L'annullamento della manifestazione e le conseguenze che ha generato, impongono un ripensamento futuro per tutto il sistema
06.03.2020 ( Aggiornata il 06.03.2020 10:57 )
È passata ormai una settimana dall’annuncio ufficiale - vagamento tardivo - dell’annullamento del Salone di Ginevra, causa Coronavirus. E anche il mondo dell’auto, nel suo piccolissimo, rapportato all’entità del fenomeno mondiale con i drammi reali che si porta dietro, si trova un pò confuso e sballottato, carico di incertezze come mai nella sua lunga storia. Proprio perchè gli effetti preoccupanti e ancora non meglio valutabili generati dal virus si andranno a incastrare in un mondo già alle prese con gli effetti del tetto allle emissioni imposto dal 2020 sulle emissioni medie di CO2 per le singole gamme dei vari costruttori (relative multe a partire del 2021) e con la complessa transizione verso l’elettrificazione della mobilità.
Il tutto, trasferito sul versante italiano, si amplifica a dismisura, grazie alle incertezze supplementari, a causa delle scelte, o meglio non scelte, degli Esecutivi del passato, come di quello attuale, che ora ha ben altre urgenze piuttosto che pensare al benessere del cittadino automobilista. E chissà quanto altro tempo dovremo aspettare per avere un quadro chiaro degli incentivi per la mobilità che verrà, dopo l’abbozzo di guerriglia tra chi li vuole solo per elettriche e ibride plug-in e chi invece - legittimamente - li vuole estesi alle full-hybrid. L’unica garanzia è che il pressing del Costruttore nazionale, come si legge nella pagina accanto è già iniziato e forse è l’unico che può contribuire ad accelerare e garantire il raggiungimento di un risultato positivo.
In un contesto del genere, si innesta anche la questione Saloni. Questione, solo apparentemente irrilevante, per quello che hanno sempre rappresentato per l’Automotive le esposizioni annuali. Almeno fino a due-tre anni fa. Quando cioè è cominciato un trend che progressivamente ha allontanato le Case, i costruttori dai Saloni, per i costi troppo alti, per i format obsoleti. Detroit costretta a spostarsi a giugno per dare spazio all’espaznsione del CES di Las Vegas e della sua deriva tecnologica: Parigi e Francoforte in crisi, al punto che la rassegna tedesca dal 2021 sarà organizzata a Monaco, senza dimenticare il tramonto e la scomparsa del nostro amatissimo Motor Show. Trend sbarcato in questo bisestile 2020, anche nella stessa Ginevra, fino a quest’anno praticamente immune alle defezioni (salvo qualche rara eccezione) e invece “abbandonato” da ben 18 brand, ancora prima dell’infezione letale del Coronavirus.
Il Salone che ci doveva essere - almeno fino a cinque giorni prima - che poi invece è stato cancellato venerdì scorso, per “resuscitare” dal lunedì in formato streaming, con il lancio di modelli e per roundtable, interviste in conference call telefoniche, di fatto ha certificato una cosa: se prima c’era un dubbio sul futuro dei Saloni - Ginevra compresa - adesso i dubbi si sono moltiplicati a dismisura fino a diventare certezza per qualcuno. Il formato streaming ha infatti dimostrato alle Case (e agli organizzatori stessi) che se ne può fare a meno, risparmiando una montagna di denaro. È inutile sottolineare che vedere le macchine dal vivo, coltivare le relazioni professionali di persona e senza la mediazione del computer o del telefono, è un’altra cosa, come il mondo ideale che tutti vorremmo. Ma di questi tempi e con quello che sembra sia inarrivo, non sarà facile ricucire uno strappo così profondo.
Perchè l’epilogo, la cancellazione in extremis di Ginevra 2020, non ha convinto le Case, per tempi e modalità. Nessuna presa di posizione ufficiale, per carità, ma nei corridoi il malumore (eufemismo) è collettivo. È vero che la situazione è precipitata nel giro di pochi giorni, ma aspettare la decisione del Governo Svizzero, annullando di fatto qualsiasi possibile richiesta di risarcimento diretta, ha lasciato perplessi molti manager delle Case che già hanno perso i soldi degli allestimenti e quelli delle presentazioni che saranno costretti a fare altrove a causa degli eventi saltati a Ginevra. E in un momento in cui tutti o quasi tagliano il possibile, soprattutto sul piano del personale... .
Tuttavia, il prestigio di Ginevra è probabilmente ancora abbastanza alto per trovare un rimedio: la festa dei 90 anni - quella che si sarebbe celebrata in questa edizione - meritava qualcosa di diverso ma gli organizzatori svizzeri hanno di fronte a loro un’opportunità importante. Se vogliono conservare il primato, la leadership del settore, nonchè il business che gli gira intorno, oltre ai cambiamenti che avevano iniziato ad apportare al format dell’edizione appena cancellata - a cominciare dalla pista per i test drive - potrebbero agevolare la presenza delle Case per quella del 2021 tenendo conto degli investimenti andati a vuoto quest’anno da parte dei costruttori.
Diversamente, il Salone rischia davvero di veder ridotto il suo potere contrattuale, al netto di specifiche esigenze di qualche Casa. E un salotto buono come quello di Ginevra deve rimanere buono, puntare al massimo, non accontentarsi.
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