In viaggio da Shenzen a Chongqing, in Cina, per conoscere il potenziale della fabbrica delle blade battery ora fornite anche a tesla e Toyota
03.08.2023 10:23
Tre lettere, un impero. Un impero costruito sulle batterie, dei cellulari come delle auto. Prima le batterie “normali”, cui siamo abituati, adesso quelle più leggere, sicure, capacitive e meno costose. “La Cina è vicina”, si diceva una volta. Ora è il caso di aggiornare quel modo di dire con: “la Cina è già qui”. Perché, dopo aver conosciuto da vicino l’universo BYD, l’unica cosa che ci sentiamo di consigliare a buona parte del mondo produttivo - e ci limitiamo all’automotive europeo, sia chiaro - è una resa onorevole. Dove per resa onorevole intendiamo la consapevolezza di non poter competere con un gigante che vive, respira, lavora e produce all’interno di un altro hypergigante a ritmi e con un modello inesportabile in Europa e forse in nessun altro Paese al mondo.
Abbiamo sempre pensato si potesse trovare una strada per lottare, per difendersi da questo strapotere. Sbagliavamo. A lottare con i giganti, quando non si è Davide e nemmeno biblicamente corretti, si rischia solo di perdere, facendosi molto male. Così, l’incredibile viaggio tra Shenzhen e Chongqing, alla scoperta di cosa c’è dietro quelle tre lettere che costituiscono l’impero BYD, ci ha convinti che l’unica strada, come insegnava il saggio Machiavelli, è allearsi con chi è più potente e forte di te.
Che poi è lo stesso messaggio che avete potuto leggere a inizio magazine con l’intervista al CEO di Stellantis, Carlos Tavares, chiaramente incamminatosi nella direzione della “cooperazione”, come unica strada per la salvezza, per la sopravvivenza , per non parlare della partnership di Renault con la cinese Geely. Appunto.
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