        In un panorama co&igrave; affollato di Suv come quello, sono pochi i modelli che possono vantare odierno una personalita? davvero distintiva. Per uscire un po&rsquo; dal coro, a volte non c&rsquo;e? niente di meglio che guardare ai Marchi tradizionali, capaci di unire a raffinatezza e tecnologia anche un po&rsquo; di sano spirito di una volta, magari condito da capacita? off-road sopra la media. Per chi cerca questo, un modello come Jeep Grand Cherokee e? la risposta ideale da circa 30 anni, anche se quelli piu? datati oggi sono soprattutto roba da cultori del Marchio e appassionati di fuoristrada. Facendo ricerche online, infatti, i piu? vecchi che saltano fuori sono della prima generazione (ZG) di meta? anni &rsquo;90, non soltanto con il contestato motore 2.5 TD della VM (poco potente e con problemi di affidabilita? non tutti dovuti al produttore) ma anche benzina sei cilindri 4.0, V8 5.2 e persino qualche sontuoso V8 5.9 Limited LX, ma i chilometraggi sono largamente sopra i 200.000 km e una buona parte ha sospensioni rialzate e altre modifiche per l'off-road avanzato.  Jeep Grand Cherokee, la seconda generazione I primi che si potrebbero prendere in considerazione sono i modelli della seconda generazione, la WJ, introdotta nel &rsquo;99 con una linea piu? accattivante, ma bisogna aver cura di evitare i Diesel 3.1 puntando sul successivo 2.7 CRD di origine Mercedes, e sui V8 4.7 a benzina. Non ce ne sono molti, e anche qui attenzione alle versioni che potrebbero essere state sfruttate piu? di quanto non diano a vedere. La ricerca vera e propria inizia con la successiva serie WK, che per prima introdusse sospensioni indipendenti per le ruote anteriori e un po' di elettronica a supporto della celebre trasmissione Quadra Drive con tre differenziali autobloccanti idraulici gestiti da controlli elettronici. La disponibilita? non e? abbondante, si contano poche decine di vetture nei sei anni di permanenza sul mercato, e con percorrenze che rimangono alte, ma anche qui si trovano tanti turbodiesel, stavolta 3.0 V6 ancora di origine Mercedes, quanto benzina 4.7 o 5.7 Hemi. Complessivamente, il modello non manca di qualita?, anche se i cambi automatici a cinque rapporti non sono i piu? efficienti sul mercato. Terza serie, Il modello della svolta La vera svolta arrivo? con il modello successivo, presentato nel 2010 e destinato a una carriera lunga ben 10 anni: se la sigla di progetto WK2 poteva far pensare a u'evoluzione del precedente, si trattava invece di un veicolo di nuova progettazione concepito e sviluppato partendo da una piattaforma Mercedes poco prima che Daimler e Chrysler si separassero portando la seconda a confluire nel Gruppo Fiat e dar vita a FCA, sotto la quale il progetto venne completato e lanciato. Dalla base, il Grand Cherokee eredito? le sospensioni indipendenti e, a richiesta, pneumatiche con regolazione dell&rsquo;altezza e misure piu? imponenti, non tanto la lunghezza, che superava di poco i 4,8 metri, ma la larghezza passava da 1,87 a 1,94 metri, dandogli tutta un&rsquo;altra presenza su strada, aiutata da un look piu? moderno anche se sempre in linea con il carattere Jeep. Quanto ai motori, i benzina rimasero di parte &ldquo;americana&rdquo; con il V8 Hemi 5.7 portato a 350 cv e il nuovo Pentastar 3.6 V6 da 286 cv, mentre i Diesel furono commissionati a VM, che sviluppo? un nuovo 3.0 V6 turbo common rail offerto in varianti da 190 o 241 cv. Su tutta la gamma, venne montato un moderno cambio automatico ZF a otto marce con comandi al volante. Nuova anche la trazione integrale, gestita elettronicamente, sempre con il riduttore ma anche programmi per muoversi su diversi fondi e recuperare il gap tecnologico rispetto ai concorrenti. Le vendite in Europa iniziarono nel 2011, e stavolta si concentrarono esclusivamente sulle versioni Diesel, con l&rsquo;eccezione di qualche esemplare di 6.4 Hemi SRT, la versione ad alte prestazioni, che si puo? trovare a prezzi di poco superiori ai 33.000 euro. Anche il turbodiesel depotenziato da 190 cv e 440 Nm di coppia, a dire il vero, e? piuttosto raro, complice il fatto che la potenza del modello top venne tenuta al di sotto della soglia del superbollo. Se ne trovano non piu? di uno o due esemplari per ogni anno di produzione. I meno sfruttati hanno comunque non meno di 100.000 km con prezzi medi di 15-18.000 euro indipendentemente dall&rsquo;allestimento, dunque vale la pena preferire quelli piu? ricchi come i Limi- ted, rispetto alle versioni Laredo che comunque non sono povere. Piu? competitivo che in passato rispetto alla concorrenza, Grand Cherokee WK2 non ha avuto particolari evoluzioni: nel 2013 venne introdotta la versione Trailhawk, di cui si trova traccia soltanto in alcune annate, piu? aggressiva e votata al fuoristrada. Nello stesso anno, un restyling ha portato frontale e fari ridisegnati piu? il potenziamento a 250 cv del turbodiesel, ma praticamente null&rsquo;altro a livello di tecnica. L'ultima serie Dopo un secondo leggero facelift nel 2016, il modello ha dunque proseguito la sua carriera fino al 2020, quando e? uscito di scena. La nuova generazione, presentata nel 2021, e? venduta unicamente con una motorizzazione ibrida plug-in, ma non sembra fin qui aver riscosso particolare interesse. JEEP, GUARDA QUI TUTTI GLI ANNUNCI DELL'USATO  Articolo pubblicato su AUTO 4/2023       

Il modello top di un marchio che incarna il senso americo di libert&agrave;. Di recente si &egrave; anche allineato alla concorrenza in termini di dotazioni e si trova anche con il V8

Jeep Grand Cherokee usata, più "symbol" che status

        Ventitr&eacute; milioni e 85 mila euro. &Egrave; il compenso percepito da Carlos Tavares nel ruolo di amministratore delegato di Stellantis nel 2024. In aggiunta, al manager portoghese verr&agrave; riconosciuto il pagamento di 12 milioni di euro quale accordo per la cessazione del rapporto, successivamente alle dimissioni presentate il primo dicembre del 2024. &Egrave; quanto emerge dal rapporto annuale (Form 20-F) che Stellantis &egrave; tenuta a presentare all'autorit&agrave; di regolamentazione della Borsa di New York, la Securities and Exchange Commission, quale multinazionale avente sede fuori dagli Stati Uniti o dal Canada.&nbsp; La buonuscita per legge e il bonus negoziato I 12 milioni euro di buonuscita riconosciuti a Tavares sono frutto, per 2 milioni, di un trattamento di cessazione del rapporto previsto dalla legge olandese, norme che Stellantis &egrave; tenuta a rispettare in quanto corporate con sede legale ad Amsterdam. Dieci milioni di euro, invece, verranno pagati al manager nel 2025 e rappresentano una delle tre tranche legate ai risultati di trasformazione centrati da Stellantis, secondo parametri fissati nell'arco temporale 2021-2025. Riscattata la prima tranche di 10 milioni a marzo 2024, Tavares incasser&agrave; la seconda quest'anno mentre la terza non sar&agrave; dovuta dal Gruppo. Gli incentivi deliberati nel 2021 Nello specifico si tratta del 2021-2025 Transformation Incentive (incentivi legati allo sviluppo e attuazione della strategia Stellantis nei settori dell'elettrificazione e dello sviluppo software) approvato nel 2021 dal Consiglio di amministrazione. Approfondendo i 4 traguardi centrati da Stellantis a fine 2024, sotto la direzione di Tavares, il Gruppo ha elencato il mix di vendite in Europa di auto a basse emissioni pari al 15% (2022), l'avvio della produzione dei motori elettrici presso Nidec PSA (2023), l'avvio della produzione del cambio eDCT (2023), il raggiungimento di oltre 15 milioni di aggiornamenti software over-the-air installati sui veicoli nell'arco di tre anni, tra 2021 e 2024.&nbsp; Nella remunerazione maturata lo scorso anno da Tavares, di 23 milioni di euro e in sostanziale calo rispetto ai 36 milioni e 494 mila euro del 2023, si contano 2 milioni di euro di stipendio di base, al quale sommare 71.224 euro in fringe benefit e incentivi di lungo termine pari a 20,5 milioni di euro. In aggiunta, 500 mila euro di benefit post pensionamento. N&eacute; Tavares n&eacute; altri executives di vertice del Gruppo hanno percepito premi legati ai risultati finanziari del Gruppo, reduce da un 2024 molto negativo, nel quale gli utili si sono attestati a 5,5 miliardi di euro e ben il 70% inferiori rispetto al 2023. L'accordo tra Tavares e Stellantis porter&agrave;, nel gennaio 2026, all'assegnazione anche di 800 mila azioni del Gruppo. Detto come il presidente John Elkann abbia percepito una remunerazione complessiva di 2,79 milioni di euro nel 2024 (4,8 milioni nel 2023). Quanto potrebbe guadagnare il nuovo a.d. Stellantis? Guardando al futuro, al successore di Tavares a capo di Stellantis, che verr&agrave; nominato dal Gruppo nei prossimi mesi, &egrave; interessante registrare la remunerazione media riconosciuta al ruolo di amministratore delegato negli ultimi 5 anni. Compresa l'annualit&agrave; 2020, relativa alle operazioni FCA e al Report sulle remunerazioni prodotto dall'allora Fiat Chrysler Automobiles, l'ammontare &egrave; stato di 22,4 milioni di euro all'anno. Si tratta di un compenso 350 volte superiore a quanto percepito dai dipendenti Stellantis nel medesimo arco temporale: 62.586 euro. FCA nel 2020 pag&ograve; 11,7 milioni di retribuzione al proprio a.d.. Approfondendo ulteriormente, lo stesso rapporto (350 volte maggiore lo stipendio dell'a.d. rispetto ai dipendenti) si &egrave; registrato nel 2024: 23,085 milioni di euro di compenso per Tavares, 65.993 euro di media tra gli oltre 259 mila dipendenti. Media, evidentemente, tra posizioni tra loro diversissime, che spaziano dai lavoratori in fabbrica alle figure manageriali.       

