La mitica Fiat Panda, quel fedele “mulo” che arriva ovunque e non invecchia mai

La mitica Fiat Panda, quel fedele “mulo” che arriva ovunque e non invecchia mai

La Panda, nei ricordi di chi vi scrive, è arrivata un po’… tardi, quando l’esperienza di guida era già passata attraverso modelli storici di Fiat, in primis la vecchia 500 nel 1975, poi la 127 e la 128 tanto per intenderci...

di Adriano Torre

11.07.2024 ( Aggiornata il 11.07.2024 08:31 )

Ho la fortuna di percorrere quasi quotidianamente le affascinanti strade della collina torinese, su cui sfrecciavano le auto dell’Avvocato Agnelli in destinazione Villa Frescot, dove si ammiravano le elaborate creature firmate da Pininfarina: l’elenco dei frequentatori delle strade delle ciliegie, delle alternative per passare da Moncalieri a Gassino senza toccare la città o la tangenziale, sarebbe troppo lungo. Ancor oggi su queste strade nervose e ammalianti si ammira il meglio dell’estetica automobilistica, capolavori di carrozzeria evoluta e tecnologia d’avanguardia, modelli unici con guidatori d’eccezione (come Andrea Levy, non solo). Ma quella che non manca mai, quella che non si stanca di andare avanti e indietro a dispetto della sua compattezza, tra curvosi tracciati con salite che si spingono fin oltre i 700 metri come un serpentone che sovrasta il Po, ebbene è lei, la mitica Fiat Panda. Ne vedi passare di ogni età, ma gli “anziani” torinesi, quelli nati e cresciuti in collina, sul “frigorifero a 4 ruote” come l’ha definita Giorgetto Giugiaro, il papà stilista che l’ha disegnata, non l’hanno mai venduta. Anzi se la tengono stretta, la fanno riparare, si procurano e tengono nel garage di casa anche eventuali pezzi di ricambio, via via sempre più introvabili se ci si riferisce in particolare alla prima edizione della piccola di casa Fiat.

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La migliore palestra al traffico cittadino

Un motivo c’è, anzi più d’uno: con il suo aspetto squadrato e semplice, con la sua solida leggerezza, la Panda è come un fedele “mulo” che arriva ovunque, scala, cammina senza esagerare nel passo, va avanti quando gli altri si fermano, come accade proprio sulla collina torinese, quando le nevicate o il maltempo mettono in difficoltà molte vetture di ogni generazione su strade che si riempiono rapidamente di fango e pietre. Anche perché sulla collina torinese molti interni o derivazioni sono caratterizzati da sterrato finale. Fantasie popolari? No, pura realtà.
E poi, Panda, per moltissimi torinesi, è anche la prima vettura della gioventù, quella che i papà mettevano in mano ai figli, vuoi per necessità, contenendo i costi, vuoi per continuità, ma anche perché era la miglior palestra di avviamento al traffico cittadino: non dava nell’occhio, non creava difficoltà, non pretendeva nemmeno troppa attenzione. E consumava poco.

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Fiat, l'auto dei torinesi

La Panda, nei ricordi di chi vi scrive, è arrivata un po’… tardi, quando l’esperienza di guida era già passata attraverso modelli storici di Fiat, in primis la vecchia 500 nel 1975, poi la 127 e la 128 tanto per intenderci. Una storia a lungo…. monomarca perché Fiat era l’auto dei torinesi, orgoglio d’Italia. Panda ha esordito in sordina, forse effetto del tipico distacco sabaudo (una velata diffidenza sempre utile...), ma ci ha messo poco tempo per essere apprezzata e divulgata, adottata come ideale mezzo di lavoro e di spostamento anche da noti professionisti, primi a intuirne i valori. Insomma, il “frigorifero di Giugiaro” promosso da ingegneri, avvocati e professionisti vari, vinta la diffidenza iniziale e superata un’etichetta snob, divenne una sorta di rivincita popolare, l’auto per accedere a una mobilità semplice e necessaria, la… “spesa da affrontare per restare al passo coi tempi, un sacrifico utile”: al lancio si poteva acquistare con 3.970.000 lire, mentre un kg di pane costava circa 850-1000 lire, il latte circa 500 lire al litro e un caffé al bar 250 lire… Oggi, però, Panda ha acquisito un valore impensabile nel mondo del collezionismo. Un vero affare per chi l’ha tenuta o comprata in tempi non sospetti.

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