Giolito: dalla Multipla alla 500 alla terza Panda, quella dell'era moderna

Il designer di Ancona è come quei campioni del calcio legati a una sola bandiera, un numero 10 la cui carriera è un fedele abbraccio alla Fiat

di Adriano Torre

11.07.2024 ( Aggiornata il 11.07.2024 16:26 )

Dalla sua “matita” sono usciti pezzi da collezione, come la Fiat 500 del 2007, subito proclamata Auto dell’Anno nel 2008, poi World Car Design nel 2009, o la Fiat Multipla, uno dei modelli più significativi e discussi dell’era moderna dell’auto esposto al MoMa come simbolo dell’innovazione. Senza dimenticare lo sviluppo della famiglia 500, come supervisore anche di 500L, una lounge viaggiante per sentirsi come a casa, e 500X dalla pubblicità irriverente quanto geniale… Roberto Giolito è come quei campioni del calcio legati a una sola bandiera, un numero 10 la cui carriera è un fedele abbraccio alla Fiat dove è entrato nel 1989 e dove è diventato nel 2007 Responsabile dello Stile dei marchi Fiat e Abarth. Una carriera prestigiosa, un designer dalla capacità innovativa spiccata e lungimirante, l’uomo dei grandi cambiamenti in nome della praticità e della semplicità di vita. Non a caso ha firmato con il suo staff (ci tiene a dirlo…) la terza generazione di Panda, quella che ha praticamente rotto con il passato prendendone le distanze per garantire continuità di successi e un salto nella modernità. “Un progetto di cui andiamo fieri, su cui all’epoca si era investito molto per innovare e per mantenere a lungo la competitività e il ruolo, il tempo ha poi dimostrato la validità ancor attuale di quel progetto in cui credevano tutti, dal management allo staff, alla forza lavoro”.

Nuova Fiat Grande Panda avvistata a Torino

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Fiat Multipla, un colpo di genio

In Fiat lo aveva voluto Dante Giacosa

In un discorso tipologico professionale mi sento nella scia professionale di Dante Giacosa, il vero impegno del design è quello di guardare e andare avanti, la premessa è doverosa per spiegare che vado alla ricerca di nuove interpretazioni”. E la sua prima interpretazione personale fu un successo, un vero colpo di genio: disegnò personalmente la Multipla. “La Multipla è il risultato della mente aperta dell’azienda, l’open mind di essere viventi e pensanti. Il monovolume di segmento C si era già palesato sul mercato ed era nell’interesse di Fiat di modulare una piattaforma costruita diversamente. Fu un progetto entusiasmante per tutta la compagine composta da grandi personaggi di valore professionale e da un management attento e interessato”.

Se l’arte è oggetto di discussione, anche la Multipla è stata e resta un argomento che divide. Ma la Multipla di Giolito è finita al MoMa di New York…

Perché rappresentava un nuovo linguaggio automobilistico, un disegno industriale italiano, sorprendente per la concretezza, capace di proporre un nuovo linguaggio, richiedeva un’apertura mentale che non badava alle convenzioni. Un monovolume con più spazio a bordo, nuove soluzioni con spazio meccanico di sotto, realizzato con il minimo dispendio energetico. Certo, piace o non piace, ma aveva soluzioni come la scocca telaio in acciaio piegato rivoluzionaria ancor oggi, la plancia della top interessante in tessuto e cellulosa. E poi una varietà di motorizzazioni, con un diesel JTD che ha fatto godere, metano benzina, persino ibrida ma non interessava… Il MoMa l’ha premiata come prodotto dell’ingegno ed esposta come simbolo di cambiamento anche sul piano della sostenibilità nell’ambito del processo produttivo. Cambiare è importante nella vita…”.

La nuova Fiat 500 e la terza generazione della Panda

Nel 2007 Giolito disegna la nuova Fiat 500, il cui successo è storia moderna e il designer diventa responsabile dello stile dei marchi Fiat e Abarth che lo porta a dirigere lo stile della nuova Fiat Panda, la terza generazione. Una Panda sviluppata nella scia della precedente “fatica” professionale del designer nato ad Ancona, laureato a Roma e cresciuto a Torino.

La squadra aveva già lavorato sulla nuova 500 da cui era nata la spinta per operare sulla evoluzione della Panda. La seconda generazione di Panda, quella del 2003, è stata una palestra di evoluzione verso la realizzazione della 5 porte. Una esperienza fondamentale servita per migliorare l’autotelaio, accorciando il frontale, la riduzione dello sbalzo davanti le ruote anteriori…Ci si doveva adattare con materiali più convenzionali, dovevamo creare un’auto migliore dal punto di vista qualitativo, agendo un po’ da progettisti software, lavorando sulla compatibilità, testando e riprovando”.

Con un risultato finale eccellente, una Panda trasformata e moderna.

Perché comunque quella Panda era un insieme di cambiamenti, la forma più smussata, lavorando sulla resistenza delle superfici, il disegno dell’abitacolo verso l’esterno. Il cruscotto rappresentava l’evoluzione della specie, una plancia completamente ridisegnata, la cornice delle bocchette per canalizzare l’aria erano un pezzo estetico di pregio, una cornice anulare ispirata all’anello della pista del Lingotto per racchiudere le bocchette, la vetratura studiata per garantire una vista continua a 360°. E’ stato un lavoro unico perché già prefigurava la 4x4 e la Cross, praticamente nate tutte assieme, un progetto fresco, coesione tra esterno e interno, una famiglia ricordando la versione furgoncino adottato dalle Poste, o la Cross super accessoriata con la variazione griffata K-Way che aveva quelle cinture iridate e non costava molto, circa 10-11 mila euro”.

Un pregio?

Lo spazio e il modo in cui Panda ti permette di viverlo, perché Panda è uno spazio libero da riempire a proprio piacimento, come si vuole e con quello che più piace o serve. Lo spazio come semplicità e praticità d’uso ma questo non significa che sia vuota, povera o elementare perché nasce da un pensiero sofisticato”.

Un pensiero a distanza?

Fiero della Panda, in tutto, anche per la presentazione  a livello… fumetto, una storia raccontata per immagini, il finestrino laterale posteriore più grande che si “mangiava” un pezzo di finestrino… un modo particolare e moderno di comunicare il lavoro che era alle spalle della realizzazione della vettura. Se ci pensiamo bene, quel modo di illustrare è rimasto nel modo di comunicare di Fiat, raccontare per immagini…”.

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