I compensi maturati dal manager portoghese nell'arco di 5 anni sono stati 350 volte superiori alla retribuzione media dei dipendenti Stellantis

Tavares incassa da Stellantis 12 milioni per lasciare, quanto guadagnerà il prossimo a.d.?

        Karma Automotive ha presentato&nbsp; Invictus, serie in edizione limitata basata Revero, le cui consegne in Europa e negli Stati Uniti inizieranno presto. Con soli 30 esemplari destinati al mercato globale, Invictus si rivolge a un pubblico esclusivo alla ricerca di prestazioni e stile. L'estetica della Invictus &egrave; caratterizzata da linee audaci e materiali pregiati. L'ampio uso della fibra di carbonio per cofano, tetto e bagagliaio, con verniciatura in grigio Pacifico che sfuma verso la coda, esalta la sportivit&agrave; e la leggerezza della vettura. I parafanghi anteriori, anch'essi in fibra di carbonio, integrano prese d'aria che ottimizzano l'aerodinamica. Pi&ugrave; prestazioni L'esperienza di guida &egrave; stata ulteriormente migliorata rispetto alla Revero. Gli ammortizzatori sportivi Ohlins e le molle Swift garantiscono una risposta precisa dello sterzo e una tenuta di strada eccellente. L'accelerazione da 0 a 60 miglia orarie in soli 3,97 secondi sottolinea il carattere sportivo della vettura.  Gli interni, curati nei dettagli, offrono un'esperienza di lusso personalizzata. Le soglie d'ingresso in alluminio anodizzato riportano il numero progressivo dell'esemplare e possono essere personalizzate su richiesta del cliente. I sedili anteriori riscaldati e ventilati presentano un nuovo rivestimento con un motivo Art d&eacute;co, ispirato al Chrysler Building di New York. La Invictus adotta il sistema di propulsione ibrido EREV della Revero di terza generazione, che combina un motore a benzina con due motori elettrici. Questa configurazione offre 536 cavalli di potenza e 746 Nm di coppia, garantendo un'autonomia di 128 chilometri in modalit&agrave; elettrica e 580 chilometri complessivi. Un trio alla ribalta? Oltre alla Invictus, Karma Automotive sta sviluppando altri modelli innovativi, tra cui la Gyesera a quattro posti, prevista per il 2025, e la super coup&eacute; Karma Kaveya, con oltre 1.000 cavalli di potenza e porte ad ali di gabbiano, che arriver&agrave; nel 2026. Potrebbe interessarti: Bentley, annuncia il primo Suv elettrico e rimanda l'addio all'ibrido&nbsp;       

Serie ultra limitata di 30 esemplari delle EREV da 536 cv: l'azienda sta preparando 3 nuovi modelli

Karma Invictus, sublimazione in fibra di carbonio

        Ungheria e Turchia, ma anche Spagna. La geografia dell'espansione dei marchi cinesi in Europa, relativamente alla produzione localizzata nel Vecchio continente, non ha prodotto finora alcun impegno in Paesi che pure inseguono gli investimenti cinesi. Leggi: l'Italia.&nbsp; "I costruttori cinesi non andranno in Germania, Francia o Italia per costruire le proprie auto, perch&eacute; avrebbero svantaggi sui costi, a cominciare da quelli energetici", la visione di Tavares sulle mosse dei rivali dei costruttori mainstream sul fronte della produzione di auto elettriche. Ostacoli peraltro elencati dall'a.d. in audizione parlamentare, tra quelliche limiterebbero il Gruppo nelle operazioni in Italia. D'altronde, Stellantis medesima per l'assemblaggio delle Leapmotor importate dalla Cina ha individuato la fabbrica di Tychy quale "hub" dal quale omologare e riassemblare le elettriche importate in Europa. Produzione cinese in Europa, crisi si aggraver&agrave; Un'industria europea dell'auto che soffre una crisi si sovra-capacit&agrave; produttiva rispetto alla domanda del mercato e, sempre secondo l'a.d. Stellantis, lo scenario non potr&agrave; che acuirsi con l'insediamento dei costruttori cinesi in Europa. Attraverso la porta della Turchia sar&agrave; possibile aggirare i dazi all'importazione, con gli impianti in Ungheria idem.&nbsp; In questo contesto vi sono le difficolt&agrave; del Gruppo, che ha prolungato la chiusura di Mirafiori fino a novembre e sommato le chiusure in specifiche giornate a Pomigliano d'Arco, Termoli e Pratola Serra, per adeguare i livelli di produzione. Stellantis ha respinto l'interessamento su alcuni brand Sempre dal Salone di Parigi, Tavares ha confermato d'aver ricevuto l'interessamento (declinato) di alcuni costruttori cinesi a rilevare alcuni dei marchi del Gruppo. Stellantis non prevede cessioni a breve e sar&agrave; tra 2026 e 2027 che verr&agrave; condotta una valutazione del rendimento di ciascun brand, per deciderne il futuro. Dodge e Chrysler Oltreoceano, Maserati nel Vecchio continente, sono i band intorno ai quali le pressioni sono maggiori. Marchi Stellantis che dovranno girare in territorio positivo entro tre anni, generare profitti per il Gruppo e ciascuno pu&ograve; contare su piani industriali fino al 2030 tutti interamente finanziati, ha sottolineato Tavares.&nbsp;       

Nessun brand verr&agrave; ceduto dal Gruppo e nel 2027 arriver&agrave; una valutazione per ciascuno dei marchi. L'interessamento delle case cinesi respinto

Stellantis, ombre cinesi ma nessuna cessione dei marchi

        Arriver&agrave; una soluzione interna al gruppo o, piuttosto, il dopo Tavares, per Stellantis, sar&agrave; in un a.d. proveniente da un'altra esperienza? Il percorso di "scouting" &egrave; iniziato, per individuare la figura che dal febbraio 2026 potrebbe rilevare il ruolo di amministratore delegato del Gruppo. L'anticipazione arriva da Bloomberg e, in casa Stellantis, si &egrave; puntualizzato come il processo abbia tempi lunghi per individuare la figura migliore e che lo stesso Tavares potrebbe trovare conferma nella posizione che ricopre dal 2021. Valore azionario quasi dimezzato La pressione sul manager portoghese, frutto dell'andamento dei marchi sul mercato statunitense, &egrave; tale da immaginare come improbabile una conferma. Serve una svolta nei risultati di vendita negli USA, che hanno impattato in modo molto negativo sulla performance del primo semestre del 2024 di Stellantis. Il calo del valore azionario, con la chiusura poco sopra i 15 dollari ad azione il 23 settembre a New York, &egrave; netto se paragonato ai 29 dollari di quotazione dello scorso 18 marzo.&nbsp;Risultati invisi a Exor, azionista di maggioranza al 15,16% in Stellantis, che esprime la presidenza di John Elkann. Tavares non rischia una sostituzione anticipata rispetto alla scadenza contrattuale del gennaio 2026, questa la "rassicurazione" in una fase di apertura della ricerca di un sostituto. Il nodo della crisi in America Stellantis vive una fase di tensione con le parti sociali sia in Italia che negli USA. Mercato nordamericano dove la rete di concessionarie ha lamentato una strategia orientata alla profittabilit&agrave; nel breve periodo che, nella posizione espressa nei mesi scorsi dai dealers al Gruppo, ha portato i marchi Jeep, Chrysler, RAM e Dodge a un declino dovuto a pi&ugrave; fattori. Dall'eccessivo stock di modelli datati al decadimento qualitativo dei prodotti.&nbsp; Timidi indizi di recupero si sono letti nei risultati delle vendite in agosto, negli USA. Segnali insufficienti per i dealer, che vorrebbero un'accelerazione degli investimenti da parte di Stellantis per una maggiore variet&agrave; dell'offerta di prodotto e allestimenti rispetto all'invenduto da collocare. Lavoro, situazione calda in Italia Se la crisi Oltreoceano &egrave; la priorit&agrave; assoluta che Tavares e la responsabile dell'area Finanza, Natalie Knight, devono risolvere entro fine anno - un incontro del CdA &egrave; previsto il 9 e 10 ottobre, per valutare il piano delineato e mirato a risollevare l'andamento sul mercato nordamericano -, in Europa non mancano temi altrettanto caldi. Automotive, il piano Urso: "Rivediamo il percorso industriale" A cominciare dalle vicende legate ai siti produttivi in Italia e ai livelli occupazionali. Il contesto continentale &egrave; di crisi dell'auto e dei produttori europei. Uno scenario che, visto dall'Italia, registra le accuse delle sigle sindacali, con la posizione della Fiom a evidenziare un calo del 30% della produzione auto nel Paese, dove Stellantis &egrave; l'unico grande player automobilistico. Inoltre, i segnali negativi del ricorso agli ammortizzatori sociali anche su siti produttivi finora estranei a fasi di crisi e, da ultimo, la contestata strategia di incentivazione all'esodo dei dipendenti.       

