acciaio della Delta HF Integrale guadagna particolari in alluminio e fibra di carbonio, impiegata sull&rsquo;intera fascia anteriore, sul paraurti posteriore e altri dettagli di stile. L&rsquo;alluminio trova spazio anche tra i componenti delle sospensioni, con ammortizzatori a controllo elettronico. Pescare nel passato, nella storia Lancia Delta, qui s&igrave; per proiettarla nel futuro. Futurista &egrave; anche per l&rsquo;illuminazione a led e il sistema di avviamento keyless.  Presentata al Grand Basel 2018, l&rsquo;opera di Automobili Amos dichiara una massa di 1.250 kg, frutto di interni curati, con rivestimenti personalizzati, sedili anteriori Recaro e due strapuntini posteriori ritagliati su misura. 

Motore da 330 cavalli, prezzo da vera supercar e l&#39;anima della Delta delle origini intatta. Cos&igrave; al Grand Basel un progetto che nasce dalla nostalgia per un mondo dell&#39;auto e un modello che ha emozionato il pubblico

Lancia Delta Futurista, Amos rilancia il mito senza tempo

Stratos e Delta, ovvero, come costruire la leggenda passando dai rally. Icone Lancia. Un passato che non torner&agrave;, rimesso alla passione di chi far&agrave; rinascere interpretazioni libere dei modelli storici per il marchio torinese. Stratos si &egrave; gi&agrave; concretizzata, su meccanica Ferrari. E non poteva esserci liaison pi&ugrave; azzeccata, vista la storia che sta dietro il progetto da rally.  E Delta? Orde di appassionati vorrebbero una riedizione impossibile da realizzare. A meno che... A meno che non ci pensi Eugenio Amos. Tra una Dakar e l&#39;altra, il collezionista-pilota da due anni lavora alla creazione di qualcosa di unico: un restauro di Lancia Delta attualizzato. Quel che Singer fa con Porsche, Amos Automobili si propone di realizzarlo con Delta.  Un post su Instagram tradisce l&#39;intenzione di presentare l&#39;opera al Concorso di Villa d&#39;Este. Tempi stretti per ultimare l&#39;auto, cos&igrave;, la diffusione dei rendering d&agrave; perlomeno un&#39;idea del lavoro di rilettura Delta Integrale in atto. Diversamente da altri concept che hanno proposto stilemi simili ai tratti Delta su piattaforme di altri modelli, Amos parte dalla scocca del modello originale per una caratterizzazione marcata. Anzitutto, largo alla veste tre porte, alla fibra di carbonio lasciata a vista sulla fascia paraurti anteriore, materiali compositi che potrebbero trovare posto anche su altre parti della carrozzeria.  E&#39; l&#39;antipasto in attesa della portata principale, del debutto del restauro modernizzato, secondo indiscrezioni destinato a sviluppare oltre 300 cavalli.  &nbsp; 

Restauro e non solo. Un aggiornamento completo della sportivit&agrave; Lancia Delta nella visione di Eugenio Amos, quel che fa (con successo) Singer sulle Porsche d&#39;epoca in chiave italiana

Amos Lancia Delta, sar&agrave; un ritorno unico

Il perfetto regalo di Natale? Per chi pu&ograve; permetterselo, ovvero con 360.000 dollari, senza dubbio la Lancia Stratos HF Stradale.&nbsp;Stiamo parlando di una delle automobili, a nostro avviso, pi&ugrave; belle di sempre.  Il modello in questione, all&#39;asta su bringatrailer.com ha 71.000 km percorsi ed &egrave; del 1974. Oltre a essere stata una mitica dominatrice del Mondiale Rally, &egrave; un esempio magistrale di design. Realizzato da Marcello Gandini (Lamborghini Miura, Countach, Alfa Romeo Montreal, De Tomaso Pantera, Fiat X1/9) per Bertone. Il motore &egrave; il V6 Dino, concesso all&#39;epica da Enzo Ferrari: un 2.4 litri da 192 cavalli montato in posizione centrale. Capace di fare accelerare la Stratos stradale (980 kg di peso, telaio monoscocca centrale in acciaio) da 0 a 100 km/h in meno di 5 secondi. Un tempo eccezionale, oltre 40 anni fa.  Si tratta del 44&deg; esemplare di 492 costruiti. Dotato di documentazione completa, ed &egrave; rimasto in Italia per 40 anni prima di passare negli Stati Uniti. Le condizioni sono veramente eccezionali, verificate dall&#39;esperto Thomas Popper del Lancia Stratos Owners Club. I pezzi sono tutti originali, come riportano anche tutti i documenti delle manutenzioni ufficiali. Il numero di telaio &egrave; 214, assemblato presso lo stabilimento di Grugliasco di Bertone.  Il colore della carrozzeria Rosso Arancio Rally, i sedili tipo Havana. Tutto documentato, come i cambi di numero di targa: il primo proprietario TO R05675, il secondo RM&nbsp;Y70304. Un pezzo davvero speciale, e bellissimo, ma ci sono ancora solo due giorni per aggiudicarselo. Buone feste davvero, per il futuro proprietario. 

