Il passaggio a un'economia circolare è essenziale per ridurre gli sprechi alimentari e aumentare la sostenibilità, puntando al riutilizzo e al riciclo
01.10.2024 ( Aggiornata il 01.10.2024 16:02 )
Il passaggio a un modello di economia circolare è una condizione ormai necessaria per ridurre gli sprechi alimentari e promuovere la sostenibilità del sistema legato al cibo, garantendo allo stesso tempo una resilienza economica e sociale a lungo termine. L'obiettivo di ogni approccio circolare all’economia è quello di generare valore aggiunto attraverso il riutilizzo, il rinnovo e il riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti, invece del tradizionale modello lineare di "estrazione, produzione, uso e smaltimento".
In un'economia circolare del cibo, le attività svolte a tutti i livelli della catena del valore hanno lo scopo di eliminare completamente la produzione di rifiuti. Questo approccio genera benefici sia per l'ambiente che per l'economia, poiché permette di mantenere le fonti di materie prime e di ridurre gli impatti ambientali della produzione e del consumo. Gli attori coinvolti nelle attività dello Spoke 02 (Smart and circular food system and distribution), stanno producendo attività di ricerca e innovazione sul tema vasto dell'economia circolare muovendosi su tre importanti direzioni di lavoro: 1) nuove tecnologie per il recupero degli alimenti sprecati, 2) nuove tecnologie per la riduzione degli sprechi e 3) nuovi strumenti digitali per la gestione e la riduzione degli sprechi.
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In EXTRABIO, i ricercatori del CNR, in collaborazione con numerosi altri centri di ricerca del progetto, studieranno, svilupperanno ed applicheranno metodi innovativi per estrarre quanto ancora di valore resta nei prodotti di scarto delle produzioni alimentari. Sì, perché in quello che si scarta durante la preparazione di un alimento, a livello industriale come domestico, sono ancora presenti composti ad elevatissimo valore, che possono essere utilizzati come conservanti naturali, come ingredienti per migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti e persino come componenti per un integratore o per uno dei cosiddetti “nutraceutici”. Doppio vantaggio, quindi: riduzione degli sprechi, con conseguente sostenibilità ambientale, e preservazione della salute, con inevitabile aumento della sostenibilità socio-economica.
Il Rapporto sull'Indice degli Sprechi Alimentari 2021 del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) evidenzia che una quota considerevole del cibo totale prodotto a livello globale va perso lungo l'intera catena di approvvigionamento, dalla raccolta alla consegna ai rivenditori, ogni anno. Attualmente, ciò accade per circa il 14% del cibo prodotto ma non reso disponibile per i consumatori, mentre un ulteriore 17% del cibo totale prodotto viene sprecato da famiglie (11%), dal settore dei servizi alimentari (5%) e dal settore della vendita al dettaglio (2%) (UNEP, 2021).
Nell'Unione Europea, il 69% del totale degli sprechi alimentari proviene da famiglie, servizi alimentari e vendita al dettaglio, con le famiglie che contribuiscono a oltre la metà (53%) della quantità totale di cibo sprecato (Eurostat, 2022).
La ricerca suggerisce che lo spreco alimentare dei consumatori, che si verifica principalmente a livello domestico, è una conseguenza non intenzionale di comportamenti, attività e abitudini che determinano la probabilità o la quantità di spreco alimentare alla fine prodotta (Quested et al., 2013).
Dal 2010, gli studi che indagano sulle relazioni tra lo spreco alimentare domestico e il comportamento dei consumatori sono aumentati significativamente, portando a diverse revisioni della conoscenza attuale.
Comprendere e prevenire i comportamenti alimentari dei consumatori è un obiettivo cruciale per utile per prevenire e ridurre gli sprechi alimentari a livello globale e locale. Di conseguenza, l'obiettivo principale del Work Package 7.2 consiste nell'implementare interventi di cambiamento comportamentale che promuovano diete sostenibili in vari contesti. Lo scopo è sviluppare strategie efficaci che incoraggino le persone ad acquistare e consumare cibo sano e sostenibile, che sia nei supermercati, nelle reti alimentari alternative, nelle mense pubbliche o in contesti fuori casa.
Con molte aree del mondo che sperimentano ancora l'insicurezza alimentare e quantità significative di cibo gettato ogni anno, lo spreco alimentare è riconosciuto come una delle evidenze più gravi delle attuali inefficienze nella catena alimentare, con i consumatori che svolgono un ruolo cruciale nella sua manifestazione.
Dall'avvio nel 2013 dell'Università di Bologna e del Last-Minute Market, l'Osservatorio Waste Watcher italiano (WASTEIT) ha indagato il fenomeno degli sprechi alimentari in Italia. Il rapporto più recente mostra che nel 2022 sono stati generati circa 30 kg di sprechi alimentari per abitante solo a livello domestico, risultando in quasi 1,8 milioni di tonnellate di cibo sprecato a livello nazionale.
Sulla base di questi dati e di altre ricerche pertinenti, si è stimato che una considerevole proporzione di sprechi alimentari possa essere attribuita al comportamento dei consumatori, con gli sprechi domestici che contribuiscono tra il 40% e il 50% del totale degli sprechi alimentari in Italia. Di conseguenza, si è riservata crescente attenzione alla fase del consumo, considerata una problematica comportamentale critica con diversi fattori di guida interrelati e concorrenti.
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