Al Tavolo Stellantis presso la sede di Roma del MIMIT, Urso conferma la fine dell'ecobonus, il dirottamento dei fondo, che saranno aumentati, alle imprese e il rilancio del piano automotive già presentato all'UE
14.11.2024 13:42
Dopo quasi un mese di audizioni parlamentari e aspri scontri politici, con sullo sfondo il taglio di 4,6 miliardi di euro del fondo automotive, si è svolto il Tavolo Stellantis, convocato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Hanno partecipato all'incontro l'azienda, rappresentata dalla vicepresidente della comunicazione di Stellantis Italia, Daniela Poggio, dal responsanbile delle risorse umane e della relazioni industriali, Giuseppe Manca, e dalla managing director, Antonella Bruno, i rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm, Ugl metalmeccanici, Acqcfr, Fismic, Anfia, e le Regioni dove sono presenti gli stabilimenti del gruppo (Piemonte, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Abruzzo, Emilia-Romagna).
Secondo quanto si apprende, il Ministro Urso ha dichiarato: "L’industria automobilistica europea è al collasso. Dobbiamo intervenire subito, subito, subito, come dice anche Mario Draghi nel suo report sulla competitività”. È quanto ha affermato, secondo quanto si apprende, il ministro Adolfo Urso nel corso del Tavolo Stellantis al Mimit, facendo riferimento agli annunci fatti in questi mesi da Volkswagen , che prevede la chiusura di 3 stabilimenti in Germania, di Audi , che dismetterà le attività in Belgio e di importanti aziende della componentistica europea che cesseranno le proprie attività, con il relativo licenziamento di decine di migliaia di dipendenti. "È il momento delle scelte, altrimenti nei prossimi mesi, senza un cambio di rotta in Europa, dopo gli agricoltori anche gli operai bloccheranno le capitali europee e imporranno un cambio di rotta".
Inevitabilmente il discorso è proseguito sull'attualita, ma secondo il Minsitro, la politica estera di Trump e i dazi sulle elettriche cinesi non sono il problema. LEuropa deve cambiare politia industriale e rivedere le regole "Il problema non è Trump e non è nemmeno la Cina. Biden ha alzato i dazi alle auto cinesi al 100%. E la Cina ha investito sul Green deal europeo. Il problema è l'Europa. Noi non possiamo decidere sulle scelte degli USA, quello spetta agli elettori americani. Noi possiamo decidere sulle scelte dell'Europa e siamo obbligati a farlo, tenendo conto della realtà".
"Dobbiamo cambiare da subito la politica industriale nel settore delle auto in Europa. Non possiamo aspettare la revisione prevista alla fine del 2026. Tra due anni non avremo più una industria automobilistica. Dobbiamo farlo subito, nei primi 100 giorni della nuova Commissione. Per questo abbiamo predisposto con il governo della Repubblica Ceca un "non paper" sull'auto che sarà discusso nel Consiglio Competitività del 28 novembre. Giorno dopo giorno aumentano le adesioni. Venerdì prossimo sarò a Parigi, alla trilaterale ITA-FRA-GER delle associazioni nazionali di impresa, e affronterò il tema anche con il ministro e vicecancelliere tedesco Habeck e il nuovo ministro dell’industria francese Ferracci. Mi appello ai sindacati italiani, a Confindustria e all'ANFIA affinché facciate fronte comune con le vostre associazioni europee. È il momento delle scelte. Dobbiamo fare squadra”.
Dunque, la priorità è rivedre il prima possibile il regolamente sui veicoli leggerei che, peri il 2025 impone ai Costruttori di ridurre le emissioni medie di anidride carbonica dai 116 g/km del 2024 a poco meno di 94 grammi. Pena, multe complessive al settore per 15 miliardi di euro: "Dobbiamo rimuovere la follia delle euromulte, che scatteranno dal 1 gennaio prossimo. 15-17 miliardi di euro di sanzioni sulle case automobilistiche. È questo il motivo principale che sta portando alla chiusura degli stabilimenti. Per sfuggire alla tagliola delle multe, le case hanno tre vie, tutte suicide per l'industria: ridurre la produzione di auto endotermiche per scendere sotto la proporzione fissata tra auto elettriche vendute e auto endotermiche; aumentare la vendita di auto elettriche nella propria rete, come sta facendo Stellantis, certificando e vendendo le auto del proprio socio Leapmotors importate dalla Cina; o, in ultima istanza, comprando le quote di crediti Co2 da Tesla . In ogni caso si accelera la crisi della produzione europea. Si condannano l'auto e il lavoro europeo. Una follia che dobbiamo subito scongiurare”.
Infine, sul tema più caldo, quello che riguarda l'Ecobonus, arriva la parola fine: “Gli ecobonus svenano gli Stati ma non risolvono il problema. È come svuotare un oceano con dei secchielli. Quest'anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis, che aveva sostenuto che la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. È accaduto esattamente il contrario e quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell'offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell'automotive. E proponiamo nel nostro "non paper" un piano automotive UE con incentivi alla domanda, stabili e duraturi nel tempo, con risorse comuni destinate ai consumatori europei” avrebbe dichiarato in conclusione il Ministro.
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