Strategie parallele: i poliziotti di Wolfsburg

Strategie parallele: i poliziotti di Wolfsburg

Mentre il n.1 di Volkswagen Schäfer continua a spingere l'elettrico (10 nuovi modelli a batteria entro il 2026, uno a 25mila euro), il CEO del gruppo Blume conferma di guardare con interesse agli e-fuels. Insieme tutelano il futuro green e il presente ancora (a lungo) termico

di Pasquale Di Santillo

21.03.2023 16:39

La politica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo funziona ancora. Anche quando non si sta interrogando un presunto colpevole. E anche quando non si parla di reati o confessioni da estorcere ma si deve tutelare una strategia aziendale che non è mai facile da portare avanti. Tantomeno se riguarda l’automotive nell’attuale sfigatissima contingenza, tanto più se coinvolge un Gruppo gigantesco come il tedesco Volkswagen che certo non può permettersi di sbagliare un colpo dopo tutti gli stravolgimenti degli ultimi mesi e soprattutto dopo i colossali investimenti fatti sull’elettrico e sull’elettrificazione delle molteplici gamme del Gruppo di Wolfsburg.

L’uscita più o meno improvvisa (leggi defenestrazione) del paladino delle batterie a tutti i costi, il vecchio CEO VW Herbert Diess, sostituito da Oliver Blume, decisamente incline a vedere il problema della transizione energetica in maniera più obiettiva, aveva indotto molti a immaginare se non proprio una retromarcia, quantomeno una certa revisione delle strategie produttive del colosso tedesco. Niente di più sbagliato, piuttosto, la pianificazione industriale si è arricchita di un modo di ragionare ancora più articolato. E la “real politik” di Wolfsburg così ora procede lungo due binari paralleli, forse destinati a incontrarsi alla fine del percorso.

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Da una parte il CEO di Volkswagen, Thomas Schäfer (ex n.1 di Škoda, nella foto) che spinge sull’acceleratore dell’elettrico annunciando 10 nuovi modelli elettrici entro il 2026, l’arrivo imminente di una Volkswagen a 25.000 euro e di un’altra, un po’ più avanti, a 20.000 euro. Dall’altra, il nuovo CEO del Gruppo, appunto Blume, che, coerentemente a quanto sempre dichiarato, punta sugli e-fuels, i carburanti sintetici, assolutamente non disgiunti dall’e-mobility, ma elementi complementari di una strategia complessiva. Al netto della diversità di vedute tra i due manager (Schäfer ha pubblicamente dichiarato che non ritiene gli e-fuels un’alternativa all’elettrico in quanto antieconomici), è evidente come la politica dei due poliziotti, a prescindere dai... modi, intenda alla fine raggiungere lo stesso risultato. E cioè mettere in condizione il Gruppo VW di continuare a essere competitivo in termini di volumi di vendite come di profitti, anche nel pieno della tempesta perfetta, tra crisi di forniture di semiconduttori, materie prime, cablaggi e acciai vari, figli della guerra in Ucraina.

Quindi, barra ferma sull’elettrico per dare un senso agli investimenti ma anche grande attenzione ai motori endotermici e alle soluzioni più corrette per renderli sostenibili. Visto che, come sostiene lo stesso Schäfer, e come sanno tutti, fatta eccezione per i burocrati dell’UE, "...il parco circolante delle auto con motori termici esisterà per molti anni anche dopo lo stop del 2035".

Piuttosto, era e resta preoccupante l’immobilismo dell’UE che, a fronte di tutto il pacchetto fit for 55 non riesce a mettere in atto una politica di sostegno nei confronti delle aziende automobilistiche, come ad esempio ha fatto Biden negli Usa con l’”Inflation Reduction Act” che offre ai Costruttori incentivi per investire, dopo aver difeso la produzione nazionale. Aspetto sottolineato in maniera polemica da Schäfer: "In UE, invece, vediamo solo regole obsolete e burocratiche in materia di aiuti di Stato". Chissà se dopo le festività qualcuno a Bruxelles riuscirà a scuotersi dal torpore del letargo.

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