Spesso poco menzionata quando si guarda al passato delle sportive giapponesi, la MR2 equipaggiata con il mitico 4 cilindri 4A-GE è invece una sportiva di razza purissima
30.10.2020 ( Aggiornata il 30.10.2020 15:45 )
Fra le grandi dimenticate della storia delle auto sportive c'è sicuramente la prima Toyota MR2: non particolarmente attraente, a tratti sgraziata con quel muso che sembra un becco, la piccola due posti a motore centrale della Casa giapponese è in realtà un'auto tutta da riscoprire.
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Prodotta dal 1984 al 1989, la Toyota MR2 AW11 è costruita attorno ad un motore leggendario: dietro ai due posti secchi dell'abitacolo si nasconde infatti un piccolo 4 cilindri in linea Toyota 4A-GE, lo stesso che montava la mitica AE-86 Trueno, eroina degli appassionati di auto giapponesi e di drifting. Mille e sei di cilindrata, questa piccola furia meccanica ha la testata messa a punto da Yamaha, un doppio albero a camme in testa ad azionare 16 valvole per poco meno di 124 cv e la capacità di girare a regimi ai quali il suono che esce dalle marmitte lo sentono solo i cani. Il motore spinge sulle ruote posteriori attraverso un cambio manuale a 5 rapporti e un differenziale aperto.
Spesso poco menzionata quando si guarda al passato delle sportive giapponesi, la MR2 equipaggiata con il mitico 4 cilindri 4A-GE è invece una sportiva di razza purissima
Guarda la galleryAll'interno campeggia un trionfo di pelle color nocciola. Il tutto per poco meno di 1.000 kg, appoggiati su uno schema sospensivo sopraffino, progettato da Roger Becker (Lotus ): il menù è senz'altro di quelli gustosi. Appena dietro al volante la sensazione è particolare, la compattezza dell'avantreno rende infatti la visibilità in avanti surreale, il muso corto e picchiato verso il basso sembra non esistere, abituati ai "musoni" delle auto tradizionali, la sensazione è quella che si prova a passare da una vecchia TV CRT ad un moderno TV 4k: la visione del mondo davanti è totale, interrotta solo dai due ridicoli montanti del parabrezza.
Questa vettura è fatta per guidare, e non fa nulla per nasconderlo. Per scoprirlo basta accendere il piccolo 4A-GE, innestare la prima e iniziare a muoversi: la MR2 si dimostra fin da subito leggiadra e solida, non uno strattone, non un sussulto, la qualità giapponese c'è e si sente. Allungando una seconda l'asfalto inizia a srotolarsi spedito sotto l'auto, il motore, roco, rotondo e metallico, accompagna il movimento in avanti sbraitando note dimenticate: grintoso e rabbioso, il piccolo 4-in-linea è sempre in coppia e pronto per andare ad invadere la zona rossa posta a 7.600 giri al minuto, amplificando così la totale sensazione di leggerezza che pervade l'esperienza MR2.
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La mancanza del servosterzo non è fastidiosa, anzi, il volante è diretto, lineare e sensibile: si riesce a mettere l'auto esattamente dove si desidera in maniera così precisa e accurata che sembra di guidare una cerniera lampo. L'auto è molto decisa soprattutto in inserimento di curva, dove si può letteralmente buttare dentro il muso come se i concetti di inerzia e massa non esistessero. Bisogna fare però attenzione in uscita di curva, dove ci si ritrova a scontare un po' di sottosterzo, specialmente se si torna sul gas un po' troppo presto, a causa dello spostamento di carico verso il retrotreno, che di conseguenza alleggerisce ulteriormente un anteriore già di suo molto leggero.
A dispetto di molte altre sportive compatte e "popolari" come potrebbe essere la MX-5, con la MR2 gli ingegneri Toyota sono andati oltre, mettendo il motore al centro di tutto e creando così una piccola supercar in miniatura che sembra uscita da un episodio di Ridge Racer, capace di regalare le sensazioni tipiche della guida di auto di prezzo e caratura ben maggiore, il tutto a velocità umane e gestibili. Thomas Jefferson diceva che "il talento più prezioso è non usare due parole quando una sola è sufficiente": al volante di auto come questa, ci si rende conto che per divertirsi non serve molto altro, a patto di trovarne una messa bene e non trasformata in una replica Ferrari .
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