Barcellona - La Baleno, che riprende un nome già utilizzato dalla Suzuki tra il 1997 e il 2005, è una vettura appartenente alla parte alta del segmento B, con dimensioni equivalenti a quelle delle concorrenti più “fisicate”, mentre i prezzi dovrebbero rivelarsi decisamente concorrenziali. Il listino verrà ufficializzato più avanti, dal momento che la commercializzazione italiana inizierà in marzo, ma più che su un prezzo vantaggioso in assoluto, Suzuki Italia si dice intenzionata a puntare su un rapporto particolarmente favorevole tra la cifra d’acquisto e la dotazione, che si prospetta molto ricca per tutte le versioni, quindi non bisogna aspettarsi livelli da discount, sebbene l’auto sia prodotta in India. Un’indicazione di massima può però venire dalla scelta di rendere ordinabile solo sul web dal primo dicembre una versione speciale, denominata appunto Web S, in allestimento full optional, con alcune caratterizzazioni sportive specifiche e il motore top di gamma, a 15.900 euro.
A rigore di logica la Baleno sembrerebbe sovrapporsi alla sorella Swift (prezzi da 12.100 a 19.660 euro) che, però, è più corta di 15 cm, ha una capacità di carico più contenuta e un’impostazione meno familiare. La linea della Baleno è anche più tradizionale e meno personale rispetto a quella della sorella, ma sicuramente più trasversale, coerentemente con l’impostazione dell’auto. L’interno è davvero ampio e dietro si viaggia discretamente comodi anche in tre, potendo contare su una buona dose di centimetri sia per le gambe che per la testa.
Il bagagliaio, poi, è al vertice della classe, con una capacità minima di 355 litri, cioè ai livelli di una berlina di categoria superiore, mentre la massima non è stata dichiarata. Lo stile interno è abbastanza sobrio, a parte l’andamento della console centrale a V, con un leggero effetto manga, che riprende la forma della calandra. Plastiche e rivestimenti sono di tipo economico e non molto pretenziosi al tatto, ma danno una sensazione di robustezza. Per contro c’è un’attenzione insolita per la categoria agli aspetti tecnologici: volendo è possibile avere cruise control attivo con radar e frenata automatica, navigatore in plancia con touch screen da 7 pollici e i protocolli Apple CarPlay e Mirror Link per far dialogare il sistema di infotainment con gli smartphone.
Di serie fin dall’allestimento base ci sono addirittura i fari allo xeno e 7 airbag, oltre al climatizzatore manuale e ai cerchi in lega. La strumentazione, poi, fornisce dati inusuali, solitamente riservati ai modelli sportivi, come le accelerazioni longitudinali e trasversali e la quantità momentanea di coppia e potenza utilizzate, oltre a informazioni di vario genere su condotta di guida e consumi Dal punto di vista meccanico, la Baleno nasce su una piattaforma completamente nuova e alleggerita, che mantiene il peso tra 865 e 980 kg secondo la motorizzazione e arriverà in Italia solo con motori a benzina, tutti tecnologicamente piuttosto avanzati. Alla base c’è il quattro cilindri 1.200 DualJet da 90 CV con due iniettori per cilindro, disponibile anche nella versione microibrida SHVS, vale a dire con un piccolo motore elettrico/alternatore che serve per l’avviamento ma fornisce anche energia supplementare in fase di spunto e per ridurre i consumi, però non permette di muoversi a emissioni zero. Il sistema è alimentato da una batteria al litio sottile e leggera come un laptop, sistemata sotto il sedile posteriore, che accumula l’energia recuperata in frenata.
Al vertice della gamma, poi, c’è il tre cilindri 1.000 turbo BoosterJet a iniezione diretta da 111 CV. Non è invece previsto un diesel che, secondo i vertici di Suzuki, vista la complessità delle modifiche necessarie per rispettare la normativa Euro 6, avrebbe comportato un innalzamento del prezzo di 2.500 euro, incompatibile con il profilo economico dell’auto. Una curiosità: nella gamma per il mercato interno indiano, dove le normative antinquinamento attuali equivalgono più o meno alle nostre Euro 4, la Baleno diesel esiste eccome e monta il 1.300 MultiJet della Fiat. Alla presentazione internazionale della Baleno abbiamo potuto provare il motore sovralimentato, abbinato al cambio automatico a sei rapporti (offerto in alternativa al 5 marce manuale) e il 1.200 microibrido. Il primo è decisamente potente e permette prestazioni elevate (la Suzuki per ora dichiara solo 200 km/h di velocità massima). L’erogazione è molto lineare e si fatica a percepire le capacità prestazionali, salvo poi ritrovarsi in autostrada largamente e pericolosamente al di sopra delle andature consentite. Ai regimi più altri emerge una certa rombosità, mentre alle andature normali anche la sonorità metallica caratteristica dei tre cilindri risulta attenuata.
Il cambio automatico a 6 marce è piuttosto rapido e può essere pilotato manualmente solo tramite le leve al volante, non col joystick. La Baleno 1.200 DualJet SHVS ha una piacevolezza diversa: la spinta del motore elettrico non è percepibile da subito, ma col tempo si finisce per apprezzare la risposta del motore nell’uscita dalle curve strette e nelle riprese da bassa velocità, che è più pronta rispetto a quella che ci si aspetterebbe da un motore aspirato di questa classe. In questo caso il cambio è solo manuale a cinque marce, mentre sulla 1200 DualJet standard sarà disponibile a richiesta anche un CVT. In entrambi i casi la dinamica è buona, seppure influenzata dalla regolazione confortevole delle sospensioni, e l’aspetto meno gradevole è lo sterzo, che ha una pesantezza piacevole, quasi sportiva, ma è poco omogeneo e manca un po’ di sensibilità.