All&#39;asta un esemplare in condizioni eccellenti: il prezzo &egrave; di 360.000 euro

Il regalo di Natale perfetto: Lancia Stratos HF Stradale

&quot;C&rsquo;&egrave; una realt&agrave; commerciale che dice che il marchio Lancia al di fuori della rete italiana ha pochissimo valore. Abbiamo provato per dieci anni a cercare di piazzare la Lancia specialmente nei mercati mediterranei. Ma la Lancia &egrave; stata per dieci anni in perdita come &egrave; stata in perdita l&rsquo;Alfa Romeo. Cos&igrave; abbiamo dovuto fare una dura scelta. Come nel film &lsquo;La scelta di Sophie&rsquo; in cui solo una delle due bambine sopravvive. La Lancia non ha storia in America, non ha storia internazionale e sfortunatamente verr&agrave; ridotta a distribuzione solamente italiana&rdquo;.  Con questa orazione funebre, il numero uno di FCA, Sergio Marchionne ha definitivamente sepolto uno dei marchi pi&ugrave; prestigiosi della storia automobilistica, assieme ai sogni di rinascita di milioni di lancisti sparsi nel mondo che, nonostante tutto, continuano a esistere.  Mentre il gruppo PSA spende milioni di euro per lanciare e dare lustro al marchio DS, e lo stesso hanno fatto Toyota con Lexus, Renault con Alpine, Nissan con Infiniti, Honda con Acura e, perch&eacute; no, Volkswagen con Bugatti e BMW con Mini, in Italia si seppellisce un marchio con 110 anni di storia e una forte tradizione anche nello sport motoristico con titoli mondiali rally conquistati a raffica, semplicemente perch&eacute; &ldquo;non ha storia in America e non ha storia internazionale&rdquo;.  Ma sar&agrave; poi vero che la Lancia soffre di una mancanza di storia? Certo, se si decide di produrre un solo modello del segmento inferiore e non lo si commercializza o quasi sui mercati esteri, in pochi anni si pu&ograve; cancellare il ricordo di qualsiasi marchio. Nonostante tutto per&ograve; proprio una Lancia, l&rsquo;unica sopravvissuta, la Ypsilon, &egrave; tuttora al terzo posto assoluto fra le auto pi&ugrave; vendute in Italia e la prima del segmento B. Un risultato del genere qualcosa vorr&agrave; pur dire sul prestigio di cui pu&ograve; ancora contare il marchio. O no? Dieci anni di &ldquo;sforzi&rdquo;, come dice Marchionne, per rilanciare il marchio non sono pochi.  Ma cosa &egrave; stato fatto realmente dal gruppo FCA nei primi anni Duemila ad oggi per tornare ai successi degli anni Ottanta, quando Thema, Delta e Y erano ai vertici nei rispettivi segmenti premium, mentre la Lancia era protagonista nelle gare iridate nei rally e in pista? In realt&agrave; il listino della Casa torinese ha visto comparire in questi dieci anni ben poche novit&agrave;: pi&ugrave; o meno l&rsquo;equivalente di quelle che Audi o BMW presentano in dieci mesi.  E in molti casi si tratta di novit&agrave; per modo di dire: inutile ricordare l&rsquo;insuccesso della Thema by Chrysler del 2011. Un&rsquo;ammiraglia certo comoda e anche piacevole, ma per la quale non si possono chiedere 40 o 50 mila euro a chi si intende un minimo di automobili e sa benissimo che la nuova Thema altro non era se non la riedizione a tutti gli effetti, soltanto con lo scudetto Lancia sulla calandra, della Chrysler 300 presentata negli stessi mesi. Un&rsquo;auto dal design indiscutibilmente americano, con le sue forme squadrate, che ben poco aveva a che spartire con la tradizione delle linee classiche e morbide di Lancia. Se poi consideriamo che la Lancia-Chrysler non era un&rsquo;ammiraglia completamente nuova, ma soltanto il restyling della vecchia Chrysler 300 C del 2004 a sua volta prodotta utilizzando parte della meccanica di derivazione Mercedes di fine Anni 90, allora proprietaria della Chrysler, inutile chiedersi perch&eacute; gli automobilisti italiani e i lancisti l&rsquo;abbiano rifiutata.   E che dire della Flavia Cabriolet del 2012, uno dei maggiori flop della storia automobilistica del decennio? Una meteora in un mondo in cui le auto restano in listino sette/otto anni. La Flavia &egrave; uscita dal listino dopo appena un anno e mezzo dal debutto. Anche questa &egrave; colpa dello scarso appeal del marchio? Della mancanza di storia della Lancia sui mercati internazionali? O &egrave; invece responsabilit&agrave; del design tutt&rsquo;altro che accattivante di questa cabriolet, derivata dalla Chrysler 200 Convertible, con dimensioni (lunghezza 495 cm) e impostazione stilistica di taglio prettamente americano. Che differenza dalle sportive Lancia del passato disegnate da Pininfarina e dagli altri carrozzieri italiani!  