Il contratto del manager portoghese scadr&agrave; nel gennaio 2026. Pesano, nell'attualit&agrave;, i risultati del primo semestre negli USA, il calo del valore azionario e non mancano le vertenze &nbsp;sindacali

Stellantis avvia la ricerca del nuovo a.d. dopo Carlos Tavares

        I dipendenti Stellantis di tutta Italia hanno ricevuto una mail che propone loro l'acquisto di una vettura Maserati a condizioni speciali per se stessi, per i familiari e per gli amici. Un premio per l'impegno e i risultati ottenuti? Non proprio, o almeno non &egrave; quello che si apsettano gli stessi lavoratori, poich&eacute; l'iniziativa ha preoccupato sia per le tempistiche, sia per il contesto in cui &egrave; nata.&nbsp; Chrysler, il pronipote del fondatore vuole il Marchio: Stellantis rifiuta Polemica sull'offerta per i dipendenti I dipendenti possono usufruire di questa promozione&nbsp;attraverso il portale 'Stellantis Club', ma l'acquisto di un'auto di lusso non dovrebbe essere la priorit&agrave; n questo momento per gli operai stessi. Le loro preoccupazioni attuali riguardano piuttosto la retribuzione media che si aggira attorno ai 1.100 euro al mese, mentre i salari dei top manager, ammontano a circa 750 volte di pi&ugrave;.&nbsp; Sulla questione si &egrave; pronunciata la deputata e vicepresidente del M5S Chiara Appendino: "Immaginate di assistere da anni alla fuga dall'Italia di Stellantis, che &egrave; anche arrivata a proporre ad alcuni operai di trasferirsi in Polonia per mantenere il posto, e di sapere che l'amministratore delegato guadagna oltre 750 volte lo stipendio di un operaio. Immaginate di vedere il governo opporsi con ogni forza all'introduzione del salario minimo legale, eliminare il Reddito di cittadinanza e assistere inerme a 18 mesi di calo della produzione industriale. Come potete continuare a credere nelle istituzioni che dovrebbero rappresentarvi? Dobbiamo invertire presto la rotta o ci troveremo davanti a uno squarcio sociale ormai irreparabile. Proprio per questo ho proposto alla costituente M5S e in una pdl che depositer&ograve; di adottare la 'regola Olivetti' per cui un top manager non possa guadagnare pi&ugrave; di 10 volte quanto guadagna un suo dipendente. I salari minimi devono aumentare: si tratta di giustizia e di tenuta sociale. Domani sera alla festa FIOM di Torino, alle 21 allo Sporting Dora, parleremo anche di questo", ha concluso. Auto &egrave; anche su YouTube, iscriviti e attiva la campanella        

Inviata una mail a tutti gli operai degli stabilimenti d'Italia: l'iniziativa ha sollevato numerose polemiche

Maserati in offerta per i dipendenti Stellantis, scoppia la polemica

Chrysler &egrave; senza dubbio uno dei marchi che se la sta passando peggio all&rsquo;interno del Gruppo Stellantis. Tavers &egrave; stato chiarissimo, se dovesse sorgere la necessit&agrave; di sacrificare qualche brand, la scelta ricadr&agrave; tra quelli non in positivo. Uno spiraglio di salvezza arriva da un certo Frank Rhodes Jr, nientemeno che il pronipote di Walter P. Chrysler, il quale si &egrave; detto disponibile ad acquistare Chrysler e Dodge, ma la risposta non &egrave; stata quella che si aspettava.  Chrysler Halcyon, concept Stellantis su base STLA Large  Crisi nera per il marchio: Stellantis rifiuta la soluzione  Il momento che sta attraversando Stellantis negli USA &egrave; preoccupante. Neanche 345mila euro vendute da aprile a giugno 2024, segnando un calo del 21% rispetto allo stesso periodo del 2023. Male Jeep, Ram, Dodge e appunto Chrysler, positive invece le italiane Fiat e Alfa Romeo.&nbsp;  Ecco allora improvvisamente il salvagente Frank Rhodes Jr, ma che a quanto pare Stellantis non ha intenzione di &ldquo;utilizzare&rdquo;. Il pronipote del fondatore ha inviato una lettera al Gruppo in cui oltretutto propone un piano per &ldquo;mantenere il suo patrimonio americano e rinvigorire come marchio che torner&agrave; alle sue radici di innovazione, con modelli proposti a prezzi accessibili&rdquo;. Secondo Rhodes, il suo piano sarebbe a tutti gli effetti &quot;un&#39;uscita elegante e redditizia da un marchio che, a mio parere, non ha alcun interesse a mantenere e che sta gi&agrave; cercando di abbandonare in modo discreto, senza troppa pubblicit&agrave; e con il minimo trambusto&quot;.&nbsp;  Secco il &ldquo;no&rdquo; da parte di Stellantis, che vuole farcela da solo.&nbsp;  Auto &egrave; anche su YouTube, iscriviti e attiva la campanella 

A voler rilevare il brand &egrave; il pronipote del fondatore Walter P. Chrysler: Frank Rhodes Jr ha inoltre espresso un piano per rinvigorire il brand

Chrysler, il pronipote del fondatore vuole il Marchio: Stellantis rifiuta

        La notte del 25 luglio 1956 viene ricordata come quella del naufragio dell&rsquo;Andrea Doria, il transatlantico italiano che sparisce sul fondo dell&rsquo;Oceano Atlantico dopo la collisione con la nave passeggeri svedese Stockholm. Una tragedia a tutti gli effetti (anche se non ha avuto la stessa risonanza del Titanic): 51 vittime, ma anche pi&ugrave; di 2.000 persone messe in salvo. Tra le vittime c&rsquo;&egrave; anche la concept car Chrysler Norseman, disegnata a Detroit da Virgil Exner e costruita a Torino dalla carrozzeria Ghia, ma mai svelata al pubblico (doveva essere esposta al Salone di Detroit nel gennaio 1957) proprio perch&eacute; dispersa tra le acque dell&rsquo;Atlantico. Auto &egrave; anche su YouTube, iscrivetevi e attivate la campanella Come nasce la Chrysler Norseman La sua scomparsa prematura non ha dato il tempo a nessuno di apprezzarla. Una supercar che prometteva sogni e stupore, mai svelata, americanissima nello stile &ndash; secondo quanto raccontato da chi ha avuto la fortuna di vederla prima della partenza sull&rsquo;Andrea Doria. Eppure prodotta in Italia, merito di Gigi Segre, patron della Ghia dal 1954 al 1963, che con gli statunitensi aveva avuto numerosi rapporti di lavoro e aveva imparato a leggerne necessit&agrave; e gusti. Infatti, ben prima della Chrysler, la Ghia aveva prodotto prototipi e auto di serie speciali americane: dalla Crown Imperial alla famiglia delle Supersonic, e ancora la Lincoln Futura. Le caratteristiche della Chrysler Norseman Ma il progetto della Norseman era qualcosa oltre le aspettative, anticipata come l&rsquo;auto pi&ugrave; automatizzata di sempre, con elementi mai visti prima che la lanciavano verso il futuro. Tra le sue caratteristiche spiccava il tetto, realizzato con il sistema &ldquo;cantilever&rdquo; per farlo appoggiare solo sul montante posteriore. La vettura era realizzata in alluminio, con parecchi dettagli in cromo. All&rsquo;interno dell&rsquo;abitacolo si faceva notare, nonostante fosse a scomparsa, il cruscotto elettronico, i sedili anteriori erano regolabili con telecomando, il cambio automatico, i tasti sullo sterzo. Un progetto durato 15 mesi che non ha mai visto la luce. Fienile gioiello ritrovato in Canada: ci sono Corvette che valgono oltre 2 milioni!       

