I combustibili green sono nell'occhio del ciclone in questi giorni: qual è il migliore? Convengono realmente?
30.03.2023 ( Aggiornata il 30.03.2023 09:34 )
C’è ancora luce per il motore a scoppio? La scintilla negli ultimi giorni è arrivata da un dualismo, per ora, teorico tra e-fuel e bio-carburanti.
Due soluzioni per continuare a fare girare a impatto ambientale bassissimo (e a vendere) le auto a motore endotermico anche dopo la fatidica data del 2035 sancita dalla Unione Europea.
Che ha trovato al momento uno spazio solo per i primi. Tra i due combustibili ci sono differenze sostanziali. Eccole.
Chiamato anche carburante sintetico, perché si tratta di un prodotto chimico risultato della combinazione tra idrogeno e anidride carbonica. Il primo viene ricavato per elettrolisi dall’acqua, scomposto dall’ossigeno, richiedendo un apporto notevole di energia, che dovrebbe essere rinnovabile. Quindi solare, geotermica, idrica, eolica o mareomotrice.
Un processo a zero emissioni, per sottrazione: viene emessa nell’ambiente la stessa quantità di CO2 assorbita durante il processo di produzione dell’e-fuel. Conto pari, in sostanza e consentono di eliminare le emissioni di particolato.
Inoltre il carburante sintetico può essere miscelato con benzina o gasolio per renderli meno impattanti, oltre a essere perfetto per la distribuzione nelle attuali stazioni di servizio. Nessuna modifica alle infrastrutture.
I più conosciuto al momento sono il bioetanolo e il biodiesel. Sono un risultato della produzione delle biomasse, ovvero sono generati dagli scarti di materia organica di animali, vegetali, come scarti di colza, mais o soia, rifiuti organici e residui.
Il bioetanolo nasce dalla fermentazione delle biomasse e in piccola percentuale, circa il 5%, è utilizzato nella benzina. Possono anche essere prodotti da alghe marine, e microalghe.
Il biodiesel invece viene generato dalla transesterificazione, ovvero da olio vegetale, grasso animale e altri scarti di grasso che sono posti a reazione con un alcol che porta alla generazione di un carburante grezzo che poi viene raffinato. I bio-carburanti rientrano nella economia circolare, e consentono un potenziale abbattimento di anidride carbonica che va attualmente dall’80 al 100%.
Gli e-fuel, cui la UE ha dato credito, necessitano di molta acqua, altro elemento sempre più prezioso, per la produzione.
E il prezzo, sulla carta, non è alla portata di moltissimi. Si teorizza, se dovessero essere commercializzati oggi, un costo tra i 10 e i 20 euro al litro.
Le proiezioni di un allargamento della produzione, resa anche meno costosa dai progressi tecnologici e con incentivi governativi, potrebbero farlo scendere fino a circa 2,8 euro al litro.
I bio-carburanti invece necessiterebbero di enormi superfici agricole dedicate alla loro produzione. Con rischi ancora superiori di una deforestazione già troppo elevata a livello globale.
Posto anche il bilanciamento non perfetto di emissioni/riassunzioni di CO2, bisogna tenere conto che le priorità, di alimentazione e non solo, sarebbero primari. In Italia il costo di fabbricazione del biodiesel è più alto di quello del gasolio, ma inferiore, di molto, a quello teorico degli e-fuel.
Il biodiesel c’è da tempo, oggi nella sua forma più virtuosa. Da febbraio ENI ha messo in commercio il suo biodiesel, Hvolution, realizzato al 100% da materie prime rinnovabili e al momento distribuito in 150 stazioni di servizio.
Gli e-fuel attualmente non sono disponibili per i privati. Al momento Porsche , in Cile, la nazione sudamericana punta molto su questo carburante e sull’idrogeno verde, con Siemens,
Enel e HIF Global, ha operativo il suo stabilimento di CO2. Che punta ad arrivare ad una produzione di 550 milioni di litri annui per il 2027, una cifra bassa in valore assoluto.
Si tratta, per entrambe i combustibili, di numeri ancora molto piccoli. Concawe, divisione della della European Fuel Manufacturers Association, quindi gli stessi produttori di carburanti, stima che proprio nel 2035 gli e-fuel possano soddisfare il 3% della domanda di carburante. Una nicchia.
Ma soprattutto, stando ai piani industriali di molti Costruttori che prevedono di abbandonare i motori termici prima del 2030, la stessa Porsche ha fissato per quella data l’80% della produzione dedicata alle auto elettriche, quanto a lungo termine saranno considerati utili e profittevoli?
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