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Dieselgate Volkswagen, inizia il processo a Winterkorn

© Lapresse / Actionpress

Si è aperto il processo in Germania a caruci di Martin Winterkorn, ex capo del Gruppo Volkswagen tra il 2007 e il 2015, al quale la giustizia tedesca muove tre capi d'accusa. 

Un procedimento che avrà 89 udienze, tante ne sono state programmate dalla Corte regionale a Braunschweig, aperto dalle dichiarazioni della difesa e dello stesso Winterkorn, a rigettare ogni addebito.

La posizione di Winterkorn, 77 anni, è oggetto di un procedimento a sé rispetto ad altri manager del Gruppo Volkswagen. Un processo che lo vede imputato per frode, tardiva comunicazione ai mercati e false dichiarazioni rese a un'indagine parlamentare in Germania, nel 2017, sul caso dieselgate.

Accuse datate secondo la difesa

La vicenda esplose nel 2015, portò Winterkorn alle dimissioni da a.d. del Gruppo Volkswagen e, nella più ampia visione sull'industria dell'auto e le strategie degli anni successivi, può considerarsi lo spartiacque dal quale è nata l'accelerazione verso la mobilità elettrica.

Il dieselgate divenne il fatto per muovere una campagna irrazionale e ingiustificata di demonizzazione del motore a gasolio.

Nel rigettare le accuse, i difensori di Martin Winterkorn hanno avanzato una linea basata su addebiti iscritti anni fa (nel 2019) e con successive informazioni acquisite. 

"La questione del diesel dovrebbe essere finalmente conclusa - almeno per quanto riguarda il nostro cliente - nove anni dopo l'inizio dei fatti. Il nostro cliente vorrebbe anche potersi lasciare alle spalle la questione”, la dichiarazione dei legali, riportata dallo Spiegel.

Il presidente del CdA non è responsabile per frode

Winterkorn, in una dichiarazione spontanea, ha contestato la responsabilità dell'a.d. sul controllo di questioni strettamente tecniche come fu lo sviluppo del defeat device.

“La persona a capo di un'organizzazione è responsabile della sua gestione e supervisione”, ha detto il legale di Winterkorn, Felix Dörr. “Se commette degli errori, è responsabile nei confronti dell'organizzazione, ma non è necessariamente perseguibile per frode a danno dei clienti o degli investitori dell'azienda. Perché ciò avvenga, l'accusa dovrebbe aver raccolto così tanti fatti da avere almeno il 50 più uno per cento di probabilità di condanna. Siamo ben lontani da questo”.

Nessuno stop alle irregolarità

In realtà, l'accusa non è legata all'aver sviluppato il dispositivo di alterazione delle emissioni inquinanti in fase di omologazione, quanto al non averne impedito l'utilizzo una volta avuta conoscenza. Nove milioni di veicoli venduti, irregolari, tra USA ed Europa.

Secondo le carte depositate dalla pubblica accusa, risalirebbe al maggio del 2014 un carteggio sul superamento dei limiti delle emissioni inquinanti delle auto diesel omologate negli USA, tra 15 e 35 volte oltre il valore reale.

Inoltre, l'accusa indica un incontro con altri manager di Volkswagen nel luglio del 2015, sulla vicenda poi diventata dieselgate e i rapporti con l'ente californiano responsabile per la protezione della saluta pubblica, CARB. Meeting nel quale, secondo quanto riporta Automotive News tra il materiale presentato dall'accusa, vi è una presentazione con un passaggio dal titolo "Cosa il CARB non sa ancora". 

Nel corso della prima udienza, Winterkorn ha dichiarato di non essere stato coinvolto nello sviluppo e utilizzo del software illegale e di non essere "uno sviluppatore di motori, né uno specialista in trattamento dei fas di scarico. Non solo un esperto software che ha avuto a che fare con i sistemi di controllo dei motori e della pulizia dei gas di scarico".