Allestimento speciale a spasso sulle Alpi: due auto che non sono soltanto”vestite” da SUV
di Redazione
19.01.2015 ( Aggiornata il 19.01.2015 16:12 )
Testo e fotografie di Francesco ReggianiPresentate a qualche mese di distanza l’una dall’altra nel 2014, al Salone di Ginevra e a quello di Parigi, e siglate con lo stesso suffisso foriero d’avventura, la Freemont Cross e la Panda Cross sono le risposte di Fiat alla necessità di potersi spingere, senza patemi d’animo, su terreni e in situazioni poco accoglienti per un’auto.
Per verificare il loro feeling con la natura, le abbiamo portate sulle piste da sci di Bormio 2000 (con i cannoni sparaneve in azione), e sui sentieri sterrati non ancora innevati, e ora transitabili solo con un paio di sci ai piedi. Abbiamo viaggiato nel comfort da Milano a Bormio sulla Freemont Cross (con cambio automatico a 6 marce) che, a dispetto delle dimensioni, del peso e del look “comodoso”, ha un assetto sufficientemente rigido da permettere una guida “quasi sportiva”.
La Fiat, infatti, nel produrre la Freemont, mutuata dalla Dodge Journey del 2008, oltre ad aver rivisto alcuni dettagli esterni, rifacendo completamente gli interni, aveva modificato il sistema sospensivo, irrigidendo la taratura degli ammortizzatori e cambiandone gli attacchi per renderlo più performante e soprattutto adatto ai nostri gusti più dinamici. I dettagli che diversificano la Freemont Cross dalle versioni standard sono i paraurti con inserti Platinum Chrome, la calandra anteriore in nero lucido, i cerchi da 19” a cinque razze e i nuovi gruppi ottici con cornici nere.
Alle nove del mattino di una splendida giornata, dopo il meeting con la Panda Cross, in giallo d’ordinanza (alla presentazione stampa erano tutte di questo colore), abbiamo percorso nei rinnovati interni in pelle della Freemont Cross (con cuciture a vista), gli oltre 11 chilometri di curve e tornanti che separano Bormio dalla stazione d’arrivo della moderna cabinovia a 2000 metri d’altezza, fotografando dal tettuccio apribile la vistosa Panda che ci precedeva, rischiando un principio d’assideramento alle mani! Arrivati in cima, lo staff che si occupa della preparazione delle piste ci ha assistito nella realizzazione di questo servizio, permettendoci di girovagare a ruota libera, è proprio il caso di dirlo, in tutto il comprensorio alpino. Le due vetture, molto diverse nelle dimensioni e nell’impostazione (la Panda è quasi un vero off-road, mentre la Freemont è un comodo Suv, con l’aggiunta della trazione integrale), si sono trovate a meraviglia sull’erba scivolosa del fondo pista, sugli sterrati ed anche nelle poche oasi di neve sparata che abbiamo intercettato sul percorso. Con i 170 cavalli erogati dal suo turbodiesel Multijet da 2 litri (140 cv per la versione con cambio meccanico), la Freemont Cross ha potenza a sufficienza per superare in scioltezza pendenze poco consone alle berlinone con le quali si può confrontare per peso e comfort. Ma, ovviamente, data la massa (di quasi 21 quintali) e le gomme non adeguate che calzava il nostro esemplare (non invernali), non ci siamo spinti in situazioni troppo hard.
La Panda Cross, invece, con le sue prerogative “più estreme”, le sue dimensioni e peso contenuti, e la sofisticata trazione integrale Torque on demand, con due differenziali ed un giunto a controllo elettronico che ripartiscono la potenza sui due assali in base alle condizioni di aderenza del terreno, è stata in grado di scorrazzare agevolmente anche sulle “chiazze” di neve profonda che abbiamo trovato sul nostro percorso. D’altronde, anche il suo aspetto, con la notevole altezza da terra, l’ampio scivolo anteriore in color Titanio e la protezione posteriore da cui esce lo scarico, testimonia il suo spirito da off-road. Gli 80 cavalli del 1.3 Multijet della Panda Cross del nostro servizio, con una coppia di 190 Nm a 1500 giri, consentono d’arrampicarsi agevolmente su pendenze di 31,5° (70%). Quest’auto, vanta la discendenza dalla “mitica” Panda 4x4, nata oltre 30 anni fa e presentata nel giugno del 1983. Quella fu la prima e unica piccola vettura con motore trasversale e trazione integrale sul mercato a quei tempi, ed era dotata di un sistema di trazione, prodotto appositamente dalla Steyr-Puch, che la rese leggendaria per le sue doti d’arrampicatrice inarrestabile in ogni condizione.
La nuova Panda Cross, per rinnovare quel piccolo “mito”, si è dotata delle più moderne tecnologie, adottando anche un sistema di regolazione della trazione (Terrain Control), impostabile, tramite una manopola, su tre modalità: Auto, per la ripartizione automatica della coppia, Lock per avere l’AWD sempre inserito fino ai 50 Km/h, e Hill Descent per affrontare in sicurezza le discese più ripide. Certo, con queste premesse, per la Panda Cross è un gioco da ragazzi affrontare le piste e i sentieri della Stella Alpina di Bormio. Così, senza pensarci due volte, ci siamo avventurati sul ripido sterrato che porta ad uno dei tratti più spettacolari della famosa discesa libera di Bormio: la Stelvio. Fianco a fianco alla Panda, la Freemont ci si è arrampicata senza problemi, per poi trovarsi di fronte un’oasi di neve profonda, che, a meno di 50 cm dalla fiancata della Panda, ha provocato un imprevisto rischio di collisione. Con qualche piccola correzione di sterzo, comunque, le due vetture sono uscite bene anche da questo “guado” inaspettato.
Dopo la sosta per il pranzo, in uno splendido rifugio in quota, raggiunto su un sentiero piuttosto ripido, ci siamo congedati dai gentilissimi “gattisti” (i guidatori dei gatti delle nevi) e dagli addetti alle piste, che ci hanno supportato anche nei camera car, con una fumosa Renegade d’epoca, in dotazione agli impianti. Sulla strada del ritorno, completamente deserta, ci siamo presi qualche licenza con la Freemont, saggiandone l’ottima reattività anche ad andature sostenute. Giunti a Bormio, mentre il “pilota” della Panda Cross, non contento della sbornia di curve già fatte, meditava di complicarsi il rientro affrontando un percorso alternativo con ulteriore passo alpino, noi abbiamo deciso di ripercorrere comodamente la strada dell’andata. Durante il viaggio, pensando al confortevole Suv che ci ospitava, è stata spontanea una riflessione sulla Joint Venture di Fiat con Chrysler, e la recente nascita di FCA. Per associazione d’idee, abbiamo ricordato l’accordo che, nel 1969, vide la Fiat entrare nell’assetto azionario della Ferrari: una scelta ardita ma indispensabile economicamente per il Drake. Per Agnelli, invece, si trattò di un investimento d’immagine, a salvaguardia dello sviluppo della prestigiosa Casa di Maranello. Da qui, la domanda: cosa porterà nel futuro della Fiat la neonata FCA? Siamo arrivati, parcheggiamo il Freemont Cross e ai posteri...