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Pagani Utopia, l'esaltazione della meccanica

Cos’è l’utopia? “Lei è all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”. Queste parole dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, sono la definizione perfetta per la nuova creazione di Horacio Pagani.

Emozioni manuali

In un mondo di filtri elettronici ed elettrificati, a cosa serve una hypercar con motore V12 biturbo da 864 cavalli e cambio manuale? A non smettere di provare emozioni per le prestazioni che la meccanica pura può ancora regalare. Nel mondo ideale di Horacio, la Pagani Utopia non è solo una perfezione verso la quale tendere, ma è un oggetto realissimo. Il terzo progetto della factroy di San Cesareo sul Panaro, dopo Zonda e Huayra, è il frutto di 6 anni di sviluppo, fatto anche ascoltando le richieste della propria clientela, desiderosa di avere una vettura più leggera, semplice votata al piacere di guida.

Rapporto tra elemento e la sua funzione

E allora il focus del progetto si è concentrato sul togliere, più che aggiungere a partire dalla rinuncia all’elettrificazione per risparmiare peso sulle batterie, per poi mettere al centro le prestazioni, dettate dal V12 abbinato a un cambio manuale robotizzato a sette marce: semplicità e leggerezza, la base della ricetta per la felicità al volante.

Stesso principio usato per disegnare gli esterni. La Pagani Utopia ha forme che si ispirano alle Pagani del passato, ma con una linea di carrozzeria semplificata, pulita dalla maggior parte delle appendici aerodinamiche tipiche di altre hypercar. Un concetto di minimalismo applicato alla massima efficienza aerodinamica, raggiunto incorporando nella proprie forme la funzione di determinati elementi per avere maggiore deportanza e minore resistenza all’avanzamento.

Resta l’avanzatissima aerodinamica attiva della Huayra, ma qui è più discreta. Non mette in mostra flap a controllo elettronico, ma è il frutto di anni di studio della gestione dei flussi combinati con gli ammortizzatori a controllo elettronico, che garantiscono un comportamento dinamico ottimale in tutte le condizioni di guida. Ed ecco, quindi, come il vento ha disegnato la forma del frontale caratterizzato dai fari carenati che, assieme agli specchietti quasi sospesi, contribuisce a far incanalare i flussi suoi canali scavati nella fiancata di un corpo vettura compatto, per poi essere imbrigliati dalle ali attive posteriori.

Coda, poi, dominata dal tratto distintivo tipico di ogni Pagani, lo scarico a quattro terminali alto, al centenario del posteriore.

Il cambio è un'opera d'arte

L’abitacolo, poi, è un ambiente rivoluzionario. Ogni elemento è ricavato dal pieno e anche qui è quello che manca a saltare nell’occhio ed è il piacere di guida ad essere messo al centro.

Manca il display dell’infotelematica, l’unico schermo è quello del quadro strumenti e il protagonista è il cambio manuale, con i leveraggi a vista: talmente bello da essere una scultura da museo, come celebrazione della meccanica pura. Cambio che, come detto, è un manuale robotizzato a sette marce, realizzato assieme alla Xtrac, capace di gestire i 1.100 Nm di coppia del propulsore.

La Pagani Utopia resta, però, raggiungibile per pochissimi: il prezzo è di 2,15 milioni di euro, tasse escluse, con prime consegne previste ad aprile 2023