In pochi si ricordano dell'ultima granturismo della Casa delle Pleiadi, firmata da un designer importante come Giugiaro
21.08.2020 ( Aggiornata il 21.08.2020 12:14 )
La Subaru SVX appartiene a una categoria di auto che negli ultimi anni è andata sparendo, quella delle grosse tourer da viaggio, relegate oramai solo a un piacevole ricordo nelle notti di tutti i benzinai d'Italia. Nota ai più grazie alla sua presenza nei primi episodi del videogioco Gran Turismo (dove appariva con la sua denominazione giapponese Subaru Alcyone SVX), questa Subaru è una vera perla di ingegneria automobilistica.
La sua storia risale agli inizi degli anni '90, quando, in piena epoca Toyota Soarer, Nissan 300 ZX, Mitsubishi 3000 GT in Giappone e BMW 850i e Mercedes C140 in Europa, Subaru incaricò Giugiaro di creare una valida alternativa alle grosse coupé appena citate. Prendendo spunto dalla Lamborghini Countach e dalla DeLorean DMC 12, il disegnatore italiano mise assieme una vettura che anche oggi appare visionaria e moderna, facendo sfigurare pure alcune auto attuali che, accanto a lei, possono apparire démodé e prive di carattere.
In pochi ricordano questa coupé dei primi anni '90, progettata da Giorgetto Giugiaro e considerata una delle più belle sportive di sempre. Presentava un design raffinato e pieno di soluzioni stilistiche inedite, mentre il suo 6 cilindri boxer aspirato da 230 cv era uno dei propulsori più avanzati dell'epoca
Guarda la galleryIl frontale a cuneo, basso e accigliato, non fa nulla per nascondere che lì sotto c'è un motore boxer, basso e piatto (d'altronde lo fanno apposta). Lasciando scorrere lo sguardo lungo la fiancata dell'auto si incontra un volume centrale che dovrebbe entrare di diritto nei libri di design dell'automobile. L'abitacolo di questa Subaru, a parte finestrini laterali, parabrezza e lunotto che per questioni di sicurezza devono esser di vetro temprato, è completamente avvolto da una calotta in vetroresina che sembra in tutto e per tutto il tettuccio a bolla di cui sono dotati tutti i moderni aerei da combattimento. Questa soluzione, oltre a essere un esercizio di stile eccezionale, è anche un'ottimo ritrovato aerodinamico. Le superfici arrotondate che coprono i montanti e che rendono tutto il volume centrale una superficie unica, abbassano notevolmente il Cx (0,29) dell'intero corpo vettura riducendo al minimo tutti i i fruscii aerodinamici e migliorando i - comunque mostruosi - consumi della macchina. Oltretutto dal posto di guida si gode di una visibilità e di una luminosità eccezionali, dando l'impressione di trovarsi al volante di una cabrio anche senza esserlo.
Nonostante sia in tutto e per tutto un bell'oggetto di design e sotto la sua carrozzeria si nasconda una meccanica molto raffinata, il mercato italiano non è stato benevolo con questo capolavoro di ingegneria anni '90. Forse troppo grossa e sofisticata per entrare nel cuore degli yuppie dell'epoca, ancora oggi questa auto ha il suo bel da dire. Estremamente comoda e controllata, colpisce per la sua dolcezza e per la totale mancanza di sforzo con cui il grosso motore lancia l'auto a velocità elevate. Questo grazie al 6 cilindri boxer da 3,3 litri aspirato nascosto sotto al suo cofano. Capace di 230 cv, questo propulsore all'epoca era uno dei più avanzati in circolazione (aiutando così a giustificare il prezzo di vendita di quasi 100 milioni delle vecchie lire) grazie alle 4 valvole per cilindro, al doppio albero a camme in testa, a un sistema di variazione della lunghezza dei condotti di aspirazione e a una regolarità di funzionamento incredibile, ottenuta con la configurazione boxer, ai 7 supporti di banco e agli scoppi ogni 120° di rotazione dell'albero motore. Il tutto all'interno di un pregiato basamento in lega d'alluminio.
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Come da tradizione Subaru, il motore è poi collegato alle 4 ruote motrici attraverso 3 differenziali che ripartiscono la potenza tra i due assi con una decisa virata verso il posteriore il quale riceve il 65% della potenza e della coppia disponibile, rendendo il comportamento dell'auto più brioso di come sarebbe altrimenti. A frenare i bollenti spiriti ci pensa però il cambio, il quale, nella sua cronica lentezza, rivela come questa vettura sia stata progettata per il mercato americano, meno esigente verso la prestazione dura e pura e più sensibile nei confronti di morbidezza e comodità d'uso, specialmente sui lunghi, lunghissimi tragitti, vero terreno favorevole per quest'auto che sembra nata proprio per percorrere km su km nelle terze corsie delle autostrade.
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