Maggiore fortuna, ma non troppa, ha avuto l&rsquo;ultima monovolume Lancia, la Voyager del 2011, che anche nel nome ha ripreso pari pari le caratteristiche della gemella Chrysler, a cominciare dalle dimensioni chiaramente esagerate per il mercato europeo (522 cm di lunghezza e 200 di larghezza) e derivata, non va dimenticato, dalla Voyager presentata nel 2008, semplicemente migliorata con un restyling. Che tristezza il suo epilogo nel pensare che la deludente Voyager era l&rsquo;ultima erede di quell&rsquo;auto che negli Anni &lsquo;80, ai tempi della presidenza del mitico manager italo-americano Lee Iacocca, era stato un successo senza precedenti facendo nascere assieme alla Renault Espace il segmento dei monovolume. E aveva risollevato allora le sorti di una Chrysler che era prossima al fallimento.  Ma da queste esperienze deludenti si trae una lezione: &egrave; evidente che non si possono presentare modelli premium che sanno di &ldquo;gi&agrave; visto&rdquo;, con caratteristiche inadeguate per i mercati europei, e poi dare la responsabilit&agrave; dell&rsquo;insuccesso invece che alle scelte strategiche sbagliate, al fatto che &ldquo;il marchio Lancia ha pochissimo valore&rdquo;.  Non si pu&ograve; nemmeno dimenticare in questa lista negativa anche la Delta. &Egrave; stata presentata, nel 2008, la terza generazione di una compatta di successo nata a fine anni &lsquo;70. Che per&ograve; della prestigiosa protagonista dei mercati e dei rally iridati anni &lsquo;80 ha ripreso solo il nome. Mentre la prima Delta, firmata da Giugiaro, era compatta, squadrata, essenziale e sportiveggiante, l&rsquo;ultima Delta si present&ograve; con l&rsquo;ambizione di essere &ldquo;pi&ugrave;&rdquo; in tutto rispetto all&rsquo;antenata. Ma in realt&agrave; si &egrave; rivelata soltanto pi&ugrave; lunga (anche troppo), pi&ugrave; spaziosa e pi&ugrave; ambiziosa, senza invece possedere quell&rsquo;appeal e quel fascino della progenitrice.  Proprio la Delta poteva essere l&rsquo;artefice del successo Lancia, ma &egrave; stata sbagliata proprio dagli uomini del marketing, che hanno voluto puntare su un&rsquo;auto pretenziosa invece di cercare di capire i motivi del successo della prima Delta. E cos&igrave;, dopo soltanto sei anni, la due volumi del segmento medio &egrave; stata tolta dal mercato senza nemmeno cercare di rivedere il progetto: tanto la colpa dell&rsquo;insuccesso andava tutta allo scarso appeal del marchio!  Ma &egrave; veramente cos&igrave;? Crediamo di no e come noi la pensano molti esperti del mercato automobilistico, tanto che in questi mesi si &egrave; parlato a volte di uno spin off del marchio Lancia, che potrebbe avere molti possibili acquirenti, specie fra i gruppi automobilistici asiatici in cerca di un nome blasonato. Ma si pu&ograve; scommettere che un manager abilissimo come Marchionne non vender&agrave; mai la Lancia perch&eacute; &egrave; ben conscio delle potenzialit&agrave; del marchio, che si potranno concretizzare se verr&agrave; varata una gamma inedita, basata su meccaniche moderne, studiate per le esigenze dei mercati europei. Tutto questo potrebbe avvenire nel prossimo decennio, una volta celebrato l&rsquo;atteso matrimonio fra FCA e un altro grande Gruppo, pi&ugrave; dotato finanziariamente e tecnologicamente.  In attesa di tutto questo la Lancia davvero merita davvero di essere soppressa? Le possibilit&agrave; di investimento di FCA, si sa, sono potenzialmente limitate rispetto alla molteplicit&agrave; di impegni, gamme, stabilimenti e marchi che fanno capo a Fiat Chrysler, ma quanto potrebbe valere realmente la Lancia una volta rilanciata? E sfruttando le meccaniche pi&ugrave; recenti del Gruppo si potrebbe dare vita a una nuova gamma, casomai puntando su modelli di nicchia capaci di rilanciare l&rsquo;immagine del marchio? &Egrave; quello che abbiamo provato a ipotizzare, improvvisandoci noi per un giorno manager dell&rsquo;industria automotive. E spiegando ai vertici del gruppo FCA come con investimenti industriali contenuti, partendo da piattaforme del gruppo FCA gi&agrave; esistenti (quindi soltanto con l&rsquo;onore di realizzare un design originale legato allo stile Lancia) si potrebbe progettare una piccola gamma di vettura Lancia perfettamente in linea con la tradizione e l&rsquo;heritage del marchio torinese. Abbiamo ipotizzato cinque nuovi modelli che riprendono i concetti Lancia del recente passato, quelle che tutti, non solo in Italia, hanno ammirato quando le hanno viste sfrecciare in gara o sulle strade.  