Dopo l’uscita di scena della RX-8, il motore rotativo ha proseguito il suo percorso di sviluppo e innovazione tecnica. Dall’idrogeno all’elettrico, con un occhio al futuro
15.04.2020 ( Aggiornata il 15.04.2020 14:24 )
Quella del motore rotativo è una delle epopee motoristiche più intriganti nella storia dell’automotive. Nata dal sogno di un giovane tedesco non ancora ventenne, Felix Wankel, è proseguita grazie all’impegno costante e alla caparbietà di Mazda, nel voler tirar fuori il meglio da questa affascinante architettura, non convezionale e dal carattere prestazionale. Un processo, che iniziato con la Cosmo Sport nel 1967, proseguito attraverso modelli leggendari e innumerevoli vittorie sportive, ha visto il suo exploit con la coupé sportiva RX-7,e successivamente con la RX-8. Non proprio mezzi qualunque.
Arrivato sul mercato nel lontano 1967 è uno dei modelli più iconici della Casa di Hiroshima, nonché il primo ad essere stato equipaggiato col sofisticato motore Wankel
Guarda la galleryLa RX-7, ad esempio, uscita di produzione definitivamente nel 2002, può essere considerata a tutti gli effetti una delle auto sportive più eccezionali della storia. Fra il 1978 e il 2002 ne sono stati prodotti in totale 811.634 esemplari, ben più di qualunque altro modello rotativo. Negli anni, oltre a conquistare tantissime vittorie in ambito racing, le versioni modificate di ciascuna generazione hanno stabilito il record di velocità su terra nella loro classe sul Bonneville Salt Flats, rispettivamente, nel 1978 (FB, 296 km/h), 1986 (FC, 383,7 km/h) e 1995 (FD, 389 km/h).
Ma dopo che il rotativo è stato messo in stand-by con la fine della commercializzazione delle RX-8 (almeno nella sua concezione originaria), cosa rimane dell’esperienza maturata? E cosa promette il futuro? Di fatto lo spirito della RX-7, tramandato poi alla RX-8, ha gettato le basi per molti importanti studi che aprono ad affascinanti sviluppi oltre ad aver portato diverse innovazioni tecniche.
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Tra queste, sicuramente, i motori rotativi alimentati a idrogeno, come quello a bordo della RX-8 Hydrogen RE, capace di funzionare con idrogeno o benzina. Una tecnologia sviluppata per la prima volta nel 1991, che abbinata al motore RENESIS della RX-8, ha dato rinnovato impulso allo studio del motore rotativo in questa modalità priva di emissioni di CO2. Sempre nella stessa direzione è andata la successiva Mazda Premacy Hydrogen RE Hybrid, una monovolume equipaggiata con un motore elettrico e un motore rotativo a doppia alimentazione. Rispetto alla RX-8 Hydrogen RE, grazie allo sfruttamento della power unit a elettroni, l’autonomia di guida in “modalità idrogeno” raddoppiava, passando da 100 a 200 km. Entrambi i modelli hanno avuto piena operatività sul mercato giapponese.
Successivamente, l’azienda ha sviluppato il prototipo Mazda2 EV, in cui stavolta un piccolo motore a singolo rotore è stato utilizzato come range extender per ampliare l’autonomia di un elettrico. Compatto e privo di vibrazioni, infatti, il wankel - fuori dalla consueta orbita di propulsore ad alte prestazioni - si è rivelato perfetto in questo genere di applicazioni. Nello specifico, quella apparsa sulla Mazda2 EV è un’unità da 330 cc in grado di erogare 28 kW a 6.000 giri. Il motore elettrico fornisce la forza motrice, mentre il Wankel, collegato ad un generatore, produce energia per ricaricare le batterie. Una virtuosa sinergia, che in pratica permette, da un lato maggiore autonomia, dall’altro di mantenere la mobilità anche quando la carica si è esaurita.
Ed è proprio basandosi su questa logica di funzionamento, probabilmente, che gli ingegneri Mazda stanno studiando un sistema simile, e incredibilmente evoluto, per l'avveniristica MX-30, il nuovo SUV crossover elettrico che arriverà quest’anno nelle concessionarie.
Video-Prova: Mazda MX-30 in versione prototipo
Le sembianze sono quelle del noto crossover CX-30 ma, dentro, la meccanica è quella elettrica della nuova Mazda MX-30, primo modello 100% a elettroni della Casa di Hiroshima prossimo a sbarcare sul mercato. In occasione del recente Mazda European Technology and Design Forum, abbiamo avuto la possibilità di effettuare una prova a bordo del prototipo equipaggiato con l’innovativo e-skyactiv, motore a elettroni capace di 143 cavalli di potenza massima e 265 Nm di coppia. In dotazione, anche sistemi come la struttura ad anello multidirezionale della scocca e l'e-GVC Plus (versione in chiave elettrica del G-Vectoring Control), che migliorano la precisione in curva, regolando all’occorrenza la frenata e l’erogazione del motore. Il risultato, come sperimentato nella prova pratica, è una piacevole sensazione di stabilità in percorrenza, con un’azione rigorosa, non solo in piano, ma anche in salita e in discesa. La nuova MX-30 arriverà nelle concessionarie a settembre 2020, ma è già ordinabile sul sito mazda.it nella sola versione speciale “MX-30 Launch Edition”, esclusivamente fino al 31 marzo, a un prezzo di listino di 34.900 euro (a cui vanno sottratti gli incentivi statali di 4.000 euro - 6.000, se si rottama un vecchio usato - ed eventuali incentivi regionali) nella colorazione metallizzata monotono Ceramic. Tale versione, studiata per la fase di prelancio, è contraddistinta da equipaggiamenti esclusivi e, inoltre, viene offerta con una wallbox da 7.4kW in omaggio. I dati omologativi e i prezzi del line up definitivo sono attesi dall’inizio della primavera 2020. Il vantaggio per il cliente della versione Launch Edition sarà indicativamente di 2.500 Euro. (Diego D'Andrea)
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