Ricche di un patrimonio artistico e culturale fuori dal comune, due occasioni di visita per un’appassionante gita alle porte della Capitale
30.10.2020 ( Aggiornata il 30.10.2020 18:19 )
A circa 30 km da Roma, la città di Tivoli conserva nel suo territorio un sorprendente patrimonio culturale, che si esalta e diviene puro incanto, all’interno delle celebri Villa d’Este e Villa Adriana. Due gioielli capaci di attirare un gran numero di visitatori, che ogni anno raggiungono la cittadina laziale per andare alla scoperta di questi siti dal valore storico e artistico incalcolabile.
Villa Adriana, Patrimonio dell’Umanità, è probabilmente la più grande mai realizzare da un imperatore romano. Opera di Adriano, tra il 118 e 138 d.C., fu edificata ai piedi dei monti tiburtini, su un’area di circa 120 ettari (di cui 40 visitabili oggi) per un perimetro complessivo della struttura intorno ai 3 km. Un’opera architettonica imponente, di grande pregio, che non solo testimonia, ancora una volta, il livello di abilità e raffinatezza progettuale raggiunto dagli antichi romani, ma anche le abilità dell’imperatore Adriano, che alla sua progettazione si dedicò personalmente, innovando rispetto alle normali tendenze architettoniche dell’epoca. Ad arricchire edifici, terme e ninfei, la straordinaria ricchezza dei decori, tra statue, dipinti e marmi di grandissimo pregio.
Non meno grandiosa è Villa d’Este, col suo incomparabile giardino, ricco di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche, anch’essa Patrimonio dell’Umanità. A volerne la costruzione fu il cardinale Ippolito II d’Este, all’epoca Governatore di Tivoli, determinato a far rivivere la magnificenza di cui godeva in passato il territorio, grazie ai fasti di Villa Adriana. Un’idea che si concretizzò nel 1560 con il progetto architettonico ideato da Pirro Ligorio e realizzato da Alberto Galvani. Numerosi furono, negli anni successivi, gli interventi di abbellimento e restauro, nei quali, intorno al 1660, fu coinvolto anche Gianlorenzo Bernini. Villa d’Este è un luogo che rimette in pace con se stessi, attraverso un percorso di grande bellezza e raffinatezza rinascimentale. Al suo interno si trovano decine e decine di fontane, con centinaia di zampilli e giochi d’acqua. I punti più rappresentativi della villa sono il palazzo, completamente affrescato nella parte inferiore (con contributi di Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta), le Cento Fontane, la fontana della Rometta, la fontana dell’Ovato, quella dell’Organo, quella del Canto degli Uccelli e quella del Nettuno. Ma è nel complesso gioco di rimandi di senso, e ricerca dell’armonia, che la villa restituisce il suo messaggio più vero: la ricerca di un rapporto simbiotico tra l’uomo e la natura. Natura, che a Villa d’Este si identifica con l’acqua, intesa in tutte le sue declinazioni, frutto di una complessa opera di ingegneria idraulica nascosta al visitatore, ma vero “motore” del fascino di questo luogo. Nel XVI secolo, infatti, viene concepito un sistema capace di inglobare l’acqua direttamente dal vicino fiume Aniene, attraverso un condotto sotterraneo lungo 300 metri, che dall’alto, a cascata, porta nella villa più di 500 litri di acqua al secondo; che alimentano il sistema di fontane, e la stupefazione negli occhi di chi le guarda.
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