Il 25 luglio 1956, con il transatlantico italiano, sparisce nelle acque dell&rsquo;Atlantico anche una concept car che prometteva di stupire tutti

La supercar perduta (e mai vista) nel naufragio dell’Andrea Doria nel 1956

        Chrysler presenta la nuova concept car Halcyon, un modello sportivo ma al contempo elegante, con un design futuristico dalle linee morbide. L'auto &egrave; &egrave; la prima basata sulla nuova piattaforma STLA Large.  Design esterno La Chrysler Halcyon Concept &egrave; caratterizzata da linee scultoree e una silhouette snella. La parte anteriore si distingue per un passante aerodinamico e un faro a LED trasversale con il nuovo logo illuminato. Il parabrezza si estende ai bordi del frontale, offrendo una visione ampia e completa della strada e dell'ambiente circostante. Il colore Elemental Silver conferisce un aspetto di metallo riciclato all'esterno della vettura, con telecamere che sostituiscono gli specchietti, sia laterali che posteriori e maniglie assenti sulle portiere. I cerchi da 22 pollici presentano un design a forma di turbina con pneumatici a bassa resistenza al rotolamento. La parte posteriore mostra una linea che enfatizza la larghezza dell'auto. Il sottoscocca &egrave; progettato per la ricarica induttiva, con sensori integrati per la ricarica wireless. Interni sostenibili e tecnologici La Chrysler Halcyon Concept offre un abitacolo immersivo con un campo visivo quasi a 360 gradi. Gli interni, futuristici e sostenibili, utilizzano materiali eco-friendly al 95%, come la pelle scamosciata Solar White e il legno. Un display trasparente attraversa l'auto, accompagnato da uno schermo orientabile, entrambi controllabili vocalmente. La tecnologia AI fornisce aggiornamenti OTA, mentre il sistema Stellantis AI risolve i guasti senza la necessit&agrave; di recarsi in concessionaria. I sedili posteriori posso ritarsi per creare uno spazio aggiuntivo, adattandosi a diverse esigenze.&nbsp; Esperienza di guida volta al futuro La Chrysler Halcyon Concept &egrave; un veicolo supportato da tecnologie innovative di Stellantis, come STLA Brain, STLA SmartCockpit e STLA AutoDrive, che lavorano insieme per migliorare l'esperienza di guida. In modalit&agrave; Prepare, un assistente virtuale AI prepara avvisa il conducente degli eventi giornalieri in programma. La tecnologia avanzata analizza le condizioni meteorologiche per regolare la climatizzazione a distanza e la navigazione predittiva si sincronizza con il calendario del conducente per preparare il veicolo al traffico. Quando il proprietario si avvicina, il veicolo lo riconosce attraverso l'identificazione biometrica, offrendo un benvenuto con illuminazione esterna, suoni personalizzati e animazioni sugli schermi interni.&nbsp; La modalit&agrave; pre-guida offre un'esperienza personalizzata con suoni e vibrazioni che creano un'atmosfera unica. La modalit&agrave; Drive consente al conducente di rilassarsi mentre la tecnologia AutoDrive abilita la guida autonoma di livello 4 o consente al conducente di prendere il controllo per un'esperienza emozionante.  Auto &egrave; anche su YouTube, iscrivetevi e attivate la campanella  Clicca qui per provare gratis le auto le finaliste di Auto dell'anno 2024!       

Design futuristico e sistema basato sull'intelligenza artificiale: l'auto utilizza dati biometrici per riconoscere il proprietario e si "autoaggiusta"

Chrysler Halcyon, concept Stellantis su base STLA Large

Chrysler ha presentato la nuova concept car Halcyon, caratterizzata da un design sportivo ed elegante con linee futuristiche. Basata sulla piattaforma STLA Large, incorpora tecnologia elettrica a batteria. Gli interni sostenibili utilizzano materiali eco-friendly al 95%, con un display trasparente controllabile vocalmente. La Halcyon offre un'esperienza di guida avanzata con tecnologie come STLA Brain, SmartCockpit e AutoDrive, che personalizzano l'esperienza del conducente e supportano funzionalità autonome di livello 4

Chrysler Halcyon Concept

        La prima visione arriv&ograve; nel 2021, durante l'EV Day che rivelava la strategia Stellantis sull'elettrico. Adesso, l'architettura STLA Large entra nei 12 mesi che la porteranno sulla linea di produzione. E' attesa anzitutto su Jeep Wagoneer S, novit&agrave; dell'autunno 2024 negli US, anche se l'esordio sar&agrave; con un modello a marchio Dodge. Poi, con un occhio interessato dalla prospettiva europea e dei marchi italiani, sar&agrave; su STLA Large che nasceranno i modelli elettrici Alfa Romeo e Maserati. Cassino &egrave; stata individuata come "casa italiana" delle elettriche STLA Large. L'attesa &egrave; per la nuova generazione del Maserati Levante, inizialmente gli stessi piani interessavano la Quattroporte. Per continuare con il progetto Alfa Romeo di grande suv, posizionato al di sopra dello Stelvio e con una attenzione particolare al mercato cinese. Le stesse "eredi" di Giulia e Stelvio, quando arriveranno le elettriche nel 2026, nasceranno su STLA Large. Piattaforma STLA Large multienergia Nasce come un'architettura ottimizzata per l'elettrico ma sar&agrave; in grado di ospitare anche motorizzazioni termiche e ibride. Una base multienergia, quindi. Quel che Stellantis ufficializza &egrave; esclusivamente il numero di modelli e i marchi con i quali andr&agrave; su strada l'architettura modulare. Dodge e Chrysler, Jeep, Alfa Romeo e Maserati, per un totale di 8 modelli, sul mercato tra 2024 e 2026.  Clicca qui per provare gratis le auto le finaliste di Auto dell'anno 2024!  &ldquo;I nostri obiettivi per le piattaforme STLA sono ambiziosi, ma questo &egrave; ci&ograve; di cui i nostri clienti hanno bisogno oggi. Creare una famiglia di veicoli a partire da una serie di componenti ben progettati e flessibili per coprire diversi tipi di veicoli e propulsioni - con prestazioni superiori a quelle dei nostri attuali prodotti - sar&agrave; la risposta ai clienti di ciascuno dei nostri brand iconici", commenta Carlos Tavares. "La flessibilit&agrave; e l&rsquo;agilit&agrave; di questa piattaforma sono il suo tratto distintivo e saranno la forza trainante del nostro successo nel passaggio all&rsquo;elettrificazione in Nord America". Batterie, autonomia di marcia e ricarica  Al lancio sul mercato, saranno due le "taglie" di batteria disponibili: 85 e 118 kWh, per un'autonomia di marcia massima di 800 km, relativa a modelli con carrozzeria berlina. Importante: sar&agrave; una base con architettura elettrica a 400 o 800 volt, quest'ultima potr&agrave; arrivare a una potenza di ricarica massima in CC di 270 kW. L'ossatura dei futuri modelli elettrici guarda ai segmenti D ed E, un prodotto quindi premium e anche sportivo. Alte prestazioni che arriveranno fino a valori di 2" netti nell'accelerazione da 0 a 100 orari, mentre la trazione potr&agrave; essere anteriore, posteriore o quattro ruote motrici. Dimensioni variabili: dal fuoristrada alla berlina La modularit&agrave; del'architettura STLA Large consente ai progettisti di variare misure fondamentali nel definire la tipologia di veicolo. Non solo valori di passo (tra 2,87 e 3,07 metri), lunghezza (tra 4,76 e 5,12 metri), altezza e luce libera da terra (tra 14 e 28,8 cm). Soprattutto, intervenire per modificare il valore chiave della distanza tra centro ruota e pedaliera. Arriveranno sul mercato suv, 4x4 puri con ruote fino a 32 pollici, ma anche sportivissime proposte con i marchi Maserati e Alfa Romeo. Oltre alle quote dei progetti, ovviamente saranno configurabili diversi sistemi di sospensione, di motore (che integra l'inverter e il rapporto di riduzione), di gestione della trazione con possibilit&agrave; di differenziale a slittamento limitato.       

