La storia della berlina dalle prestazioni di una granturismo, icona degli anni ’80 e primi ’90, protagonista su strada e anche al cinema a fianco di Valerio Mastandrea
05.02.2020 ( Aggiornata il 05.02.2020 15:28 )
“È ‘n veleno”. Basta questa semplice frase detta in tono romanesco per descrivere quella che è stata una delle macchine più brutali di fine anni Ottanta-inizi Novanta. A dirla è Valerio Mastandrea, o meglio, Stefano, interpretato proprio dall’attore romano.
Stefano è il protagonista di “Velocità massima” (2002), film di culto per il pubblico italiano e uno dei pochi, se non l’unico, realizzati nel nostro Paese a trattare il tema dell’automobilismo sportivo. Nella pellicola, il meccanico Stefano e il suo apprendista Claudio elaborano un’auto per sfidare in delle pericolosissime gare clandestine ad alta velocità Fischio, proprietario di una potente Toyota Celica. E la protagonista diventerà proprio quell’auto. Basta il nome per far riecheggiare nella mente degli appassionati un periodo storico fatto di cavalli e potenza, asfalto e velocità: Ford Sierra RS Cosworth.
Fuori berlina, dentro granturismo. L'iconico modello Ford nacque per il reparto sportivo del Marchio, ma divenne famosa come bolide da strada. Realizzata insieme a Cosworth, era spinta da un 4 cilindri 2 litri sovralimentato turbo da 204 CV. L'alettone posteriore ne rappresentava l'essenza corsaiola
Guarda la galleryRisale tutto ai primissimi anni Ottanta, quando a casa Ford si rendono conto di dover rinvigorire il reparto sportivo delle Turismo e trovare una degna rivale delle varie Alfa, Mercedes e BMW . A capo della sezione Motorsport di Ford, allora, c’è Stuart Turner, che chiama in causa la Cosworth.
Il sodalizio tra Ford e Cosworth ha già dato alla luce quello che è senza dubbio il motore più importante nella storia non della Formula 1 ma del motorsport in generale. Il Dfv Ford-Cosworth, infatti, è il propulsore V8 (Dfv sta per “Double four valve”, ovvero “quattro valvole doppie”) che tra gli anni ’60 e ’80 ha fatto “campare” tantissime scuderie, corso oltre 500 Gran Premi e vinto titoli mondiali sia piloti che costruttori, contrastata ogni tanto solo da qualche lampo rosso Ferrari . Ecco, Ford e Cosworth, diciamo così, si trovano bene insieme. E allora danno vita a una nuova versione della Sierra, a quel tempo berlina di punta dell’Ovale Blu.
Si decide appunto di trasformare un prodotto di serie per fornire alle scuderie delle Gruppo A per correre nei rally e nelle altre competizioni a ruote coperte, nello stesso periodo in cui le Gruppo B come Lancia , Audi e Peugeot stanno per essere soppiantate per via della loro eccessiva pericolosità.
Ford Sierra RS Cosworth, quindi. Nata per correre e divenuta prodotto di serie. Carrozzeria sempre berlina, a tre porte, caratterizzata da un ampio alettone posteriore divenuto iconico, e in grado di garantire aerodinamica e stabilità alla vettura insieme alle due ruote motrici.
La motorizzazione e la meccanica meritano un capitolo a parte. Perché tutto, nella Sierra Cosworth, viene progettato con in testa il concetto di prestazioni. La macchina è spinta da un 4 cilindri 2.0 sovralimentato con testata a 16 valvole, capace di erogare 204 CV, di andare alla velocità massima di 240 km/h e accelerare da 0 a 100 in 6 secondi.
Il cambio a doppia frizione cinque rapporti è a firma BorgWarner, mentre il differenziale autobloccante a giunto viscoso e i freni a disco con sistema elettronico d’anti-bloccaggio sono un invito a schiacciare giù il pedale dell’acceleratore. Proprio come fanno Stefano e Claudio nella gara finale contro Fischio.
La Sierra termina la sua produzione nel 1993, il modello Cosworth non arriverà ad aver venduto più di 1500 esemplari. Decisamente un’auto particolare, che in pochi erano in grado di gestire nel suo pieno potenziale. Poco dopo arriverà anche la versione RS500, ancora più pompata e selvaggia, e la Sapphire, che è la configurazione a 4 porte e 3 volumi. Sfumature di una macchina capace di far rombare il motore e i cuori degli appassionati.
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