Sul nuovo numero di Auto: negoziare con la Cina sarà la soluzione futura

Sul nuovo numero di Auto: negoziare con la Cina sarà la soluzione futura
Un’Europa sempre più piccola non regge il confronto con i colossi del Dragone. Il punto di Valerio Berruti, che da questo me inizia la sua collaborazione con Auto

di Valerio Berruti

2025.04.07 11:02

Saltata l’alleanza tra Honda e Nissan, i cinesi ringraziano. Un gigante in meno. Le sfide del futuro richiedono, infatti, grandi sforzi economici ed economie di scala: chi è più grande ha molte più chances. E dalle parti di Pechino è tutto più grande. Occhio, quindi, all’offensiva in Europa preparata dalla Cina, prima economia mondiale, primo Paese per produzione di automobili e soprattutto regno incontrastato dell’auto elettrificata. Tanto per capirci meglio, dalle fabbriche del Paese della Grande Muraglia nel 2024 sono usciti 31,28 milioni di veicoli con una crescita del 3,7 per cento rispetto al 2023. Non solo, la Cina è passata da un milione di auto esportate nel 2020 a sei milioni nel 2024.

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Insomma, l’industria cresce anzi si moltiplica. Date un’occhiata al video della fabbrica BYD in costruzione a Zhengzhou che occupa la stessa superficie di una città come Napoli con 80mila operai per ogni turno di lavoro e capirete in un attimo che “il muro contro muro” non può funzionare. Il grande batte il piccolo. Sarà solo una questione di tempo e, dazi o non dazi, presto Marchi e modelli finora sconosciuti (o quasi) riempiranno le nostre strade. Da BYD a Dongfeng Motor pronte ad allearsi con Changan a Chery, Geely, Great Wall, Omoda & Jaecoo e altri ancora.

È possibile dunque arginare una potenza del genere? No. Luca de Meo, numero uno del Gruppo Renault, sostiene che sull’auto elettrica, i cinesi hanno già investito 230 miliardi e «sono partiti dieci anni prima di noi europei e ora questo tempo sembra irrecuperabile». Ecco la sua ricetta: «Nel breve periodo, l’Europa potrebbe ricavare un certo vantaggio costruendo un modello competitivo di cooperazione. Quindi, nessuna ragione di impedirgli di offrire buoni prodotti ma negoziare sempre». Non proprio quello che sta accadendo in Europa. Il problema, poi, è che tutto questo sta accadendo in un momento di forte rallentamento di vendite e che l’Unione Europea, invece di ragionare seriamente sulle cause di questa crisi, continua a discutere sul programma di stop ai motori termici fissato per il 2035 dal quale non si torna indietro, ma forse qualche deroga potrebbe arrivare...

Leggi sul nuovo numero di Auto in edicola dal 12 aprile, o sull'edizione digitale, l'articolo completo a cura di Valerio Berruti. Giornalista, editorialista all’Espresso e fondatore del sito di Car and Friend di auto e cinema, fino allo scorso anno responsabile del settore Motori di Repubblica, da questo mese collabora con noi con la sua nuova rubrica "A passo d'uomo".

 

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