STLA Large &egrave; la base tecnica di 8 modelli che arriveranno sul mercato tra 2024 e 2026, dalle sportive Maserati e Alfa Romeo, ai suv Jeep. Ecco quali caratteristiche avranno

Stellantis, ecco la piattaforma delle Alfa Romeo e Maserati elettriche

        Il mondo di Internet regala sempre qualche interessante chicca sulle auto abbandonate (ma dipende dai punti di vista, per qualcuno &egrave; a tutti gli effetti un colpo al cuore). Vi ricordate, per esempio, della De Tomaso Pantera ritrovata dopo 46 anni L&rsquo;ultima scoperta&nbsp;arriva dal canale YouTube Auto Archeology e, come spesso accade, non viene rivelato il luogo del ritrovamento: in questo caso, si tratta di un cimitero di muscle car, e questo ci fa ipotizzare che probabilmente siamo negli Usa, ma nulla di pi&ugrave;.  I modelli del cimitero Il video postato sulla piattaforma mostra un fienile abbandonato e tutto intorno un&rsquo;area verde, incolta, diverse vetture lasciate alle intemperie, alla ruggine e quindi a una fine piuttosto brutta. Sebbene a una prima occhiata venga da pensare che si tratti di rottami (e visto lo stato delle auto, non &egrave; poi cos&igrave; sbagliato crederlo), ci sono dei modelli interessanti, che qualche fanatico collezionista sarebbe disposto ad acquistare neppure per pochi soldi per rimettere insieme e tirare a lucido, come &egrave; successo alla Porsche 944 ritrovata in un campo. Quali? Si tratta di parecchi auto tra Dodge, Plymouth e una Chrysler, ma anche due Pontiac GTO del 1965 e una Chevrolet Corvette C2. Alcune di queste avevano qualcosa in comune, ovvero l&rsquo;iconico V8 Hemi, che adesso non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave;. Entrando nel fienile, ci si imbatte in altri modelli appetibili alle aste, come una Hemi Cuda e una Dodge Challenger R/T, entrambe del 1970. Chiss&agrave; se effettivamente queste vetture finiranno in vendita, sarebbe bello vedere che cifre potrebbero raggiungere.  Clicca qui per provare gratis le auto le finaliste di Auto dell'anno 2024!       

Non sappiamo il luogo, quello che sappiamo &egrave; che alle aste questi modelli sarebbero super richiesti

Scoperto un fienile di auto abbandonate: è il paradiso delle muscle car

        &Egrave; un accordo potenzialmente da 250 mila auto elettrificate, quello siglato tra Stellantis e Sixt. Consegne che partiranno gi&agrave; dal primo trimestre di quest'anno, mentre dopo il 2024 le due compagnie annunciano una flessibilit&agrave; ampia, relativa a quantit&agrave;, composizione degli ordini e date di consegna. Il volume massimo di veicoli che Stellantis fornir&agrave; alla flotta Sixt sar&agrave; destinato ai mercati europei e a quello nord americano, dove opera il player del noleggio e dei servizi alla mobilit&agrave;. I marchi interessati sono molteplici, si spazia da Alfa Romeo, Maserati, DS, Dodge, Chrysler, RAM, Jeep, fino a Fiat, Opel, Vauxhall, Citroen, Lancia e Peugeot. L'offerta sar&agrave; composta da auto elettrificate, anche a zero emissioni e in segmenti di mercato molto differenziati tra loro: citycar, suv, veicoli commerciali. Auto elettrificate e connesse Tutti, ovviamente, veicoli connessi, con dati che il noleggiatore potr&agrave; accedere alla restituzione del veicolo e controllare parametri di utilizzo preziosi per pianificare le attivit&agrave; di gestione della flotta.&nbsp; "Grazie all&rsquo;importante accordo stipulato oggi con Sixt, manteniamo il nostro impegno di offrire ai clienti una mobilit&agrave; pulita, sicura ed economicamente accessibile, avvalendoci di veicoli e tecnologie all&rsquo;avanguardia.&nbsp;  Clicca qui per provare gratis le auto le finaliste di Auto dell'anno 2024! Con i nostri brand iconici, offriamo vetture che soddisfano ogni esigenza, prezzo e stile di vita. Questa partnership con Sixt consente agli attuali e potenziali clienti dei nostri brand di beneficiare delle tecnologie pi&ugrave; avanzate in termini di propulsioni e connettivit&agrave; del veicolo, oltre ad un comfort di alto livello. Questo accordo rappresenta un ottimo banco di prova e ci permetter&agrave; di proseguire nella nostra trasformazione in un&rsquo;azienda tecnologica di mobilit&agrave; sostenibile&rdquo;, il commento di Carlos Tavares. Stellantis che punta a trasformare in Europa i volumi di vendita, entro il 2030, al 100% in veicoli elettrici. Sixt ambisce a una flotta per il 70-90% con mezzi elettrificati sul medesimo arco temporale. Sixt corre il fatturato nel 2023 "Non vediamo l&rsquo;ora di avere nella nostra flotta un gran numero di straordinari veicoli degli iconici brand Stellantis. Questa collaborazione, con un partner completo e all&rsquo;avanguardia, rafforza la promessa di voler offrire ai nostri clienti la migliore soluzione per soddisfare tutte le loro esigenze di mobilit&agrave;. Ci consente inoltre di accelerare la nostra strategia &lsquo;Expect Better&rsquo;, dopo aver registrato una crescita globale del fatturato di quasi il 20% nei primi nove mesi del 2023. Questa ambizione riguarda sia i paesi europei sia gli Stati Uniti, il pi&ugrave; grande mercato del noleggio al mondo e il pi&ugrave; importante mercato per la crescita della nostra azienda", le parole di Konstantin Sixt, Co-CEO di SIXT.       

Le auto e i veicoli commerciali saranno destinati alle operazioni in Europa e Nord America. Elettriche e ibride comporranno i volumi massimi della fornitura, che restano modulabili in base alla domanda

Stellantis fornirà fino a 250 mila veicoli alla flotta di noleggio Sixt

        Si chiude ufficialmente, dopo 19 anni sul mercato, la carriera della Chrysler 300 C. La grande berlina, diventata rapidamente un'icona del brand americano e capace di garantire un'importante quota di mercato alla Casa di Detroit, &egrave; stata anche l'occasione per Lancia per ritornare a sfoggiare il nome Thema. Ripercorriamo la storia della Chrysler 300 C, dal lancio fino all'uscita di scena.  Chrysler 300 C, americana dal cuore europeo La Chrysler 300 C nasce nel 2004, quando la Casa americana era sotto il controllo di Daimler-Benz. La vettura infatti era meccanicamente imparentata con la Mercedes Classe E, e veniva prodotta &ndash; a eccezione delle versioni 5.7 V8 e SRT8 &ndash; in Austria dall'europea Magna Steyr. La 300 C sostituiva la berlina 300 M, proponendosi come moderna interprete della serie 300 di Chrysler nata negli anni '50. Caratterizzata da dimensioni esterne decisamente generose, con una lunghezza di poco superiore ai 5 metri, era proposta anche in versione station wagon e sfoggiava uno stile squadrato e retr&ograve; firmato da Ralph Gilles. Sotto al cofano, motori V6 a benzina e Diesel, oltre agli immancabili V8 Hemi da 5,7 e 6,1 litri, quest'ultimo distinto dalla sigla SRT8 e capace di erogare una potenza di 431 cavalli e di far raggiungere all'auto i 270 km/h. La seconda generazione e la Lancia Thema Nel 2011, poco dopo l'acquisizione del Gruppo Chrysler da parte di Fiat, esce la seconda generazione della 300 C: di poco pi&ugrave; lunga, aveva uno stile meno eccentrico, uno schema tecnico rivisto e nuovi motori pi&ugrave; efficienti. In particolare, i precedenti V6 vennero sostituiti dal 3.6 Pentastar, mentre il V8 Hemi crebbe fino a quota 6,4 litri di cilindrata e 470 cv di potenza. Per quanto riguarda il Diesel, la precedente unit&agrave; di origine Mercedes-Benz era stata rimpiazzata dal 3 litri VM di produzione italiana con tecnologia Multijet II. Sempre nel 2011, fa il suo debutto la gemella della Chrysler 300 C, la Lancia Thema. Presentata come erede dell'iconica berlina torinese degli anni '80, la nuova Thema fu commercializzata con il V6 Pentastar a benzina da 292 cavalli e con il V6 Diesel da 190 o 239 cv. L'auto ebbe per&ograve; vita breve: nel 2014 il modello usc&igrave; di listino, e l'anno successivo anche la 300 C lasci&ograve; i mercati europei dove era ancora venduta. Negli ultimi anni la Chrysler 300 C ha continuato la sua carriera principalmente sul mercato americano, con nuove versioni e aggiornamenti, fino all'addio in questa fine 2023. Al momento, Stellantis non ha comunicato ufficialmente l'arrivo di un'erede della 300 C, ma una nuova berlina elettrica sarebbe pronta a prendere il suo posto nei prossimi anni, sfruttando la meccanica della Dodge Charger Daytona SRT. In ogni caso, l'addio aill'iconico 8 cilindri Hemi &egrave; ormai definitivo. Dodge Charger, sorpresa: ci sar&agrave; anche termica, ma il V8...       