Con una gamma cos&igrave; articolata, ottenuta senza investimenti faraonici rispettando il principio delle economie di scala cui FCA &egrave; abituata, si otterrebbero quei risultati che in questi dieci anni sono stati soltanto sognati. Impossibile? Forse, ma dal migliore manager, soprattutto sotto il profilo finanziario, che la Fiat ha avuto negli ultimi cinquant&rsquo;anni ci si potrebbe augurare una mossa a sorpresa &ndash; anzi cinque mosse - per valorizzare questo marchio &ldquo;dimenticato&rdquo; del gruppo FCA.   La Deltona su base Giulia Veloce    La prima, e non poteva essere altrimenti, &egrave; la Delta Integrale, un modello di cui abbiamo anticipato alcune immagini e notizie nei mesi scorsi, quando si era affacciata l&rsquo;ipotesi di produrre un nuovo modello del Gruppo negli stabilimenti Maserati di Modena, altrimenti a rischio di chiusura. L&rsquo;idea di far rinascere in piccola serie la Delta pi&ugrave; amata dagli sportivi e dai lancisti &egrave; tutt&rsquo;altro che irrealizzabile. Si potrebbe costruirla sulla base della Giulia Veloce a trazione integrale, con forme pi&ugrave; compatte entro i 4,5 metri invece dei 4,64 della Giulia.  La &ldquo;Deltona&rdquo; nuova generazione potrebbe essere motorizzata con un 4 cilindri sovralimentato di minore cilindrata e meno potente del V6 da 510 cv della Quadrifoglio. Il propulsore ideale potrebbe essere il 2 litri benzina da 280 cv portato sopra i 300 cv montato trasversalmente. Su questa base potrebbe nascere una due volumi a trazione integrale compatta e potente, che avrebbe non soltanto il nome Delta ma anche e soprattutto lo &ldquo;spirito&rdquo; e l&rsquo;impostazione stilistica ripresi dalla celebre berlina campione del mondo rally e leggenda vivente fra tutti gli appassionati di auto sportive. Se non si vuole industralizzarla subito, si potrebbe tastare la risposta del pubblico presentandola come concept car, come fu fatto con la Fulvia e la Trepi&ugrave;uno, antesignana della 500. Poi potrebbe essere messa in produzione in base alla risposta del mercato, a un prezzo vicino a quello della Giulia Quadrifoglio, commercializzandola attraverso la stessa rete dei concessionari Alfa Romeo. Un investimento che in pratica si ripagherebbe da solo.   Fulvia: una 124 Spider con il tetto    La seconda auto della nostra ipotetica gamma &egrave; un&rsquo;altra piccola sportiva Lancia che riprende un nome glorioso: Fulvia. In questo caso potrebbe avere un prezzo pi&ugrave; abbordabile e caratteristiche alla portata di un pubblico pi&ugrave; vasto. La vedete in queste pagine con l&rsquo;inconfondibile fisionomia che riprende le linee della Fulvia Coup&eacute;. Il nostro designer Lorenzo Preti l&rsquo;ha realizzata partendo dalla meccanica e dalle dimensioni della Fiat 124 Spider, che &egrave; lunga 4,05 metri. Il risultato, come vedete, &egrave; di tutto rispetto. Del resto l&rsquo;idea &egrave; stata a un passo dall&rsquo;essere approvata dallo stesso Marchionne 14 anni fa, quando sulla base della splendida concept car Fulvia Coup&eacute; disegnata nel 2003 da Flavio Manzoni (attualmente capo del Centro Stile Ferrari) arriv&ograve; quasi il via al progetto del modello di serie.  In quel caso il progetto doveva adottare la meccanica della Fiat Barchetta: ma proprio quando si stava valutando la fattibilit&agrave; del programma l&rsquo;uscita di produzione della spider Fiat e la chiusura della carrozzeria Maggiora che la produceva, portarono all&rsquo;annullamento di un progetto che forse avrebbe cambiato molte cose nella storia della Lancia. In questa nuova ipotesi, riprendendo la meccanica a trazione posteriore della 124 Spider, si potrebbe adottare il 4 cilindri 1.4 litri da 170 cv per la pi&ugrave; sportiva versione HF e quello da 140 cv per la pi&ugrave; &ldquo;tranquilla&rdquo; GT. Bisognerebbe semplicemente rinegoziare l&rsquo;accordo industriale con Mazda che produce la meccanica delle spider italiane che com&rsquo;&egrave; noto derivano dalla MX-5. Poi, con un investimento tutto sommato sostanzialmente limitato, si potrebbe ridare vita a una coup&eacute; dal fascino ineguagliabile a un prezzo inferiore ai 50.000 euro.   