Stoccolma (Svezia)
Tra gli accessori a richiesta della Mini Clubman c’è anche il gancio di traino e questo la dice tutta sulla mutazione della filosofia di questo modello, che si allunga di ben 27 cm (ora tocca i 4,25 metri) e si allarga di 9, oltre a guadagnarne 10 di passo. Nonostante lo stile che resta sempre uguale a sé stesso, per lo meno nelle viste anteriore e laterale, e le proporzioni costanti, è davvero tutta un’altra Mini: non solo supera la Countryman, diventando il modello più corpulento mai prodotto dal Marchio britannico, ma raggiunge dimensioni da segmento C.
Addirittura come stazza, motorizzazioni, bagagliaio (360/1250 litri) e prezzi (in attesa delle versioni One, che arriveranno a novembre, l’entry level è a 24.800 euro) è ormai vicina alla Bmw Serie 1, destinata, peraltro, ad acquisire tra un paio d’anni proprio il pianale della Clubman, trazione anteriore compresa. Con questa mutazione, naturalmente, la versatilità aumenta enormemente: dietro due adulti stanno bene anche a livello di testa e gambe e alloggiare in tre sul divano comporta qualche sacrificio ma non è un incubo.
Per sfruttare a dovere lo spazio in più ora ci sono quattro porte laterali vere, quando la passata generazione aveva solo le due anteriori più una terza - piccola e con apertura controvento - sul lato destro. Rimane però il caratteristico portellone a doppio battente che, però, può essere dotato di apertura (non di chiusura) automatica attivabile con telecomando o sfiorando col piede un sensore sotto il paraurti.
E tra gli altri accessori insoliti per una Mini classica ci sono anche lo schienale posteriore frazionato con la formula 40/20/20, i sedili a regolazione elettrica e i controlli separati per la climatizzazione, il sistema di parcheggio semiautomatico e molto altro. E, per dirla tutta, viene introdotto anche l’allestimento Business, studiato per le flotte aziendali, anche se solo in combinazione con le motorizzazioni diesel.
Dalla fine di ottobre la Clubman sarà disponibile in Italia con tre motori: turbobenzina di 1.5 litri a tre cilindri da 136 cv (Cooper) e 2 litri a quattro cilindri da 192 cv (Cooper S); turbodiesel 2 litri a quattro cilindri da 150 cv (Cooper D). Il mese successivo, però, come anticipato, si aggiungeranno l’1,5 litri turbobenzina da 102 cv (One) e l’1,5 litri turbodiesel da 116 cv (One D), entrambi a tre cilindri, oltre al turbodiesel 2 litri a quattro cilindri da 190 cv (Cooper SD). Niente versione John Cooper Works, al momento, ma tra gli optional ci sono svariate personalizzazioni esterne ed interne marchiate JCW, compresi i cerchi da 19”.
Secondo consuetudine Bmw/Mini, alla presentazione internazionale dei nuovi modelli vengono portate solo le motorizzazioni top di gamma, anche se la loro importanza di mercato è relativa, e all’evento Clubman erano disponibili solo le Cooper S, il cui prezzo base è di 28.800 euro.
Il motore da 192 cv, già provato sulle Mini Hatchback è molto vivace ma non brutale, specialmente se abbinato all’ottimo cambio automatico a 8 marce (1900 euro, 2100 con le leve al volante). Col cambio manuale a 6 marce, invece, mostra un po’ più di nerbo. Ha tanta coppia in basso, allunga discretamente bene e ha una certa tonalità sportiva (nella modalità di guida sportiva scoppietta anche in rilascio e simula la doppietta in scalata). Il passo allungato e la regolazione delle sospensioni stemperano un po’ quell’effetto “go-kart” che le Mini hanno sempre vantato, però la reattività rimane buona e lo sterzo è effettivamente più rapido della media.
L’assetto, che a richiesta può essere regolabile, è abbastanza rigido ma non propriamente secco e garantisce un assorbimento accettabile anche quando si viaggia con famiglia al seguito.
MINI Cooper Clubman, test della wagon