Si apre nella capitale nipponica il Japan Mobility Show, tra concept car futuristiche e lo sguardo sempre rivolto al futuro. Per il quale però bisognerà ancora attendere
25.10.2023 10:40
Giochi di luci, paillettes e cotillon: il Salone di Tokyo ha aperto i battenti con il suo infinito sguardo al futuro, come ha sempre fatto, con eccezione dell’edizione 2021, quando saltò causa Covid. E se l’era dei “robottini” che tanto facevano scalpore nell’immaginario dell’osservatore occidentale a secco di tecnologia d’avanguardia, si può dire praticamente esaurita (anche se ancora vagano per il Salone…), bisogna dire che il fascino hi-tech è rimasto intatto, a partire dalla fantastica area espositiva del Salone, il Tokyo Big Sight che fino al 5 novembre ospiterà la rassegna.
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Rassegna che resta perfettamente in linea con l’attuale tendenza, quella che vede i saloni esprimersi in maniera molto “locale”, cioè con l’esposizione, quasi esclusiva, dei Costruttori di Casa, come dimostra la partecipazione a questo Salone di Tokyo: 15 Case di auto e moto, di cui due europee, una cinese (ovviamente visto l’odio atavico che divide i due Paesi…) e ben dodici giapponesi.
Ma l’aspetto che colpisce di più è che tra i 475 espositori, quelli che costruiscono vetture soprano a fatica quota 10, mentre il resto - davvero tanta roba - sono aziende, per lo più start-up che si occupano di software, intelligenza artificiale, quando proprio non sono delle tech companies, l’ennesima conferma, se ce ne fosse bisogno di quanto l’auto sia diventata “minoritaria" in rassegne del genere, pur essendo il nucleo centrale intorno al quale gira tutto. Tendenza peraltro conclamata dal momento della nascita del CES di Las Vegas.
Ma al di là della distribuzione geografica, abbiamo avuto come l’impressione che più di altre volte a Tokyo, le Case, all’affannosa ricerca di una strada chiara con la quale mantenere intatti se non i volumi, almeno i profitti, abbiano voluto stupire il mondo con l’esercizio stilistico di design avveniristici applicati alla mobilità sostenibile. Esercizi che vedremo nei prossimi anni quanto e come si tramuteranno in modelli reali, pur essendo utili palcoscenici, ovvero strumenti di interazione con le infrastrutture energetiche e digitali del futuro. Che appunto, insieme all’intelligenza artificiale e ai software e soprattutto ai materiali, sono parte integrante della sostenibilità che verrà.
Morale: macchine vere, già pronte, praticamente zero, o quasi. Numerosissimi invece i concept di cui potete leggere a parte. Nissan , ad esempio, ne ha svelati ben 5, tutti davvero (troppo?) futuribili, compresa, forse, una spaziale rivisitazione della GT-R. Altri tre ne ha presentati Suzuki, già più concreti, tra cui la proiezione della nuova Swift. Lo stesso dicasi per Toyota che ha portato la Land Cruiser elettrica e forse la sportiva erede della MR2 e Lexus con i prototipi LZ-Fc e LF-ZL che propongono soluzioni nuove e abbastanza realistiche, ma anche Mitsubishi, Subaru Dahihatsu e la stessa Infiniti , mentre ha stupito Honda con la proiezione in chiave elettrica della Nsx, la nuova Prelude e con il suo prototipo di auto elettrica da città comprensivo di moto pieghevole, anche questa elettrica. Insomma, alla fine l’unica vettura reale, per quanto iconica apparsa sugli stand di del Salone di Tokyo resta la Mazda MX-5 in versione 2024, per quanto anche lei accompagnata dal concept di un’altra sportiva, questa però molto vicina alla realtà, cioè la Iconic SP, elettrica con motore rotativo a idrogeno.
Le luci di Tokyo, come sa chi ci è stato, non si spengono, ma per il futuro bisogna attendere, anche forse di più di quello che si aspetta.
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