Stratos-Ferrari per emozionarsi ancora    C&#39;&egrave; un altro modello sportivo che ha segnato la storia sportiva della Lancia e che potrebbe rivolgersi a un pubblico certamente pi&ugrave; ristretto e selezionato, disposto a spendere cifre superiori ai 100.000 euro per la riedizione moderna di una coup&eacute; supersportiva dall&rsquo;immagine vincente: la Lancia Stratos. Ecco la proposta del nostro designer Lorenzo Preti, che ripropone in chiave moderna gli stessi elementi stilistici che hanno reso famosa la coup&eacute; degli anni Settanta a motore posteriore trasversale realizzata da Bertone. Qui non pu&ograve; nascere il dubbio che non si trovino gli acquirenti perch&eacute; la Lancia non ha una storia internazionale. Molto pi&ugrave; probabilmente gli ordini per una vettura bellissima, dal fascino unico arriverebbero da ogni da ogni parte del mondo!  Naturalmente la meccanica della nuova Stratos dovrebbe essere all&rsquo;altezza dell&rsquo;immagine di questo modello. A questo proposito si possono valutare tre possibili alternative: la prima, certo quella ideale, &egrave; legata al progetto di una piccola Ferrari, di cui auto ha parlato nei mesi scorsi come della nuova Dino, anticipando quelle che potrebbero essere le linee e le caratteristiche tecniche della vettura. La Ferrari ha smentito l&rsquo;esistenza di qualsiasi progetto in proposito, ma nel frattempo sono stati visti sulle strade modenesi prototipi derivati dalla 488 con passo accorciato e motore a sei cilindri. Prova ne sia che qualcosa bolle in pentola.  Se questo progetto si concretizzer&agrave;, &egrave; evidente che derivare sulla base della futura possibile Dino anche una ipotetica Lancia Stratos sarebbe la soluzione ideale per ammortizzare i costi di sviluppo di un simile programma. Adottando sulle due sportive lo stesso telaio e il motore 6 cilindri a V da oltre 400 cv prodotto a Maranello per la Maserati. Questo permetterebbe anche di rispettare la tradizione: anche la Stratos quando fu presentata nei primi Anni Settanta, aveva una parentela con la Ferrari Dino 246 dell&rsquo;epoca di cui utilizzava lo stesso motore.  In alternativa, se si preferisce mantenere esclusiva la meccanica della Dino, per la Stratos potrebbero essere adottato il 4 cilindri 1750 cm3 da 240 cavalli (opportunamente potenziato fino al limite dei 300 cv) che spinge l&rsquo;Alfa Romeo 4C. Un propulsore comunque meno prestigioso e potente rispetto a un V6 Ferrari. Oppure si potrebbe utilizzare un telaio di derivazione Ferrari berlinetta accoppiato al motore 6 cilindri.   Signora Flaminia    La futura&nbsp;ammiraglia Lancia dovrebbe avere dimensioni leggermente superiori a quelle della Giulia, che &egrave; lunga 464 cm, per porsi a met&agrave; strada fra questa e la prossima berlina di punta Alfa Romeo, che si avviciner&agrave; ai 5 metri.   Meccanica derivata dalla Giulia, motorizzazioni ibride, assetto meno sportivo, maggiore confort e un design accattivante dovrebbero essere le sue armi vincenti. E il nome? Dopo avere &ldquo;bruciato&rdquo; i nomi Thema e Flavia con i modelli di scarso successo degli scorsi anni, la denominazione pi&ugrave; prestigiosa da rispolverare dall&rsquo;archivio Lancia &egrave; senza dubbio Flaminia.   Una nuova Delta su base Giulietta    Per completare &nbsp;l&rsquo;ipotetica gamma Lancia mancano due modelli meno sportivi ma pi&ugrave; trasversali. Quali? Per trovare la risposta, basta guardare ai successi degli anni Ottanta e ai due modelli che li hanno decretati, la Delta e la Thema. La meccanica della due volumi basata sulle stesse soluzioni adottate per la prossima generazione della Giulietta e quella dell&rsquo;ammiraglia ripresa dal telaio dalle caratteristiche eccezionali della Giulia, basato sul pianale di nuova concezione &ldquo;Giorgio&rdquo;, permetterebbero di realizzare facilmente le due nuove berline Lancia.  Baster&agrave; ammorbidirne lo spirito sportivo rispetto ai modelli Alfa, dotarle di un confort pi&ugrave; accentuato, aggiungere una o pi&ugrave; motorizzazioni ibride e una carrozzeria che nel design, specie per la Delta, riprenda gli stilemi del passato. 

