Rappresentò la versione a tre volumi della Beta, diversa nello stile e con qualche cavallo in più alla motorizzazione: ma non ebbe il successo sperato, cadendo nel dimenticatoio
03.06.2020 ( Aggiornata il 03.06.2020 16:33 )
C'è stato un breve periodo, intorno alla fine degli anni '70-inizi '80, in cui alcune Case automobilistiche prendevano le berline due volumi e le trasformavano in tre volumi. Erano vere e proprie operazioni di marketing, con vista sul mercato nordamericano, in cui gli automobilisti preferivano nettamente le tre volumi piuttosto che le due.
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Volkswagen fu la più attiva in tal senso, realizzando già nel 1976 la Derby, derivata dalla Polo, e tre anni dopo Jetta, nata dalla Golf. In Italia, la prima in tal senso fu Lancia, che doveva rispondere alla propria clientela che chiedeva un ritorno di una berlina tre volumi dopo la 2000, e in seguito alla la parentesi Beta. E prendendo spunto proprio dai due volumi di Beta, nacque Trevi.
Rappresentò la versione a tre volumi della Beta, diversa nello stile della zona posteriore e con qualche cavallo in più per la motorizzazione, soprattutto nella versione VX: ma non ebbe il successo sperato, cadendo nel dimenticatoio
Guarda la galleryIl nome non inganni. Non si tratta di un riferimento alla bellissima fontana nel centro di Roma, magari sinonimo di eleganza e raffinatezza dell'auto. No, la questione è molto più semplice: "Tre" come i volumi, "v" e "i" come la prima e ultima lettera di... volumi. La differenza, rispetto a Beta, è tutta nell'estetica, e tutta nella zona posteriore, ridisegnata in contrasto con la parte frontale, dalle forme tradizionalmente filanti.
Cambia totalmente il padiglione, quindi, reso più abitabile, e la nuova inclinazione del lunotto permette una maggiore visibilità. Rinnovati anche i gruppi ottici, ma lo stile non ottiene consensi, sin dalla presentazione, avvenuta al Salone di Torino del 1980. Forse per via della poca originalità della coda, le incongruenze con l'anteriore: la macchina è comunque elegante e con degli interni curati, ma proprio dall'abitacolo arriva un'altra critica. La plancia "a buchi" infatti, derivata dalla Beta terza serie, non viene apprezzata.
Dal punto di vista della meccanica, Beta Trevi viene proposta con il bialbero 1.6 della Beta classica, ma anche con un 2 litri più sportivo, da 115 CV, disponibile con l'iniezione elettronica, che fa salire i cavalli a quota 122. E nel 1982 arriva la versione che, seguendo le leggi del mercato, è riuscita meglio, la Volumex - conosciuta come VX -, che aumenta il fattore sportività unito all'esclusività. Beta Trevi VX vanta infatti un motore sovralimentato con compressore volumetrico: 135 CV e 190 km/h di velocità massima, con risposta pronta all'accelerazione e ai comandi che avviene già dai bassi regimi.
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Guarda il videoNel 1983 la seconda generazione, chiamata semplicemente Trevi, passa praticamente inosservata, poiché modifica solamente carrozzeria e interni, mettendo da parte il propulsore sovralimentato della VX, reintroducendo solamente quello a iniezione elettronica.
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Nel 1984 si assiste alla fine della produzione. Lancia Trevi vede terminare il proprio ciclo di vita anche "a causa" della stessa Casa torinese, che decide in quegli anni di lanciare la Prisma e in seguito la Thema, ben più fortunate. La stessa Fiat, con l'imminente uscita della Regata, avrà altro a cui pensare. Lancia Trevi ha lasciato 40mila esemplari costruiti e tante incomprensioni, cadendo purtroppo nel dimenticatoio.
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