L'iconica berlina americana esce di scena: nel 2011, era stata la base per la rinascita della Lancia Thema

Chrysler 300 C, addio all'icona USA che ha fatto rinascere la Lancia Thema

Dopo quasi 20 anni sul mercato e due generazioni (e la versione Lancia Thema) esce di scena la Chrysler 300 C

Chrysler 300 C, addio: la storia della grande berlina americana

        Tra queste auto futuristiche rimaste progetti nei cassetti ce ne sono alcune che ricordano molto da vicino alcune delle serie e dei film di fantascienza pi&ugrave; amati di sempre. Questi bozzetti risalgono ad almeno 50 anni fa, perch&eacute; sono stati realizzati da progettisti vissuti dagli anni &lsquo;30 agli anni &lsquo;70. Non conosciamo le ragioni per cui al progetto non &egrave; mai seguita una realizzazione concreta, anche se per alcuni modelli non &egrave; difficile fare delle ipotesi&hellip; Belli o brutti, sono senza dubbio molto interessanti. A riportarli in vita &egrave; stato il sito Budget Direct, ricreando i render digitalmente. Una piccola utilitaria ecologica e silenziosa Quest&rsquo;auto viene direttamente da un articolo apparso su PlayBoy nel 1970, firmato da Ken W. Purdy e illustrato da Syd Mead. Il testo nasceva per raccontare l&rsquo;evoluzione dell&rsquo;utilitaria nel tempo. Questa automobile da citt&agrave; ha due posti e un grande parabrezza panoramico. Nell&rsquo;idea del suo autore avrebbe dovuto ospitare un motore ecologico super silenzioso. Dal momento che si tratta di un veicolo molto compatto, lo spazio nell&rsquo;abitacolo &egrave; reso un po&rsquo; pi&ugrave; confortevole da un piccolo accorgimento: l&rsquo;acceleratore &egrave; una leva pieghevole posta direttamente sul volante. Il tetto dell&rsquo;utilitaria &egrave; apribile e a disposizione del passeggero c&rsquo;&egrave; un telefono.  Sfoglia per continuare a leggere &nbsp; La Chrysler antenata della Royal Questo prototipo di Chrysler &egrave; stato messo &ldquo;nero su bianco&rdquo; nel 1941 e usato solo in parte l&rsquo;anno successivo per realizzare il frontale della Royal. Il disegno &egrave; di Gil Spear, designer di automobili specializzato soprattutto nella progettazione di cofani e parabrezza. L&rsquo;auto futuristica di Spear ha una carrozzeria che si assottiglia nella parte posteriore fino a chiudere i due passeggeri in una sorta di confortevole bolla appuntita. Il veicolo &egrave; indubbiamente elegante e con un gusto retr&ograve; che non tramonta mai.   A met&agrave; tra camper e ufficio Questo buffo progetto del 1958 &egrave; forse il pi&ugrave; originale tra le 5 auto futuristiche presentate nell&rsquo;articolo. Si tratta di un veicolo pensato per spostarsi e andare in vacanza senza rinunciare al lavoro o ai propri hobby. In alto nell&rsquo;abitacolo c&rsquo;&egrave; chi guida, in una posizione privilegiata che offre ottima visibilit&agrave;. In basso, all&rsquo;interno di una sorta di officina, pu&ograve; stare chi ha bisogno di spazio, attrezzi e materiali per creare. Un&rsquo;idea perfetta per lo smart working, che forse all&rsquo;epoca non ha decollato perch&eacute; nessuno faceva smart working&hellip; La cosa pi&ugrave; sbalorditiva &egrave; che permette di lavorare &ldquo;da casa&rdquo; (anzi, dall&rsquo;auto) anche a chi non fa un lavoro intellettuale.  Sfoglia per continuare a leggere &nbsp; Una moto dal sapore fantascientifico Questo render &egrave; stato ricreato da una copertina di Modern Mechanix &amp; Inventions del 1936. La rivista anticipava l&rsquo;arrivo sul mercato di due tecnologie davvero rivoluzionarie, la prima era quella del televisore (nata nel 1927 ma ancora poco diffusa) e la seconda una moto dalle ruote sferiche, in grado di muoversi alla velocit&agrave; di 500 chilometri orari. A garantire una super accelerazione e l&rsquo;alta velocit&agrave; dovevano essere, assieme al doppio motore elettrico, uno per ogni parte, anche le ruote sferiche. Il motociclista avrebbe viaggiato sicuro protetto dall&rsquo;abitacolo a forma di conchiglia.   Come il treno giapponese Chiudiamo con un altro render di Syd Mead, l&rsquo;uomo che ha realizzato diversi disegni per film e serie TV come alcuni Star Wars e Star Trek. Questo progetto risale al 1979 e fu pubblicato nella rivista Car Magazine. Il veicolo, come si pu&ograve; vedere, &egrave; dotato di un grande parabrezza e levita a pochi centimetri dall&rsquo;asfalto, un po&rsquo; come il treno giapponese in grado di rimanere in sospensione grazie ai magneti permanenti.        

Cinque veicoli avveniristici che purtroppo (o per fortuna) non sono mai arrivati sulle nostre strade. Strani, originali, pensati per risparmiare benzina o per sfrecciare nel traffico: eccoli!

