Poche settimane fa s'è conclusa l'edizione numero 83 del
Montecarlo, uno dei
rally più celebri di sempre e che tutti conoscono. Ma forse non tutti ricordano che una
scatoletta lunga tre metri, con un motore infinitamente più stanco di quello dei rivali, il “Monte” l’ha vinto per ben tre volte: nel
1964, 1965 e 1967.
Proprio così, nel curriculum della
Mini c’è anche questo, oltre ad aver “inventato” il
motore trasversale e ad aver creato un
mito automobilistico che oggi è più forte che mai, sebbene sotto spoglie ben diverse. Un’icona su quattro ruote che è nata nel
1961 e che, con le stesse fattezze, ha campato fino al 2000, appena quindici anni fa.
Ecco, dunque, che vi proponiamo la più nuova delle vecchie Mini: una
Cooper del 1997, in servizio finché non è arrivata la
Mini che conosciamo oggi, dotata tra l’altro dello
Sports Pack, che le conferiva un aspetto ancor più aggressivo. Questo modello è significativo perché si tratta appunto della
più moderna interpretazione del concetto originario. Intanto è la prima ad essere marchiata soltanto
Mini, perché nel corso della sua storia è stata prodotta sotto i nomi più disparati:
BMC, British Leyland, Innocenti, Morris, Austin, Rover. Alle soglie del Duemila i marchi
Rover e Mini erano già sotto l’egidia BMW e dunque si stava preparando il terreno all’arrivo del nuovo modello.
Poi quella Mini era stata resa al passo coi tempi (più o meno...) in termini di sicurezza e tecnologia. Nel primo caso un bene, nel secondo un po’ meno e adesso vi spieghiamo perché. Con questa Mini si viaggiava un po’ più al sicuro grazie all’introduzione dell’airbag, delle barre antintrusione nelle portiere e delle cinture di sicurezza con pretensionatore. Per contro, gli aggiornamenti al propulsore necessari per rientrare nelle norme antiinquinamento hanno smorzato parecchio il carattere.
Il piccolo 4 cilindri 1.3, che in quest’ultima variante era dotato di iniezione twinpoint anziché single point, è stato dotato di
catalizzatore a tre vie e sebbene la
potenza fosse rimasta invariata (63 cv), il rendimento risultava un po’ soffocato. Lo dimostrano i nostri rilevamenti strumentali, con
valori di velocità e accelerazione che non erano certo da strapparsi i capelli.
Per fortuna che l’agilità e il piacere di guida, invece, restavano quelli di sempre. Con un peso effettivo di 740 kg, un passo di 2 metri e ruote da 13” con pneumatici 175/50,
in mezzo alle curve questa Mini era un vero spettacolo. Certo, c’era pur sempre da fare i conti con la posizione di guida anomala (tipo autobus, col volante quasi orizzontale e la pedaliera disassata) e con un impianto frenante ancora privo di ABS, ma il carattere che aveva questa Mini era fantastico: piatta, rigida (ammortizzatori Koni, con lo Sports Pack), reattiva e sovrasterzante a ogni rilascio del gas.
Mini Cooper Sports Pack
Un vero godimento d’altri tempi che ancora oggi ha il suo fascino. Tant’è che le Cooper Sports Pack, prodotte fra il 1997 e il 2000, hanno quotazioni piuttosto elevate: da un minimo di
7.000 fino a oltre 13mila euro.
Mini Cooper Sports Pack - scheda tecnica