Marchionne ha calato il sipario, ma FCA avrebbe pianali e motori per le prossime Delta Integrale, Stratos, Fulvia e Flaminia ...

Ri-Lancia in 5 mosse, l&#39;ipotetico ritorno al futuro

Insieme, valgono qualcosa come 210 mila euro. Un&rsquo;icona dell&rsquo;automobilismo sportivo declinata in due varianti, una omologata per circolare su strada, l&rsquo;altra ha calcato la scena dei rally. Entrambe, Lancia Delta. Verranno battute all&rsquo;asta al Silverstone Classic e la particolarit&agrave; della Integrale del 1994 sta nell&rsquo;essere appartenuta fino a poco tempo fa al cantante dei Jamiroquai, Jay Kay, noto collezionista e intenditore d&rsquo;auto.&nbsp;  La storia della rossa Delta Integrale vede il modello nascere nel 1994 e oltrepassare la Manica nel 2000. Acquistata da Jay Kay nel 2009, &egrave; stata sottoposta al rifacimento del motore turbo 16 valvole, operazione portata a termine nel gennaio del 2017. All&rsquo;asta dovrebbe staccare un valore tra i 33 e i 40 mila euro.  Qualche anno pi&ugrave; anziana &egrave; la Delta HF Integrale Evo di Gruppo A. E&rsquo; stata riportata alle specifiche nelle quali corse Juha Kankkunen il rally dei 1000 Laghi in Finlandia nel 1990, chiudendo al quinto posto. Stagione nella quale disput&ograve; anche il San Remo, guidata da Dario Cerrato, navigato da Giuseppe Cerri, con livrea FINA e gestita dal Jolly Club, chiudendo al quarto posto. Un&rsquo;apparizione al Rally RAC per poi passare alla scuderia Grifone nel 1991, vestirsi della livrea Esso e condotta in gara da Fabrizio Tabaton.  Amarcord Delta HF Integrale, lo spot Lancia  Il secondo pezzo pregiato ha continuato a correre dopo il 1994 nel Regno Unito, curata dallo specialista Walkers &ndash; autore della ricostruzione del motore della Delta di Jay Kay &ndash; e riportata allo stato originale, con livrea Martini e trasmissione da Gruppo A. Il valore atteso? Tra i 112 e i 170 mila euro.  Il test di Lancia Delta HF Turbo Integrale 

A Silverstone, due Delta protagoniste. La rossa Integrale del 1994 del cantante dei Jamiroquai e l&rsquo;esemplare da gara del 1990 guidato da Kankkunen, Cerrato e Tabaton

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