Le auto più futuristiche immaginate dai designer del secolo scorso

        Come promesso, ecco la seconda parte della rubrica "Spettacolo &amp; Motori" dedicata a Jay Leno, conduttore e comico statunitense celebre per la conduzione del The Tonight Show&nbsp;e, tra gli appassionati di auto, per la sua enorme collezione di vetture rare e iconiche. Circa 350, infatti, le unit&agrave; a due e quattro ruote presenti nel "Jay Leno's Garage": pezzi che il conduttore, grande esperto di auto storiche di ogni marchio, provvede spesso a restaurare in prima persona. Oltre a Porsche, Lamborghini e Mercedes, spiccano numerose "perle": dalla Duesenberg Walker Coup&eacute; alla Chrysler Turbine, addentriamoci nella favolosa collezione del presentatore americano. Duesenberg Walker Coup&eacute;   Iniziamo con una vettura anticipata nella conclusione della prima parte. Dopo la Model J, passiamo a un'altra Duesenberg (marchio molto caro a Jay Leno). Parliamo della Walker Coup&eacute; del 1934, modello rarissimo e considerato il pi&ugrave; costoso mai prodotto dalla Casa. Nell'anno di immatricolazione, infatti, il prezzo della vettura completa di optional si attestava a 25.000 dollari. Una cifra che pu&ograve; sembrare contenuta ma che, a quei tempi, rappresentava una vera fortuna. Basti pensare che lo stipendio annuo di un medico si aggirava intorno ai 2.500 dollari. La Duesenberg Coup&eacute; fu realizzata in base alle specifiche di Josiah Lilly, presidente della Lilly Pharmaceuticals, che voleva un'auto dal desing moderno e aerodinamico. Costruita da Walker, la Coup&eacute; &egrave; l'unica Duesenberg a essere dotata di carrozzeria aerodinamica, soluzione ancora in fase di sperimentazione durante gli anni '30: oltre ai parafanghi sinuosi, che incorporavano i gruppi ottici, tetto basso, parabrezza a V e paraurti doppi "ad ala di biplano" contribuivano a ridurre la resistenza dell'aria in marcia. Lo stesso Leno afferma, infatti, che la Walker Coup&eacute; si distingue notevolmente dalle altre Duesenberg: il motore, un 8 cilindri da 5,9 litri (420 pollici cubi) e 265 cv, funziona a regimi di giri inferiori, mentre l'abitacolo &egrave; piu silenzioso in marcia. La vettura ha una storia travagliata: dopo la cessione da parte di Lilly, la Coup&eacute; fu acquistata dall'amante di un politico statunitense, poi dal proprietario di una stazione di servizio e, infine, da un collezionista. Questi, che effettu&ograve; un pessimo restauro, la cedette a Jay Leno dopo la segnalazione dell'esperto del marchio Randy Ema. Sebbene non si conosca il prezzo di acquisto, si stima che, attualmente, le quotazioni possano superare i 20 milioni di euro.   L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Mercedes-Benz&nbsp;Renntransporter Replica  Altra "chicca" della collezione, seppur si tratti di una replica, la Mercedes Renntransporter del 1955, tributo alla leggendaria "Blue Wonder" (un'altra replica &egrave; tutt'ora esposta nel Museo Mercedes di Stoccarda). L'incredibile mezzo era, di fatto, una&nbsp;bisarca per il trasporto di auto da competizione che divenne celebre per aver trasportato, tra le altre, le&nbsp;Mercedes-Benz 300 SLR di Fangio e Moss. Ricavato modificando il telaio di una 300S, l'insolito veicolo era lungo 6,75 metri, con 2,9 metri di interasse, e poteva contare su una&nbsp;piattaforma posteriore inclinabile e ampio spazio per attrezzatura e pezzi di ricambio. Spinta da un motore 3.0 sei cilindri in grado di erogare 192 cv, la "Meraviglia Blu" - cos&igrave; rinominata per via dell'iconica verniciatura - toccava i 170 km/h, una velocit&agrave; superiore a qualsiasi mezzo per il trasporto di auto da corsa di quel periodo. Ci&ograve; garantiva al team della Casa di Stoccarda un notevole vantaggio rispetto ai concorrenti, con trasferimenti veloci tra le varie gare. L'esemplare di Jay Leno &egrave; una riproduzione fedele dell'originale, con componenti originali dell'epoca (come i loghi della Stella a tre punte) e la medesima tinta blu pastello. Ignoto il prezzo attuale anche se, data la rarit&agrave;, possiamo ipotizzare una cifra superiore al milione di euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Chrysler Turbine  Passiamo a un veicolo rivoluzionario progettato da Chrysler all'inizio degli anni Sessanta. La Chrysler Turbine del 1963, realizzato in 55 unit&agrave; - 5 prototipi e 50 esemplari pre-serie - senza vedere mai una produzione di massa, rappresentava un simbolo di innovazione e voglia di osare. Oltre al design, caratterizzato da linee affilate e futuribili (la carrozzeria era opera della torinese Ghia, celebre per la De Tomaso Pantera), l'auto introduceva un nuovo sistema di propulsione: sotto al cofano, al posto di un tradizionale motore a pistoni, trovava posto una turbina a gas di derivazione aeronautica. Con 150 cv di potenza e 570 Nm di coppia, l'inedito propulsore era in grado di funzionare con diversi tipi di carburante e, grazie alle sue caratteristiche, non produceva idrocarburi incombusti o monossido di carbonio. Stando alle dichiarazioni di Chrysler, in realt&agrave;, l'auto poteva girare senza problemi utilizzando qualsiasi tipo di liquido infiammabile. Oltre a gasolio e kerosene, infatti, divenne celebre la prova dimostrativa in Messico nel 1964: l'allora presidente Adolfo Mateos, incuriosito da tali dichiarazioni, riemp&igrave; il serbatoio di tequila procedendo senza alcun intoppo per le strade della capitale. Nonostante il progetto rivoluzionario, la produzione della Chrysler Turbine fu interrotta a causa degli elevati costi&nbsp;e dei pochi vantaggi rispetto a un propulsore tradizionale: la maggior parte degli esemplari fu distrutta dalla stessa Casa. Pare che quella di Leno - la numero 34, definita come "una delle auto pi&ugrave; ambite dal dopoguerra" - sia una delle due perfettamente funzionanti in mano a collezionisti privati. Una vera rarit&agrave;. LCC Rocket  La LCC Rocket &egrave; una vera testimonianza della passione di Jay Leno per la guida. Realizzata con la collaborazione di Gordon Murray, la Rocket &egrave; una delle automobili pi&ugrave; leggere mai costruite (LCC sta, infatti, per Light Car Company): il peso a secco si attesta a soli 385 kg. La massa &egrave; spinta da un leggero motore Yamaha di derivazione motociclistica - nello specifico, il 1000 cc della FZR1000 - che eroga 147 cv e 104 Nm di coppia. Numeri che, in relazione al peso complessivo, garantiscono prestazioni entusiasmanti: oltre 200 km/h di punta e 0-100 km/h in 5 secondi. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ford Festiva Shogun  Altra rarit&agrave;, prodotta in sole sette unit&agrave; su base Ford Festiva, utilitaria progettata in collaborazione con Mazda. La Festiva Shogun nasce nel 1990 per mano di Rick Titus, pilota e giornalista di settore, e Chuck Beck, ingegnere "padre" della Lister Chevrolet Roadster e famoso per la realizzazione di repliche Porsche 550 Spyder. I due, ispirati dal progetto australiano "Giocattolo", fondarono la Special Editions, Inc. con l'intenzione di produrre una serie limitata di 250 vetture molto particolari: il motore era il V6 Yamaha della prima generazione di Ford Taurus - da 3,0 litri e 220 cv di potenza - montato in posizione centrale, che rendeva la Shogun una "hot hatch" ad alte prestazioni. A causa del prezzo elevato, oltre 40.000 dollari (cifra impegnativa per l'epoca), gli esemplari prodotti furono solo sette. Jay Leno, ovviamente, non poteva lasciarsi sfuggire un pezzo cos&igrave; esclusivo! L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Lamborghini Miura  Tra i tanti marchi presenti nel garage spicca anche Lamborghini, brand molto caro a Jay (curiosit&agrave;: il presentatore non possiede nemmeno una Ferrari perch&eacute; "non gli &egrave; mai piaciuto avere a che fare con i concessionari"). Oltre a Countach e Diablo, il conduttore possiede anche una splendida Miura S arancione del 1969, che definisce (a ragione) "una delle pi&ugrave; belle supercar mai realizzate". Prima vera supercar della Casa di Sant'Agata Bolognese - preceduta da 350GT e 400GT - la Miura (sigla P400) divenne icona fin dalla prima apparizione al Salone di Ginevra del 1966: il design, opera di Marcello Gandini, era rivoluzionario, differente da tutte le concorrenti; il propulsore V12 aspirato, invece, era lo stesso 3.9 progettato da Giotto Bizzarrini per la 400GT, ma presentava alcuni affinamenti e modifiche. La vettura di serie, migliorata notevolmente a livello tecnico rispetto al prototipo (che era stato realizzato in tempi strettissimi), fu un grande successo in termini di vendite, con 275 unit&agrave; consegnate in circa due anni e mezzo. A fine 1968 fu, poi, introdotta la versione S, caratterizzata da potenza massima di 370 cv (contro i 350 della precedente), migliorie all'abitacolo e l'adozione di freni a disco autoventilanti. Jay Leno &egrave; felice possessore di una delle 338 P400S costruite: una vettura che, a livello di quotazioni, ha ampiamente superato il milione di euro.&nbsp;       

Secondo appuntamento dedicato alla straordinaria collezione di Jay Leno: il presentatore americano vanta pezzi di incredibile rarit&agrave; e valore

Le auto da sogno del Jay Leno's Garage (parte 2)

        Eliofilm, casa di produzione cinematografica, sar&agrave; presente a Roma, precisamente al MIA, Mercato Internazionale Audiovisivo, fino al 13 ottobre, portando con s&eacute; due progetti: Kanun e Sergio Marchionne- Confessions of a Capital Junkie, in selezione per Drama Pitching Forum. La casa vuol mostrarsi come realta? attiva e presente sul mercato audiviovisivo, con progetti dal respiro internazionale. Come nel caso di Kanun, prima serie internazionale ambientata tra Italia e Albania, che esplora una cultura ancora in gran parte inedita, a pochi chilometri da casa, sovvertendo stereotipi culturali e di genere. Una storia di contrasti tra tradizione e progresso, in cui sono racchiusi giovani con il desiderio di emanciparsi ma allo stesso tempo l'esigenza di appartenere a un qualcosa di definito. A fare da sfondo agli eventi il business della coltivazione della cannabis, di cui l&rsquo;Albania e? stato a lungo il primo &ldquo;produttore&rdquo; europeo, con un indotto che e? arrivato a toccare i 5 miliardi di euro l&rsquo;anno, e la convivenza con il Kanun. Un codice di condotta scritto nel &lsquo;500 del leggendario Leke? Dukajini che, tra le altre cose, regola le questioni d'onore generando interminabili faide di sangue che coinvolgono tutt&rsquo;oggi una parte della popolazione. Il secondo lavoro L'altro progetto, Sergio Marchionne - Confessioni di un drogato di Capitale , e? invece la storia del &ldquo;piu? grande capitano d&rsquo;industria italiano&rdquo;. Anch'essa una mini serie evento che Eliofilm sta sviluppando con Alfred Film, basata sul libro biografico &ldquo;Sergio Marchionne&rdquo;, del giornalista e scrittore Tommaso Ebhardt. Marchionne, che &egrave; stato nominato Amministratore Delegato del maggiore gruppo privato italiano in una situazione disperata, in cui l&rsquo;azienda e? tecnicamente fallita, grazie alla sua intelligenza e alla dedizione verso il lavoro, riesce a ribaltare le sorti della FIAT riportandola sulla scena mondiale, fondendola con l&rsquo;americana Chrysler e trasformandola nel settimo gruppo mondiale senza un euro di debito. Tutto questo pero? a costo della sua stessa vita. Il vizio sconsiderato del fumo e? la giusta metafora di un uomo che brucia se stesso in nome del capitale. &ldquo;Confessioni di un drogato di Capitale&rdquo; e? il titolo che Sergio Marchionne ha dato al documento di analisi condiviso con gli azionisti del gruppo FCA nel 2015. Nissan alla 18&deg; edizione della Festa del Cinema di Roma come auto ufficiale       

La casa di produzione presenzier&agrave; al Mercato Internazionale Audiovisivo con due lavori: Kanun e Sergio Marchionne- Confessions of a Capital Junki

Eliofilm, al MIA con due progetti in anteprima dal grande valore culturale

        Chiunque, appassionato o meno del settore automotive, conoscer&agrave; le Gigafactory Tesla. Esse non sono altro che impianti molto grossi di produzione di batterie, che piano piano si stanno sistemando in giro per il globo. Molti territori, in realt&agrave;, vorrebbero possederne una. All'orizzonte, infatti, ce n'&egrave; una nuova che dovrebbe nascere, ma la conferma di dove sar&agrave; collocata si sapr&agrave; entro la fine del 2023. Secondo un report di Bloomerg, per&ograve;, la prossima Gigafactory non vedr&agrave; a breve la luce. Da quello che si apprende durante il &ldquo;CEO Forum&rdquo; dell&rsquo;agenzia di stampa, il ministro indonesiano, Luhut Pandjaitan, ha detto che, dopo un incontro con Elon Musk avvenuto ultimamente, prima cheTesla costruisca una nuova fabbrica bisogner&agrave; attendere uno o due anni. Cosa c'&egrave; all'orizzonte? Pandjaitan dice che &ldquo;Musk &egrave; stato molto franco e ha affermato che dall&rsquo;analisi della situazione economica globale non &egrave; facile prevedere di costruire un nuovo stabilimento. C&rsquo;&egrave; gi&agrave; un eccesso di capacit&agrave; produttiva e si deve agire con grande cautela per non rischiare la bancarotta come fecero GM e Chrysler nel 2009&rdquo;. Quel che &egrave; certo &egrave; che le Gigafactory continueranno ad essere costruite nel futuro, e quelle che gi&agrave; sono attive stanno stanno raggiungendo tutte la massima capacit&agrave;. Tesla, fra l'altro, per quest'anno dovrebbe riuscire a consegnare fra le 1,8 e le 2 milioni di auto. Inoltre, per quanto riguarda sempre le Gigafactory, ce n'&egrave; una gi&agrave; in cantiere, nel Messico, mentre quella di Austin, in Texas, dovrebbe essere ampliata. Con l&rsquo;arrivo del Cybertruck, ad operare al suo interno dovrebbero essere 60.000 persone rispetto alle attuali 20.000. Tesla prova a rivoluzionare la produzione con il sottoscocca pressofuso       

Nel frattempo, Musk lavora su quelle gi&agrave; attive o in cantiere, tipo quella texana che verr&agrave; allargata

Tesla: la nuova Gigafactory vedrà la luce fra uno o due anni

        I B-Suv - o crossover -sono la categoria automobilistica che pi&ugrave; continua ad essere scelta in Italia, portando avanti un trend avviato ormai dal 2018. Compatti e tecnologici, offrono il giusto mix tra dimensioni esterne e spazio interno, configurandosi come auto per i pi&ugrave; giovani, ma anche per nuove famiglie o, perch&eacute; no, anche auto tuttofare per un over 50. Il driver che maggiormente spinge alla loro scelta &egrave;, come sempre, il prezzo: cifre inferiori ai 30 mila euro non sono inarrivabili, rendendoli perci&ograve; accessibili a quasi tutte le tasche. Tra le prime cinque pi&ugrave; vendute da inizio 2023 troviamo Jeep Renegade, Toyota Yaris Cross, Volkswagen T-Roc, Dacia Duster e, infine, Ford Puma. Tutte attaccano i listini a prezzi inferiori ai 30.000 euro. Jeep Renegade  Si tratta del primo B-Suv della casa americana del gruppo Stellantis, mai spinta cos&igrave; in basso nelle dimensioni fin dalla sua nascita. Un crossover/Suv compatto pensato essenzialmente per l&rsquo;Europa, sfruttando le sinergie derivanti dall&rsquo;accordo Fiat-Chrysler di qualche anno prima. Presentato nel 2014, si &egrave; leggermente evoluto fino ai giorni nostri, continuando sull&rsquo;onda del successo grazie a costanti e mirati aggiornamenti. Ultime le motorizzazioni ibride mild e plug-in, le pi&ugrave; vendute della gamma. Tanta la tecnologia di bordo, concentrata in soli 4,23 m di lunghezza, con tanto spazio per i passeggeri grazie alle sue forme squadrate. Non manca un bagagliaio generoso, ben 352 litri, tra i migliori per auto cos&igrave; compatte. Potenze da 120 a ben 240 cv, alternando motori benzina, diesel, mild-hybrid benzina e due alternative ibride plug-in. Prezzi a partire da 26.300 euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Toyota Yaris Cross  Il successo del primo crossover compatto di Toyota era annunciato e non ha tradito le aspettative. Lanciata nel pieno della pandemia da Coronavirus, si &egrave; dovuto attendere fino agli inizi del 2021 per registrare i primi numeri incoraggianti di vendita per Yaris Cross. Da quel momento &egrave; stata una crescita continua, fino a toccare ben 22.117 immatricolazioni solo nel 2023 in Italia, nel periodo da Gennaio ad Agosto 2023 (17.073 il valore nei primi 8 mesi del 2022). La genesi &egrave; stata piuttosto semplice, adattare la piattaforma e i motori di Yaris ad una carrozzeria rialzata da terra, per 4,18 metri di lunghezza. Offerta con il solo powertrain ibrido full da 116 cv (quarta generazione) &egrave; capace di superare ampiamente i 20 km con un litro di benzina, distinguendosi per livello di tecnologia e sicurezza alla guida superiori (con Adas di secondo livello efficaci e ben tarati) rispetto a molte competitor. Lo spazio a bordo &egrave; abbastanza buono ma sorprende con il bagagliaio, da 320 o 397 litri a seconda che si scelga la versione a due o quattro ruote motrici. Prezzi a partire da 28.050 euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Volkswagen T-Roc  Sul terzo gradino del podio troviamo un grande classico, colei che ha saputo mettere in crisi sua altezza Volkswagen Golf. Costruita a partire dal 2017 sulla stessa piattaforma MQB della berlina pi&ugrave; famosa d&rsquo;Europa, risulta 4 cm pi&ugrave; corta, soli 4,24 metri di lunghezza. &Egrave; stata aggiornata nel corso del 2021 con piccoli aggiustamenti esterni ed interni ma, ancora oggi, risulta sprovvista di una motorizzazione elettrificata di qualsiasi livello. Questo non sembra per&ograve; impensierire la clientela italiana, infatti ben 21.518 automobilisti l&rsquo;hanno scelta come auto personale in questi primi mesi del 2023 (contro i 17.251 del 2022). Design sobrio, elegante, buon equipaggiamento e la sicurezza del marchio tedesco a fare a sfondo. Ci sono motori a benzina e diesel, anche a trazione integrale con potenze da 110 fino a ben 300 cv, per la versione R. Prezzi a partire da 28.500 euro. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Dacia Duster  Subito sotto non poteva mancare la tanto amata Duster, colei che per diversi mesi ha detenuto il titolo di &ldquo;suv straniero pi&ugrave; amato dagli italiani&rdquo;, collezionando diversi record di vendite. Costruita come auto "best value for money" dal 2010, sfruttava il pianale della precedente Renault Clio. Negli anni si &egrave; costantemente migliorata, guadagnando un design sempre pi&ugrave; ricercato e attraversando due diverse generazioni. Tanti gli accessori inseriti di serie su ogni allestimento, fino a diventare un suv completo a tutti gli effetti grazie all&rsquo;introduzione della potente motorizzazione 1.3 4 cilindri turbo da 150 cv&nbsp;e con cambio automatico doppia frizione. Ma ce n&rsquo;&egrave; per tutti i gusti, anche diesel a due e quattro ruote motrici o GPL. Probabilmente non ricever&agrave; mai la motorizzazione full-hybrid del Gruppo Renault, altrimenti il successo sarebbe assicurato. 4,34 metri di lunghezza e ben 445 litri di bagagliaio, per poter caricare davvero tutto l&rsquo;occorrente per una famiglia. Oltre 21.300 italiani l&rsquo;hanno scelta nel corso del 2023, contro i 17.783 nei primi otto mesi del 2022. Guardando ai listini, si parte oggi da 17.750 euro per il benzina turbo da 90 cv, fino ai 25.450 del benzina 150 cv, cambio EDC e allestimento Extreme. L'articolo continua nella prossima scheda &nbsp; Ford Puma  E si conclude con un altro classico del nostro mercato. Ford Puma &egrave; stata lanciata nel 2019, come alternativa rialzata da terra a Ford Fiesta. Riprende il nome della celebre sportiva due posti di fine anni &rsquo;90, richiamando cos&igrave; la sportivit&agrave; e la frizzantezza del progetto. Crossover dal piglio sportivo e linee dinamiche &egrave; piaciuta fin dal suo debutto, ricevendo poi un leggerissimo restyling nel corso degli ultimi due anni. 4,19 metri di lunghezza in cui condensa un abitacolo adeguato alle dimensioni, buon livello di tecnologia e un sorprendente piacere di guida, grazie all'ottima piattaforma. Mancano purtroppo delle motorizzazioni full-hybrid ma propone la versione mild-hybrid del noto 1.0 EcoBoost da 125 o 155 cv. Al vertice non manca la versione pi&ugrave; sportiva, Puma ST con il 1.5 EcoBoost 3 cilindri da 200 cv, cambio manuale e un handling invidiabile da qualsiasi altra piccola sportiva. Ben 20.056 immatricolazioni da inizio anno, mentre nel 2022 si era arrivati a 19.977, con un trend praticamente invariato. Prezzi a partire da 27.000 euro.       

Compatti, comodi e tecnologici, ecco i B-Suv - crossover i pi&ugrave; venduti nei primi otto mesi del 2023: dalla Dacia Duster alla Jeep Renegade

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